Rock Impressions
 

INTERVISTA AGLI ATARAXIA con Francesca Nicoli
di Giancarlo Bolther

Per iniziare mi vuoi descrivere la genesi del vostro nuovo disco?
Questo disco è nato dopo vari anni di attività e con un buon numero di albums alle spalle, finalmente volevamo realizzare un lavoro che non fosse incentrato su un concept, cioè volevamo che non ci fosse un legame stretto che unisse sia i brani che le liriche, che la ricerca archeologico iconografica che è stata alla base dei nostri dischi precedenti. In realtà ci siamo resi conto che, nonostante il desiderio iniziale di una totale libertà compositiva, il concept c'era comunque così abbiamo diviso idealmente il disco in tre parti, come tre tappe di un viaggio. La prima parte ispirata alla musica medioevale rappresenta la partenza del pellegrino o del monaco guerriero verso la Terra Santa lasciando tutto quello che aveva: parenti, casa, averi, tutto quanto per partire verso una destinazione ignota dalla quale sarebbe potuto non tornare. Il secondo momento è più nostalgico, è legato all'elemento acquatico e alla meditazione e di conseguenza è quello più tranquillo del disco. Descrive la riflessione del viaggiatore di fronte al mare Mediterraneo. Prima di prendere la nave e andare verso oriente c'è un attimo in cui si ripensa a tutta la propria vita, agli obbiettivi che si hanno, alle cose che abbiamo fatto, a come si spenderà il resto dei nostri anni. Il terzo ed ultimo momento è il raggiungimento dell'Oriente, di questa meta fantastica da cui non sappiamo ancora cosa aspettarci fino all'ultima tappa che è il Monte Nemrut in Anatolia dove c'è un mausoleo molto grande su un altipiano altissimo, sferzato dalle nevi d'inverno e con un sole accecante durante la stagione estiva. Ci sono delle statue di animali e dei busti di Antioco Primo, un sovrano dei tempi antichi. Questo è il momento della riscoperta di se attraverso il viaggio, in questo momento si comprende che lo scopo del viaggio non era la meta, ma era il viaggio stesso, cioè come abbiamo affrontato la vita, una specie di rendiconto finale di quanto abbiamo vissuto.

Mi è sembrato evidente, nell'ascolto del vostro disco, riconoscere un profondo impegno di ricerca che voi attuate prima di sedervi a comporre.
Si è sempre così. Una delle principali fonti di ispirazione viene dai viaggi che intraprendiamo separatamente o insieme, sia per motivi di piacere che di interesse e ricerca personale, sia per motivi concertistici. Questi viaggi non sono mai inconsapevoli, con il semplice scopo di divertirsi, ma sono viaggi di scoperta spesso in luoghi che nascondono o che conservano ancora tracce molto forti del passato sia a livello architettonico che naturalistico e tutto questo rientra nel nostro discorso musicale. Poi c'è anche uno studio a livello letterario, iconografico e poetico che ci porta alle "fonti" sia con testi di filosofia che di poesia e con romanzi, addirittura anche con romanzi a limite del fantasy, ad esempio quando trattammo Atlantide abbiamo letto di tutto, partendo da Platone fino a testi a sfondo esoterico e fantasy, così definibili in quanto privi di basi scientifiche.

Ma allora quanto tempo vi costa prepararvi per comporre un disco?
Tantissimo e poco allo stesso tempo. Tantissimo perché trattiamo tematiche che amavamo, conoscevamo e approfondivamo da una vita, poi è arrivato il momento in cui ci siamo sentiti pronti per affrontarle musicalmente. A fronte di questi lunghi anni in cui abbiamo studiato e ci siamo arricchiti con viaggi tematici ora siamo molto veloci nel comporre e nell'arrangiare, quindi possiamo dire che ci richiede anche "poco" tempo. Anche se questo disco ci ha richiesto più tempo, perché abbiamo voluto curare di più gli arrangiamenti. Quindi il bagaglio accumulato negli anni ci consente di essere veloci.

