Rock Impressions

Three - The End is Begun THREE - The End is Begun
Metal Blade
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Prog
Support: CD - 2007


L’America storicamente non è la patria del prog, non ha avuto una vera scena negli anni ’70 e nemmeno durante il New Prog ottantiano, tanto che molti erano convinti che Prog si potesse coniugare solo con Europa. Niente di più sbagliato, gli anni novanta hanno mostrato come anche i musicisti americani siano capaci di scrivere pagine prog di altissimo livello, penso agli immensi Echolyn, agli oscuri A Triggering Myth, ai fantascientifici Rocket Scientists, agli Spock’s Beard del prolifico Neal Morse, ma ci sono anche tante ottime formazioni minori che purtroppo non abbiamo lo spazio per ricordare.

Cosa c’entra questo coi Three direte voi? A parte il fatto che, come avrete capito, anche loro sono americani e fanno prog, il fatto è che questo album è spettacolare come pochi, da far invidia alla tanto decantata scena svedese che oggi sembra imbattibile. The End Is Begun è il quinto album del gruppo, il secondo distribuito su scala internazionale dopo Wake Pig, ma è il primo che entra nella mia collezione e non posso fare paragoni coi precedenti.

La musica dei Three appare particolare fin dal primo ascolto, con un songwriting fresco e molto personale. Apre l’incredibile “The World Is Born On Flame”, l’intro è folkeggiante e ricorda i Ritual, poi attacca una sezione metallica potente e altamente suggestiva, solenne e oscura, come una marcia verso un futuro oscuro e incerto. La title track attacca subito senza soluzione di continuità e si inserisce con un giro di chitarra acustica in stile flamenco, alternato ad un incedere ossessivo e cupo in pieno dark sound e tutto suona assolutamente perfetto. Non meno intrigante è “Battle Cry” col suo giro di chitarra sporco e delle linee melodiche irresistibili e innovative. Assolutamente sorprendenti le melodie malinconiche di “All That Remains” i Three hanno uno stile compositivo assolutamente personale e finalmente nuovo, che non suona come niente che avete già ascoltato, questo brano mi ha fatto innamorare di questo gruppo. “My Divided Falling” attacca alla Primus, con ritmiche complesse e stoppate, poi parte un metal moderno, con una sezione ritmica che fa faville, la tecnica sposa le geniali composizioni del gruppo. Troviamo grande vivacità nelle strutture di “Serpents in Disguise” e poi c’è la poesia delicata della carezzevole “Been to the Future”, una ballad particolare, dove il romanticismo non è smelenso, ma riflessivo. “Bleeding Me Home” è uno di quei brani che danno vita ad un nuovo modo di concepire il prog, mi ha fatto pensare ai dei Gentle Giant moderni, che tengono conto del pop uscito negli ultimi dieci anni e che lo innestano in strutture complesse e articolate senza snaturarne la freschezza, grande composizione davvero. Un riff di chitarra da far invidia ai gruppi di AOR apre “Live Entertainement”, ma anche in questo caso niente è quello che sembra e i Three rielaborano la materia col loro stile unico. L’hard rock esplode luminoso in “Diamond in the Crush”, poi parte l’acustica “Shadow Play” a dimostrazione della versatilità del gruppo. Un bel pugno nello stomaco arriva subito dopo con “These Iron Bones”, un metal serrato con influenze psichedeliche e quache accenno ai Rush. Chiude splendidamente la spirituale “The Last Day”, che da un tocco mistico che completa un album splendido. A completamento troviamo come bonus track una versione acustica di “Dregs” tratta dall’album precedente.

Ogni traccia ha una storia da raccontare e offre grandi emozioni, potrei ricominciare dall’inizio del cd a decantare brano per brano e dando nuove chiavi di lettura per l’ascolto, perché tutto mi è piaciuto di questo disco, perché non ci sono due traccie uguali e perché questi ragazzi riescono sempre a colpirmi dritti al cuore. Ci sono momenti quasi estremi, altri alternativi, altri poetici, c’è metallo, c’è rock e ci sono momenti acustici, insomma una varietà incredibile e tutta assolutamente convincente e da gustare.

I Three hanno dato alle stampe un vero capolavoro, un disco spirituale, oscuro e luminoso al tempo stesso, drammatico e vitale, dinamico e veloce, ma anche da assaporare lentamente con ripetuti ascolti, una vera ventata di aria fresca in un panorama sempre più affollato di gruppi fotocopia. I Three non sono solo originali, ma sono una band unica e geniale, non privatevi del piacere di ascoltarli. GB

Altre recensioni: Revisions; Bearsville Theatre; The Ghost You Gave Me

Interviste: 2008

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