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            forza prolifica di Neal è ormai assodata, è stato il 
            motore compositivo degli Spock’s Beard e dei Transatlantic e 
            con questo disco è giunto al quarto album solista in studio, 
            in altre parole si può parlare di una leggenda vivente del 
            prog americano. Il suo modo di comporre ha incantato schiere sempre 
            più vaste di appassionati, anche se bisogna riconoscere che 
            il suo stile è pesantemente debitore dei gruppi del passato, 
            dai Gentle Giant ai Genesis, ma Morse ha dimostrato di essere un artista 
            formidabile, del resto non bisogna dimenticare che quando ha iniziato 
            nessuno faceva soldi col prog e anche oggi quelli che ne fanno si 
            contano sulla punta delle dita. In altre parole Morse ha sempre e 
            solo cercato di fare quello che più amava, la gente lo ha capito 
            e, a parte qualche critica di poco conto, lo ha amato.
 Il doppio Testimony dello scorso è stato accolto come un vero 
            capolavoro e questo nuovo capitolo della sua saga personale si candida 
            a bissare il successo del precedente. Personalmente trovo i due dischi 
            molto affini, uno il compendio dell’altro e questo è 
            il limite maggiore di “One”, ma siamo sempre di fronte 
            a un disco di grande musica. Il sound spazia dal prog sinfonico al 
            metal, con lunghe partiture epiche e suggestive. Ci sono brani molto 
            brevi e grandi suites, musica emozionante che sa catturare l’ascoltatore 
            senza affaticarlo, nemmeno nelle sue parti più prolisse.
 Al fianco di Neal, che suona chitarra e tastiere oltre, ovviamente, 
            ad interpretare i vari brani, ritroviamo l’amico Portnoy (sembrano 
            ormai inseparabili) e il bassista Randy Gorge, mentre come ospite 
            abbiamo il cantante e chitarrista Phil Keaggy, poco conosciuto dalle 
            nostre parti, ma che è considerato il più importante 
            artista del circuito cristiano americano con decine di dischi pubblicati 
            fin dai primi anni settanta.
 
 Otto tracce per quasi ottanta minuti nella versione “normal”, 
            mentre quella “limited” contiene un bonus cd con brani 
            inediti e alcune covers per un totale di altri quaranta minuti, una 
            maratona musicale piuttosto impegnativa che racconta la storia di 
            un uomo, novello Adamo, dalla sua creazione alla separazione da Dio 
            e alla riunione finale, in altre parole anche tematicamente è 
            la continuazione del concept precedente.
 
 L’esuberanza tipica con cui Morse compone la sua musica emerge 
            prepotente anche in questo nuovo lavoro, un album pieno di luce e 
            di ottimo prog, uno splendido connubio che sono sicuro farà 
            la gioia di molti di voi. GB
 
 Altre recensioni: It's Not Too Late; 
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 Interviste: 2003; 2005
 
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