Com'è nato il gruppo, come vi siete trovati?
Intanto bisogna precisare che c'è una band da "studio" e una band più ampia per le esibizioni dal vivo. In studio originariamente eravamo in tre e ci conoscevamo da più di dieci anni, negli ultimi due anni si è aggiunto il percussionista. All'epoca ci conoscemmo con i soliti annunci e abbiamo avuto la fortuna, dopo varie formazioni, di mantenere quel nucleo che ci credeva, che comunque aveva grosse affinità sia musicali che a livello di carattere. Quest'ultimo ragazzo l'abbiamo trovato "per caso" nel senso che abbiamo fatto un concerto insieme al suo gruppo di musica medioevale, che ha tuttora, e è nata subito una forte intesa, inoltre ha apportato nel gruppo una strumentazione che a noi mancava, infatti, prima usavamo le basi di batteria e queste non erano molto apprezzate dalla critica per l'abbinamento a musiche medioevali, ora con lui abbiamo delle percussioni reali, in più suona anche il flauto traverso e canta. Insieme con il chitarrista ha curato molto l'aspetto ritmico ed è stata la prima volta per noi. Dal vivo poi abbiamo una formazione più estesa, perché fin dagli esordi abbiamo curato l'aspetto teatrale delle nostre performances. Durante l'esibizione tutti indossiamo costumi e maschere a seconda del concept che stiamo trattando, quindi teatro e musiche dal vivo sono sempre stati una nostra componente fondamentale.

So che, giustamente, non vi piace essere etichettati, ma venite associati al filone neogotico e al dark, probabilmente perché i primi artisti ad interessarsi a musiche medioevali derivavano da questi generi musicali, penso a Dead Can Dance e Sol Invictus, ma quanto vi riconoscete in questa scena?
Hai detto giusto, noi veniamo da quel mondo, abbiamo iniziato circa a quattordici col gruppo e abbiamo vissuto tutte le tappe che portano ad una crescita personale musicale normale. Prendi un albero, d'inverno ha solo i rami poi viene il tempo per le foglie, uno per i fiori e uno per i frutti, non sarebbe naturale se avesse sempre solo le foglie o sempre i frutti, ci dev'essere un'evoluzione. Rimane dentro di noi un amore fortissimo per quanto abbiamo vissuto agli esordi, quando riuscivamo ad esprimere una forte rabbia con il post punk con pezzi molto urlati, molto potenti e veloci. Poi pian piano il tutto ha assunto una forma più curata ed elaborata, non dico che si sia addolcito perché i contenuti sono ancora forti, ma il tutto si è approfondito e ha subito una svolta più complessa ed è giusto che sia così. Quindi se qualcuno ci vuole associare quella è la nostra radice, ma adesso definirci è difficile perché i generi sono tanti.

Mi avete ricordato molto anche i Malicorne.
Me lo hanno già detto e mi hanno mandato una cassetta dalla Francia e mi fa piacere che anche tu l'abbia notato perché mi sono davvero piaciuti.

Io non sono molto esperto nel vostro genere, personalmente ho delle radici molto rock, poi ho conosciuto gruppi come i Gryphon e ho sentito il desiderio di approfondire anche per aprire la mia mente verso cose nuove, anche perché poi certe cose si ritrovano, ascoltando gruppi come gli Iron Maiden, che sono prettamente Metal, ho scoperto che utilizzano spesso armonie tipiche del folk celtico di matrice inglese e irlandese, che pochi avvertono, non si legge mai nelle recensioni, ma se uno ascolta con una certa attenzione le ritrova.
Condivido appieno quanto dici. Ho avuto un'educazione musicale di tipo classico grazie a mio padre. Poi ho buttato via tutto ed ho ascoltato il punk e il resto, però riuscivo a riconoscere nei generi più disparati una matrice di origine folclorico etnica o tradizionale che c'era.

