| A Rozenburg nei Paesi Bassi, vive un artista che dedica tutta la sua 
            arte e l'anima al Progressive Rock. Erik De Beer è la mente 
            ed anche il braccio dei Life Line Project, progetto prolifico e particolarmente 
            melodico del ramo Rock Prog olandese. E' passato un anno dall'uscita 
            di "The Journey" e puntuale come un orologio il polistrumentista 
            ritorna alle nostre cronache con il nuovo "20 Years After". 
            Non è cambiata di molto la line up che supporta l'artista, 
            il quale ama circondarsi di musicisti donne, per cui Marion Brinkman-Stroetinga 
            alla voce, Elsa De Beer al flauto, Dineke Visser all'oboe, Anneke 
            Verhage al clarinetto, Ada Bienfait al fagotto, Iris Sagan al basso, 
            Ludo De Murlanos alla batteria, oltre che Erik in tutti gli altri 
            strumenti, in principale modo alle tastiere. In questo caso ci sono 
            anche special guest che supportano il nuovo album, Iris Kranenburg 
            & Patricia Kalkman ai violini, Christine Van Bitterswijk alla 
            viola e Aris Anninga al violoncello.
 L'album è soprattutto incentrato sulla figura di Duplo, un 
            piccolo omino verde con un solo occhio, da sempre icona della band, 
            questo accade nella lunga suite centrale dal titolo "The True 
            Tale Of Duplo The Equivalent". Essa è metafora e viatico 
            per esprimere il pensiero di Erik nei confronti del comunismo e del 
            capitalismo Americano. Una storia fantastica dove le analogie sono 
            alquanto sottili e ficcanti. In realtà il pezzo è stato 
            scritto nel 1991 e poi risuonato nel 2005, ecco quindi i 20 anni dopo.
 
 Ma l'album si apre con la strumentale "Three's A Crowd", 
            registrata dal vivo, in essa si delinea la struttura spinale delle 
            composizioni Life Line Project, tastiere in cattedra con passaggi 
            a cavallo fra imponenza e melodia. Cambi di suoni mai autocelebrativi, 
            non c'è voglia di far vetrina di tecnica, piuttosto di incentrare 
            l'attenzione sulle facili melodie. Il gioco vero e proprio incomincia 
            con "Worries", brano scritto nel 1983 dedicato ad una amica 
            di Erik che voleva suicidarsi, qui in versione acustica rispetto l’originale, 
            voce, fiati e piano. Delicata eppure non melensa, una regale ballata 
            di sofisticata natura melodica.
 "20 Years After” è un altro strumentale questa volta 
            di matrice New Prog, solo un appunto per queste incisioni, le tastiere 
            a volte sono registrate alte e nascondono un poco il resto delle strumentazioni. 
            Questo non accade sempre, solo in alcuni frangenti. Non è proprio 
            un difetto, ma un mio gusto personale. Brevi ed incisivi gli interventi 
            di chitarra. E' poi la volta della succitata suite, vera e propria 
            chicca per gli amanti del Prog puro e semplice. Sonorità roboanti, 
            melodie e riff memorizzabili con passaggi a tratti anche tecnici, 
            pur sempre senza strafare. Quindi si possono estrapolare Genesis, 
            EL&P, Camel e molti altri che hanno fatto lo scheletro del genere. 
            Non esulano passaggi classici e sinfonici.
 Personalmente ho seguito molto l'evoluzione dei Life Line Project 
            ed ho constatato una crescita compositiva importante, pur restando 
            sempre legati ai stilemi di cui sopra, tuttavia Erik De Beer ama lasciarsi 
            andare a fughe strumentali alternandole con passaggi melodici essenziali 
            e toccanti, questo è chiaro.
 Chiude il cd la bonus track "One Night In Mantua", ispirata 
            ad una antica canzone anonima italiana del cinquecento, in seguito 
            anche estrapolata per dei momenti dell'inno nazionale di Israele.
 
 Ancora una volta un disco che mette la pace dentro, un lavoro essenziale, 
            basato sulle emozioni e sui passaggi strumentali mutevoli, proprio 
            come il Prog richiede.
 Una nota a parte per il libretto che accompagna il supporto ottico, 
            ben dettagliato e ricco!
 Se devo cercare il difetto, posso solo riscontrarlo nella fase di 
            registrazione dei suoni, ad esempio avrei preferito una batteria più 
            secca e con i piatti più in evidenza, ma come ho detto in precedenza, 
            questa è solo una questione di gusti personali, per il resto....solo 
            tanto di cappello! MS
 
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