Rock Impressions

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******* OVER THE TOP *******
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Paul Chain - Alkahest
PAUL CHAIN - Alkahest
Flying Records / Minotauro / Markuee
Distribuzione italiana: si
Genere: Dark Rock / Doom
Support: CD 1995 - CD
- 2013


Originariamente uscito su Flying Records nel 1995, la Minotauro lo ha ristampato a quasi vent’anni dalla pubblicazione, Alkahest è il disco più maturo e riuscito di Paolo Catena in ambito doom. Dell’importanza artistica del pesarese in Italia se ne sono accorti in pochi, intendiamoci, Paolo è sicuramente molto conosciuto, ma lo spessore del personaggio avrebbe meritato molta più attenzione. La responsabilità di questo in un certo senso è stata anche di Catena stesso, che non ha mai avuto un carattere facile o conciliante, non ha mai fatto nulla per attirare le simpatie, o lo si amava o lo si odiava, punto. Anche all’estero Paolo ha raccolto un seguito da culto ed è conosciuto e rispettato, vanta amicizie la stima di artisti come Wino e Jello Biafra, ma anche in questo caso, la sua riluttanza categorica a non lasciare l’Italia e a non imbarcarsi in tour lo ha confinato in un alone di mistero, facendone un artista veramente di confine. Questo non ha impedito a Lee Dorrian (ex Napalm Death e Cathedral) di fare un disco con lui, un disco che è un capolavoro assoluto di doom metal.

Ma veniamo al disco, il primo brano proposto è “Rose of Winter”, alla voce c’è Paolo, che canta cinque pezzi, Dorrian gli ultimi quattro, più i cori del terzo. Il fonetico di Catena è evocativo e la sua voce ha qualcosa che cattura, il riff portante del pezzo è perfetto, un cadenzato e granitico giro metallico molto sporco, o se preferite lo-fi, diventerà un trademark per molti gruppi a venire, soprattutto nello stoner e in tutto il revival settantiano, Paolo ne è stato un vero precursore. “Living Today” è ancora più sporca e oscura, ci sono pochi esempi di metal oscuro così efficace, non siamo ai livelli del brano In The Darkness, ma non siamo lontani. La discesa nei meandri oscuri del disco continua con la sepolcrale “Sand Glass”, si resta sempre stupiti nel sentire quanto sia stato sempre ispirato e creativo Paolo. Un down tempo che possiede la fisicità di un megalite preistorico, ai cori c’è Lee. “Three Water” è aperta da un intro di organo, altra grande passione del pesarese, che qui ci fornisce una delle sue migliori performance allo strumento, il pezzo poi è pieno di nostalgia e di un senso di mestizia, molto riuscita ancora la prova vocale. Sorprende l’apertura in chiave celtica di “Reality”, il pezzo è un classico doom, un po sotto la media dei precedenti, ma la mano di Paolo alla chitarra è sempre coinvolgente.

La parte cantata da Dorrian si apre con un rifacimento della seminale “Voyage to Hell”, il brano è sempre stato un vero killer e la voce mefistofelica di Lee lo rende ancora più cupo e inquietante. “Static End” è meno epocale, è un brano cadenzato che non sfigura nella raccolta, ma non è coinvolgente come gli altri. “Lake Without Water” è giocata su suoni acustici, la voce di Dorrian si fa più serena e sembra uno di quei lenti dei primi Black Sabbath, densa di una struggente bellezza. Chiude la pesante “Sepulcral Life”, siamo nel territorio preferito da Catena, un doom lento e drammatico come solo lui sa fare e non ce n’è per nessuno, poi la voce di Dorrian è davvero perfetta per questo pezzo, che brividi.

Ancora oggi questo disco nel suo genere resta insuperato, degno di stare al vertice di un movimento musicale che a discapito di mode e classifiche resta molto amato e seguito. GB


Altre recensioni: Detaching From Satan; Sanctuary Heve
; In The Darkness; Cosmic Wind




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