Nel vostro sito ho letto che siete artisti che hanno dedicato la loro vita completamente all'arte, significa che riuscite a vivere con l'arte?
A noi piace dire che ci siamo votati all'arte così come il cavaliere medioevale che si votava a particolari valori. Parte delle persone più coinvolte nel nostro progetto non potrebbero vivere di sola musica, anche se le cose stanno iniziando a funzionare in ogni caso è dura, quindi tutti noi abbiamo dei lavori, più o meno part-time, che ci hanno reso una certa indipendenza per poter organizzare i tour, per registrare e provare e questo significa che difficilmente si riescono ad avere altre cose. Il resto, purtroppo o per fortuna, deve essere sacrificato, la passione non è un sacrificio, ma a volte bisogna fare delle scelte che possono costare molto, ad esempio uno non potrebbe avere una famiglia, un lavoro normale e fare musica, perché almeno una delle cose ne soffrirebbe.

Uno dei vostri temi ricorrenti è vivere la musica come esperienza mistica, cosa intendete esattamente?
La nostra musica, quello che noi suoniamo e percepiamo e in questo senso anche la nostra vita, lo captiamo o è come se lo captassimo, non da persone incoscienti, ma è frutto della nostra sensibilità, della nostra cultura, della nostra storia e le nostre scelte fanno si che poi diventi così in una canzone, nel disco e nel nostro lavoro musicale. Quando siamo tutti insieme e convogliamo questa energia è come se avessimo delle antenne speciali che captano la musica che si cela dietro qualcosa di più grande. Spesso molta gente sola ci scrive e ci racconta di grossi problemi caratteriali, o di grosse depressioni, o di problemi esistenziali non indifferenti. Riuscire a dare un aiuto in queste situazioni molto dolorose è grandioso e questo vale tutto il lavoro che uno fa. Di conseguenza nella nostra vita l'atteggiamento rimane questo: un'attitudine cavalleresca nei confronti della vita nel senso di cortesia, di umiltà, tenere i piedi per terra ed essere consci delle proprie capacità musicali. Noi abbiamo questo dono e dobbiamo ridonarlo a nostra volta, non possiamo tenercelo stretto solo per noi stessi. La musica in questo senso viene prima delle nostre persone.

Quindi è passata la rabbia che avevate agli esordi?
Si, anche se a volte proviamo molta amarezza per certe situazioni che ci accadono. Come musicisti a volte abbiamo a che fare con persone che hanno una visione molto materiale delle cose e lo scontro è duro, ma adesso sappiamo come affrontarlo perché siamo un po' più forti, in particolare da quando siamo con la Cold Meat Industry che si è rivelata un'ottima etichetta e Roger è una persona notevole. Gli incontri con determinate persone sono fondamentali, basta saperli attendere.

Spesso parlate di esperienze esoteriche, a cosa vi riferite?
Si tratta di una cosa strettamente personale e assolutamente da non ricollegabile a sette o pseudo religioni, che non mi interessano. Io ho una doppia personalità, da un lato avverto un fortissimo misticismo e dall'altro ho una parte illuminista che è predominante e queste due cose mantengono in equilibrio la mia persona senza che io sprofondi nell'una o nell'altra. Esoterici sono i nostri viaggi attraverso il tempo: entrando in un'abbazia, in un castello, in un luogo con un fortissimo senso del tempo noi avvertiamo la presenza di generazioni di persone che vi hanno sofferto o che vi sono state felici, cioè percepiamo la storia dell'essere umano, delle sue debolezze, dei suoi limiti attraverso la pietra e gli elementi naturali. Vi è quindi anche una profonda sintonia con la natura stessa in particolare con gli ambienti marini.

