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            una settimana due leggende del metal anni ottanta hanno toccato il 
            nostro sacro suolo per la prima volta, martedì è stato 
            il turno degli americani Trouble (concerto memorabile), ieri sera 
            hanno risposto gli inglesi (ora anche un po’ italiani, grazie 
            al riuscito innesto di Iacopo Meille alla voce) Tygers Of Pan Tang, 
            gloria della mitica NWOBHM. Mentre gli americani negli anni hanno 
            mantenuto quasi inalterata la formazione, della line-up originale, 
            degli inglesi è rimasto solo il chitarrista Rob Weir a tenere 
            viva la tradizione (ma c’è stato un periodo, quinto album 
            The Wreck Age, in cui anche lui era fuori dalla band), nonostante 
            questo il gruppo sta dimostrando di aver ritrovato la carica e l’energia 
            dei bei tempi, come abbiamo verificato in occasione dell’uscita 
            del mini cd Back and Beyond.
 La serata ha visto alternarsi sul palco quattro formazioni, i primi 
            facevano cover varie di metal anni ottanta, dall’inno degli 
            Angelwitch ai Def Leppard, i secondi erano una tribute band dei Manowar, 
            poi è toccato ai Tygers, mentre il quarto gruppo ha suonato 
            verso le due e, sinceramente, per me era troppo tardi, anche perché, 
            a mio modesto parere, i concerti non dovrebbero MAI finire dopo la 
            mezzanotte (anomalia tutta italiana). Un po’ perché ho 
            ritrovato alcuni amici, un po’ perché Weir era al tavolo 
            del merchandising e mi sono fermato a parlare (molto volentieri) anche 
            con lui, un po’ perché non amo cover e tribute band in 
            genere (non me ne vogliano i gruppi in questione, è un problema 
            personale e poi il rock e il metal non sono ancora come la musica 
            Classica o il Blues), quindi non ho prestato molta attenzione alle 
            due esibizioni precedenti, dico solo che mi ha colpito il fatto che 
            i discepoli della band di DeMaio e Adams avessero in formazione un 
            violinista, cosa abbastanza insolita, ma che mi sembrava funzionare 
            davvero molto bene.
 
 Verso mezzanotte e venti, finalmente, i Tygers sono saliti sul palco 
            del piccolo locale veronese (che ha sostituito all’ultimo il 
            prestigioso Lucille di Verona, chiuso in settimana perché uno 
            dei soci sembra sia scappato coi soldi) e l’atmosfera si è 
            incendiata (anche letteralmente, perché pare che in questo 
            locale ci sia l’usanza di dar fuoco a delle sostanze alcoliche 
            nei pressi del bancone). I Tygers hanno proposto una scaletta con 
            molti classici del primo periodo, come Euthanasia, Take It, Do It 
            Good, Don’t Touch Me There, Rock ‘n’ Roll Man, Suzie 
            Smiled (uno dei miei brani preferiti di tutta la nwobhm), Gangland, 
            Hellbound, per concludere a sorpresa con una roventissima versione 
            di Love Potion N.9. Dei brani nuovi è stata eseguita Live For 
            the Day, una canzone davvero bella, che ci fa capire quanto il gruppo 
            si ispirato e pronto a tornare con un nuovo atteso album di imminente 
            pubblicazione. Inutile dire che è stata un’esibizione 
            memorabile, il gruppo è davvero in splendida forma e tutti 
            i vecchi brani suonano ancora alla grande, non sembrano proprio avere 
            oltre vent’anni sulle spalle. Iacopo poi ha dimostrato di essere 
            veramente bravo, il classico animale da palcoscenico, molto grintoso 
            e con una gran voce (anche nei vocalizzi più difficili), davvero 
            un’ottima prestazione la sua. L’unico problema tecnico, 
            con mio grande disappunto, si è verificato durante l’esecuzione 
            di Suzie Smiled, quando si è spento un paio di volte l’ampli 
            del chitarrista Dean Robertson, ma il gruppo ha proseguito imperterrito 
            e alla fine tutto è andato a posto. Il tasso di nostalgia era 
            davvero molto alto durante l’esibizione, ma l’alto numero 
            di ragazzi sui vent’anni (molti dei quali sicuramente non erano 
            ancora nati all’epoca degli esordi dei ToPT), che si scalmanavano 
            fra il pubblico, dimostrava come il metal di questi musicisti sia 
            ancora attuale e funzioni bene. Un altro gran bel concerto, un po’ 
            corto (perché le circostanze, ahimé, hanno imposto un 
            taglio della scaletta), ma davvero ricco di emozioni. GB
 
 Recensioni: Back and Beyond; Animal 
            Instinct; The Wild Cat Sessions;
 The Spellbound Sessions; Ambush; 
            Noises From the Cathouse
 
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