| Siamo 
            al terzo album in studio per l’ultimo mastermind che il prog 
            abbia avuto, un musicista iperproduttivo e ultra vitale che negli 
            ultimi dieci anni (il primo album degli Spocks è uscito nel 
            ’95) ci ha regalato una cascata di dischi uno più bello 
            dell’altro e che ha portato folte schiere di giovani ad appassionarsi 
            nuovamente al prog.
 Come ormai tutti sapranno, Neal ha lasciato la sua prima creatura 
            e il supergruppo Transatlantic all’apice della popolarità 
            per seguire la propria vocazione religiosa, che intende far conoscere 
            attraverso la sua musica. Nascono da questa nuova avventura gli album 
            Testimony e One, il primo è stato anche relizzato in formato 
            live dvd, delle pietre miliari del new prog. Morse è capace 
            di una musicalità contagiosa e dirompente, che trae origine 
            dalla sua genuina passione per gruppi come i Gentle Giant e i Genesis 
            di Peter Gabriel, non fa mistero dell’essere un artista retrò, 
            ma è anche convinto che si possa ancora scrivere musica di 
            questo genere senza per forza dover ripetere dei canoni obsoleti ed 
            abusati.
 
 In realtà il nuovo disco non è diverso dai precedenti, 
            ne è piuttosto il compendio. Garanzia per i fans, ma anche 
            limite di un genere che per definizione dovrebbe essere innovativo. 
            Niente paura però, perché fin dall’iniziale “The 
            Temple of the Living God” possiamo sentire un prog che richiama 
            alla mente anche nomi del calibro degli Happy The Man, mentre le linee 
            vocali sono come sempre superlative. L’album si basa su un concept 
            sul mistero di Dio ed è un peccato che nel promo non ci siano 
            i testi. Agli strumenti ritroviamo l’amico Portnoy, ormai parte 
            integrante del progetto solista del nostro insieme al bassista Randy 
            George, mentre come guests Neal ha chiamato nientemeno che Steve Hackett, 
            Roine Stolt (3/4 dei Transatlantic riuniti!), il fratello Alan e il 
            tastierista Jordan Rudess, una vera all star band e devo dire che 
            i contributi sono sentiti, non si tratta di mercenari, ma di amici 
            che continuano a condividere questa stupenda avventura musicale.
 
 Morse non sarà un innovatore, ma ha un talento che non è 
            possibile e non è nemmeno giusto sottovalutare, fareste male 
            più a voi stessi che a lui. GB
 
 Altre recensioni: It's Not Too Late; 
            Testimony; Testimony 
            Live; One; 
            Cover to Cover; 
            Sola Scriptura; 
            ? Live; 
            Sola Scriptura Live; 
            Lifeline; 
            So Many Roads; 
            Testimony 2 Live; Momentum
 
 Interviste: 2003; 2005
 
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