Infatti, vi piace suonare all'aria aperta, in luoghi significativi.
Si siamo persone libere da un punto di vista musicale, nel senso che non siamo costretti ad avere un palco, un impianto, un locale di un certo tipo, le luci per poterci esibire. Abbiamo suonato spesso in acustico, possiamo suonare nelle situazioni più disparate. Noi proviamo in una casa antica e spesso non usiamo microfoni per poter sentire meglio le vibrazioni di quello che facciamo. Abbiamo la fortuna, un concerto su due, di essere ospitati in luoghi particolari sia in Italia che all'estero tipo castelli, antiche corti, in Spagna abbiamo suonato in un teatro romano. Sono situazioni che ci riempiono di felicità, perché danno emozioni stupende e anche il pubblico può cogliere vibrazioni che in altri luoghi è molto più difficile ricevere. Abbiamo voluto che questo nuovo disco partisse con il piede giusto e in questo senso il titolo che abbiamo dato al disco in spagnolo è stato catartico. Ci hanno chiamato al festival "Arcana Europa" che si svolgeva in un teatro romano in mezzo al deserto a cento km da Madrid e c'erano gruppi da tutta l'Europa che rappresentavano le loro tradizioni. Il posto era meraviglioso, il palco non era stato toccato, nonostante gli impianti e le luci, ci siamo esibiti sulla pietra antica ed è stata un'esperienza incredibile, un buon segno per il nuovo disco.

Nell'iconografia artistica del vostro sito ho trovato l'immagine di Madame Blavatsky, un personaggio molto controverso, ha fondato la Società Teosofica, è stata membro di molte sette e ordini, un personaggio fulcro del mondo esoterico europeo. Questo può far pensare a un vostro coinvolgimento con questo mondo?
Io vedo questi personaggi come dei mistici e dei ciarlatani allo stesso tempo. Non c'è una linea di confine precisa. La foto, in realtà, è stata messa da chi ci ha fatto il sito, perché nell'album precedente, Lost Atlantis, abbiamo citato in alcuni testi dei passaggi di u libro della Blavatsky dove aveva approfondito i temi di Atlantide e di Mu in alcuni passaggi visionari e meravigliosi. La teosofia comunque mi interessa, ma non abbraccio mai una causa, una dottrina, le studio e cerco solo le cose che mi interessano.

Come vi ponete nei confronti delle religioni?
Da piccola ero molto ribelle e non sono neanche stata cresimata, non sopportavo una ripetizione rituale di contenuti che non capivo, di conseguenza per me vuoti. Quindi, pur avendo dentro di me un'attitudine religiosa abbastanza forte, non aderisco alla religione cattolica ne a altre religioni. Hanno provato ad inserirmi in un circolo buddista, ma non ci sono riusciti, perché esce la mia componente illuminista che dice no! Sono una persona libera e devo poter scegliere ogni volta e tracciare la mia strada. Rimane un'apertura verso un atteggiamento di vita positivo, teso ad aiutare il prossimo, teso a comprendere senza violenza, teso al miglioramento di se stessi.

Avete registrato un live in Portogallo, come mai avete legame così forte con questa nazione che è poco conosciuta in Italia?
Infatti, alcuni pensano addirittura che sia una località della Spagna! E' successo per caso, abbiamo molti ascoltatori in questa nazione fin dai nostri primi nastri. Ho stretto una forte amicizia con un ragazzo che mi raccontava di quanto avveniva a Lisbona, che è una città ricca di momenti culturali interessantissimi, con un forte legame con la storia. Ho avuto la fortuna di vincere un viaggio e di poter visitare una serie di posti e dopo due mesi ci siamo andati a suonare. In seguito siamo andati a visitare Tomar, la città dove risiedeva l'ordine templare al quale mi sento molto legata, niente a che vedere con i movimenti neo templari, sono affascinata dal discorso cavalleresco. Vi ho trovato molte vestigia e ho stabilito un forte legame spirituale con quei posti.

Avete già delle idee per il prossimo disco?
Qualche idea già c'è, innanzitutto c'è un progetto con un produttore brasiliano legato al progressive che vuole realizzare una collection tematica con i nostri brani migliori legati ad atmosfere nostalgiche a cui aggiungere alcuni inediti. Poi abbiamo già composto un nuovo pezzo che abbiamo anche già suonato dal vivo. Un lavoro molto collegato alla natura, un discorso iniziato dieci anni fa e forse è un ciclo che si chiude, e all'amore non banale. Abbiamo pensato di ricollegarlo alla rivisitazione dei miti greci di "Amore" e "Fertilità" in chiave moderna, attraverso delle metafore e a delle immagini legate alla natura.

