| Nella storia della musica spesso ci sono singole persone senza le 
            quali le cose sarebbero andate diversamente, a volte sono stati discografici, 
            altre volte giornalisti, oppure produttori, persone che hanno intuito 
            l’importanza di un artista o di un movimento musicale, in Italia 
            ne abbiamo avuti diversi e uno che ricordo con particolare affetto 
            è Marco Melzi, che con la sua Minotauro Records aveva dato 
            voce al metal underground in anni in cui nessuno ci avrebbe creduto. 
            Oggi Melzi continua ad occuparsi di musica e adesso lo fa tramite 
            la Makuee, un po’ negozio e un po’ casa discografica. 
            La storia di Melzi è strettamente legata a quella di Paolo 
            Catena, all’epoca Paul Chain. Marco è stato il suo fido 
            discografico e Paolo è stato l’artista più importante 
            del suo rooster. Oggi Melzi sta ristampando il suo catalogo in edizione 
            limitata con prodotti molto curati, come è sempre stato nel 
            suo stile, e questo è la prima ristampa di cui ci occupiamo, 
            un disco a cui sono molto legato per varie ragioni, in particolare 
            perché incontrai Catena qualche mese prima che uscisse questo 
            disco.
 
 Catena aveva appena sciolto i Death SS col desiderio di chiudere col 
            satanismo, di cui la storica band si era nutrita abbondantemente, 
            ecco spiegato il titolo, ma ci sono voluti molti più anni in 
            realtà al pesarese per staccarsi del tutto dall’eredità 
            dell’oscura band. Questo è stato il primo disco prodotto 
            dal nostro col provvisorio moniker Paul Chain Violet Theatre, in seguito 
            ne cambierà molti altri in un lento processo di “liberazione” 
            dal pesante fardello del suo passato. La musica è puro dark 
            sound della miglior specie, vorticoso e psichedelico doom e credo 
            che davvero pochi siano stati capaci come lui di interpretare i suoni 
            delle tenebre e dar voce musicale agli incubi più oscuri. L’Ep 
            originale uscito nel 1984 era composto da quattro brani, mentre la 
            presente ristampa è arricchita di due bonus tracks.
 
 Si parte con “Occultism”, l’inizio è veramente 
            spettrale, con Paolo che scatena dalla chitarra dei suoni incredibilmente 
            oscuri, sperimentazione dark alla massima potenza, poi ecco che parte 
            un riff mefitico, un classico di quanto sapeva fare il pesarese, un 
            brano che evoca tante emozioni, molto particolare il cantato in fonetico, 
            Paolo ha una voce particolare, che aggiunge pathos al pezzo e lo rende 
            inimitabile. “Armageddon” apre con un canto polifonico 
            sacro, che ben presto lascia il posto ad un giro metallico assassino, 
            il chitarrismo del nostro ha fatto scuola e se ha avuto dei padri 
            ispiratori, non si è certo fermato alla loro lezione facendo 
            un bel passo avanti. La line up comprendeva Paul Dark al basso e Eric 
            Lumen alla batteria, non è la mia formazione preferita, ma 
            hanno svolto con dovizia il loro ruolo. “Voyage to Hell” 
            è diventato un classico del repertorio di Catena, suonato molto 
            spesso dal vivo, il riff molto metal è veramente memorabile. 
            “17 Day” vede la partecipazione di Gilas come ospite al 
            canto, il brano è spettrale, rallentato, denso di pathos, Paolo 
            ancora una volta riesce a stupire l’ascoltatore per l’intensità 
            delle sue composizioni, nella parte centrale Paolo si esibisce all’organo, 
            un altro dei suoi grandi amori e conferisce al pezzo un’intensità 
            senza precedenti. Le due bonus tracks sono “Pentagon Society” 
            e “Vivid Eyes in the Dark” registrate dal vivo, per il 
            primo la formazione a tre oltre a Paolo comprende Claudio “Claude 
            Galley” Galeazzi al basso e Andrea “Thomas Hand Chaste” 
            Vianelli alla batteria, 3/4 della vecchia band. I due pezzi sono delle 
            interminabili jam sessions ricche di momenti memorabili, ci sono degli 
            assoli di Paolo da brividi e catturano molto bene l’atmosfera 
            che si respirava ai concerti del pesarese, due documenti che da soli 
            valgono l’acquisto del cd.
 
 Era davvero tanto che non riascoltavo questo disco, quante emozioni, 
            quanti ricordi. Paolo ha scritto pagine uniche, certo non adatte al 
            grande pubblico e per lui l’aggettivo “cult” è 
            quanto mai appropriato, ma questo disco è una pietra miliare 
            del dark rock di tutti i tempi e non deve assolutamente mancare a 
            tutti gli amanti dei suoni oscuri. GB
 
 Altre recensioni: In The Darkness; Sanctuary 
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