Rock Impressions

The Flower Kings THE FLOWER KINGS - The Rainmaker
Insideout


Forse molti di voi non lo sanno, ma nei newsgroup c'è un dibattito abbastanza acceso fra i sostenitori del cosi detto new prog e fra i puristi fautori del prog anni settanta. Per farla breve questi ultimi, dotti musicologhi, sostengono, non senza ragione, che dai Dream Theater in poi i vari gruppi prog non hanno fatto altro che riscaldare la minestra servita da Genesis, King Crimson e Yes, esclusi alcuni casi rari come gli Anglagard. Lo snobismo di queste persone mi sembra veramente discutibile. Vorrei fare un paio di considerazioni, la prima è che senza i Dream Theater e soci molti giovani non si sarebbero mai avvicinati al prog settantiano, che è e che probabilmente resterà irripetibile, ma che davvero in pochi ascoltavano circa dieci anni fa; secondo è che quando un disco è bello, perché è ben suonato e perché le composizioni sono pregevoli, è bello da ascoltare punto e basta. Se quello che sostengono i detrattori del nuovo prog fosse vero allora dopo Mozart nessuno dovrebbe più aver avuto il coraggio di comporre musica, nemmeno i i Van Der Graaf Generator!

Chiuso questo breve sfogo veniamo al disco in questione, mi sono innamorato dei Flower Kings dalla prima volta che li ho ascoltati per la loro capacità di mescolare con naturalezza armonie semplici e complesse, new prog fortemente debitore dei grandi gruppi degli anni settanta, ma con la classe di un gruppo dell'epoca. La suite "Last Minute on Earth" apre il CD con un inizio molto aggressivo, poi ci sono dei breaks ariosi, che impreziosiscono il tessuto compositivo del brano, come un incrocio fra i King Crimson e i Genesis, il tema in seguito si sviluppa in cambi e controtempi intricati, ma mai stucchevoli. A conferma di quanto anticipato ecco arrivare la ballad "World Without a Heart", dalle stupende linee vocali e dalla forza melodica vincente. Nelle undici tracce c'è posto per tutte le emozioni come nella dura "Sword of God" o nella jazzata "Blessing of a Smile" o nella sinfonica "The Rainmaker", con suites che si alternano a brani più contenuti a conferma della buona salute del gruppo. In chiusura troviamo un altro brano solare e ottimista come solo i Flower Kings più ispirati riescono a comporre e che me li fa amare ancora di più.

Per chi ascolta prog da trent'anni questo disco può anche non dire niente di nuovo, ma per chi volesse aggiungere un tassello al prezioso mosaico di questo meraviglioso genere musicale qui può andare sul sicuro. GB

Altre recensioni: Space Revolvers; Unfold the Future; Scanning the Greenhouse;
Fan Club CD 2000; Meet the Flower Kings; Adam & Eve; Paradox Hotel;
Brim Stoned in Europe; Live in New York; Istant Delivery; The Road Back Home;
The Sum of No Evil
; Desolation Rose

Intervista

Live Report: 2006; 2012

Artisti correlati: Kaipa; Tomas Bodin; Karmakanic; Transatlantic; Tangent; Roine Stolt; Circus Brimstone

Sito Web




Indietro alla sezione F

 

Ricerca personalizzata

| Home | Articoli | Interviste | Recensioni | News | Links | Chi siamo | Rock Not Roll | Live | FTC | Facebook | MySpace | Born Again |