Siete al nono disco in studio, un bel traguardo!
Si, li abbiamo realizzati tutti molto velocemente, ne uscivano anche al ritmo di due all'anno, perché abbiamo lavorato anche con etichette straniere. Inoltre, abbiamo registrato un mini in edizione limitata, che era ispirato all'Orlando di Virginia Wolf, un lavoro quasi improvvisato, nel senso che era un progetto che avevo in mente da tanto tempo, così l'abbiamo composto, registrato e mixato in poco più di dieci giorni ed è uno dei nostri lavori più apprezzati forse perché è molto più sperimentale rispetto agli altri. Senza dimenticare il live che abbiamo registrato in Portogallo, che contiene anche vari brani inediti. Adesso ci siamo dati una calmata e preferiamo concentrarci su una cosa sola alla volta.

Guardando al passato c'è qualcosa che vorreste cambiare?
No, devo dire di no. Le scelte che abbiamo fatto sono sempre state sincere, sentite, naturali, a volte sofferte, abbiamo avuto anche grossi dispiaceri, alcune persone a noi care ci hanno lasciato, ma si è trattato tutto di un processo naturale. Agli inizi abbiamo avuto anche delle proposte da delle major italiane, ma non abbiamo mai ceduto e non abbiamo mai avuto rimpianti. Siamo davvero contenti. Nonostante le difficoltà, da un punto di vista artistico siamo molto soddisfatti, quindi lo siamo anche dal punto di vista umano.

Cosa caratterizza le vostre esibizioni dal vivo?
Innanzi tutto lo spettatore si trova di fronte delle persone particolari, che quando salgono sul palco è come se fossero investite da una forza che le libera, si potrebbe anche definire una "missione". Oggi sul palco ci sentiamo liberati, quindi non è più come nel passato quando buttavamo la nostra angoscia sulla gente, ma riusciamo a catalizzare l'attenzione attraverso movimenti oltre che con la musica. A seconda delle tematiche abbiamo anche delle proiezioni, che abbiamo usato per il Fantasma dell'opera. Inoltre, c'è la presenza di Lorenzo, un mimo danzatore che, interagendo sia con me che con l'altro ragazzo che canta, crea delle vere e proprie performances teatrali e musicali. Con Lost Atlantis abbiamo presentato delle riprese con i colori invertiti, immagini di città greche in rovina rese con tonalità magmatiche e vulcaniche, un mare con onde arancioni, il tutto incalzato dalle musiche. Per questo nuovo lavoro c'è la parte medioevale con una iconografia appropriata che comprende anche gli abiti che indossiamo, poi c'è una seconda parte più d'atmosfera dove abbiamo curato molto le luci, che rivestono una parte fondamentale se abbinate a determinate note.

Quindi, anche all'interno di un stesso tour, ogni vostro concerto è un'esibizione a sé?
Si, spesso ci piace cambiare brani, lavorare su cose diverse e improvvisare. Sabato scorso a Vercelli, ad esempio, è stato pazzesco, nel teatro è mancata due volte la luce, prima la luce, poi l'audio e in seguito la luce e l'audio insieme, quindi ci siamo trovati al buio senza la possibilità di usare gli strumenti alimentati dall'energia elettrica come le tastiere e così abbiamo improvvisato un brano etnico sufi (nda termine derivante da sufismo, filosofia ascetica di origine musulmana) su cui stavamo ancora lavorando e poi altre cose in acustico. E' stata una grande emozione e la gente ha partecipato con attenzione. Le difficoltà di questo tipo non ci spaventano di certo, anzi a volte ne traiamo giovamento.

Per ottenere questi risultati dovete aver raggiunto un notevole affiatamento?
Senza dubbio, una volta parlavamo molto, adesso parliamo meno ma la musica fluisce copiosa e sembra aver sostituito le parole, forse anche perché a volte può essere un linguaggio più completo.

Per i vostri testi usate molte lingue diverse, sicuramente avrete delle difficoltà ad approfondire tutti quegli idiomi differenti?
Alcuni di noi hanno studiato lingue e sono molto portati e quando conosci due o tre lingue diventa più spontaneo conoscerne altre. Poi a questo unisco un discorso di tipo esoterico: la lingua è anche suono e quindi possiede una sua magia e diventa un modo per comunicare metalinguistico che va oltre il significato proprio dei vocaboli, ma che si basa sul suono, sulla pronuncia, sulla melodia e a seconda delle canzoni. Spesso come sento la melodia di una canzone mi viene naturale associare una determinata lingua a quei suoni. Inoltre associo le lingue a delle immagini, ad esempio il francese mi ricorda le onde sulla battigia, il latino mi ricorda fortemente il marmo proprio come sensazione. Associando le lingue a delle immagini, la lingua diventa essa stessa un'immagine per la musica. Ovviamente diamo anche dei significati ben precisi ai testi che non sono mai buttati giù a caso.

Usate anche dei brani musicali tradizionali, dove trovate gli spartiti?
Essendo io abbastanza conoscitrice del mondo medioevale e insieme all'altro ragazzo, anche lui esperto, tra ricordi e ricerche siamo riusciti a risalire a spartiti e a testi dell'epoca. Gli spartiti sono molto poveri, perché la musica era notata in modo molto semplice, quindi sono sempre interpretabili in molti modi e sarebbe assurdo dire di fare una "cover" di un brano antico, di conseguenza l'interpretazione può portare ad un risultato completamente diverso dall'originale. Andiamo veramente a frugare nei bauli della storia per riportare alla luce queste musiche di cui cerchiamo di reinterpretare lo spirito. In Germania, ad esempio, va di moda fare brani medioevali senza una vera conoscenza in proposito. C'è chi ha riproposto integralmente i Carmina Burana di Orff, senza sapere che non "sono" di Orff, ma una sua libera interpretazione. In realtà esistevano pochissime annotazioni, era un mondo da interpretare, era un sentire, un modo di porsi di fronte alla vita e non una determinata musica.

La scena tedesca sta trainando tutto il movimento, ma personalmente nutro molte riserve sul suo effettivo valore, penso a formazioni come gli Umbra et Imago, che spingono molto sulla dance che mi lasciano perplesso.
Penso che in tanti di questi gruppi, che ho visto dal vivo in vari festivals, manchi il fuoco, cioè sembra esserci più una spinta auto celebrativa, prevale l'apparire sui contenuti, con discorsi teatrali fini a se stessi, mentre ci sono gruppi dalle nazionalità più disparate molto più motivati, ma più sfortunati perché vengono da nazioni come la Francia dove non c'è una scena a sostenerli. Ma anche in Germania ci sono delle buone realtà, ma non sono sulla cresta dell'onda.

Cosa ne pensi dell'ambient dark e dell'uso massiccio dei synt?
Ci sono realtà interessanti come i Ragion d'Etre della Cold Meat, che mi piacciono molto e ho scoperto dei mondi nuovi e allo stesso tempo antichi, mondi inediti e inusuali che non mi infastidivano. Allo stesso tempo esistono realtà ripetitive piuttosto noiose che non reggo per più di cinque minuti. Poi, come in tutte le realtà, esistono formazioni molto ispirate e gruppi di facciata che sorreggono una scena, tenendo conto che è sempre difficile definire come "scena" una realtà che spesso non ha mai dei confini marcati.

Formazione:
Francesca Nicoli: voice, flute, cymbals
Vittorio Vandelli: classic and medieval guitars, vocals
Giovanni Pagliari: keyboards, vocals
Francesco Banchini: percussions, clarinet, vocals
Lorenzo Busi: theatrical and dance acts

GB

Recensioni: Suenos; Mon Seul Desir; Des Paroles Blanches; Saphir; Strange Lights;
Arcana Eco; Paris Spleen; Kremasta Nera; Llyr;
Wind at the Mount Elo; Deep Blue Firmament; Quasar; Pomegranate 

Live reportage: 2001; 2007

Articolo: Ataraxia, una band italiana pellegrina nel mondo

Sito Web 

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