| INTERVISTA 
            AI THREE con Joey Eppard (versione 
            inglese)di Giancarlo Bolther
 
 The 
            End is Begun è il vostro quarto album e (secondo me) siete 
            cresciuti parecchio dagli inizi, vuoi fare un bilancio della vostra 
            storia?
 Abbiamo iniziato come un gruppo di amici che facevano quello 
            che amavano di più e questo spirito non è mai cambiato. 
            Ovviamente il nostro modo di suonare è migliorato negli anni, 
            ma la passione è sempre la stessa.
 I 3 sono nati nel 1993 nello scantinato della casa dei miei genitori. 
            Eravamo io e il bassista Chris Bittner, che in seguito ha coprodotto 
            tutti i dischi dei Coheed And Cambria. Ci serviva un batterista, così 
            abbiamo dato un rullante a mio fratello minore, Josh e così 
            siamo partiti. Eravamo dei ragazzini, ma abbiamo preso la cosa molto 
            seriamente. Il nostro battesimo è arrivato quando abbiamo aperto 
            per un importante gruppo di prog/punk di New York, i Peacebomb. Sono 
            stati i loro arrangiamenti creativi e la loro spontaneità sul 
            palco ad ispirare molte delle nostre composizioni del primo periodo.
 Abbiamo iniziato velocemente ad avere una buona reputazione e a costruire 
            una solida base di fans nella nostra zona, in quanto avevamo una musica 
            molto sofisticata per essere un gruppo ancora piuttosto giovane. Abbiamo 
            speso molte ore di duro lavoro in studio per realizzare i primi demo, 
            che ci hanno fruttato un primo contratto con la Universal. Eravamo 
            circa a metà delle registrazioni del nostro primo album, Paint 
            By Number, quando una grande fusione ci ha spiazzati. La label ha 
            tagliato tutti gli artisti che che in quell’anno avevano venduto 
            meno di 150.000 copie di dischi, siccome noi non avevamo nemmeno finito 
            il primo album siamo stati scaricati senza tanti problemi. Questo 
            per noi fu un colpo molto duro e quasi subito causò lo scioglimento 
            della prima incarnazione dei 3. Josh smise di suonare la batteria 
            e Chris andò a lavorare nello studio dove stavamo registrando. 
            Dopo un po’ di tempo sono riuscito a trasformare la mia frustrazione 
            di allora in determinazione e così decisi di riformare il gruppo.
 Negli anni che sono seguiti, avevo costituito un nuovo gruppo con 
            cui ho realizzato alcuni album per la Planet Noise Records. Nel frattempo 
            i nostri amici dei Coheed And Cambria, conosciuti come Shabutie al 
            tempo, cercavano un batterista e chiesero a mio fratello, che aveva 
            ripreso a suonare la batteria dopo una pausa di due anni, di unirsi 
            a loro. Firmarono un contratto con la Equal Vision e scesero in campo, 
            facendosi conoscere in poco tempo in tutta la nazione.
 Nel 2004, sono finalmente riuscito a mettere insieme la mia line up 
            ideale, riuscendo a inserire alcuni membri chiave della band che più 
            ha influenzato i 3 degli inizi, i Peacebomb. Il cerchio si era chiuso 
            per il nostro progetto, permettendoci di tornare a sviluppare le nostre 
            radici più progressive. Con il nuovo gruppo siamo riusciti 
            a gestire tutto internamente alla band e abbiamo messo in piedi un 
            nostro studio dove abbiamo registrato “Wake Pig”, il nostro 
            primo album autoprodotto e pubblicato con la Metal Blade Records.
 
 Secondo te quali sono le principali differenze fra i vostri 
            album?
 “Paint By Number” (2000) www.planetnoiserecords.com, 
            è un album melodico con brani abbastanza diversi tra loro. 
            Il produttore aveva scelto di puntare maggiormente sulla nostra sensibilità 
            pop, piuttosto che sul nostro lato più progressivo, ma nonostante 
            questo siamo riusciti ugualmente a realizzare della musica intricata 
            ed energica al tempo stesso. In questo album c’era la nostra 
            line-up originale. Chris Bittner al basso, che poi è diventato 
            il coproduttore degli album dei Coheed And Cambria e Josh Eppard alla 
            batteria che poi anche lui è entrato in formazione coi Coheed 
            And Cambria.
 “Half Life” (2002) www.planetnoiserecords.com 
            è stato il tentativo di catturare la nostra energia live e 
            di effettuare alcune rifiniture successive in studio. La maggior parte 
            del disco è stata registrata dal vivo a Kingston (NY). Avevamo 
            registrato molte altre canzoni dal vivo per programmi radio e per 
            programmi televisivi. Nel disco c’è una buona dose di 
            improvvisazione ed era anche il nostro periodo più funky. In 
            quel periodo ho fatto molti concerti con George Clinton e questo ha 
            avuto un notevole impatto sul mio stile compositivo.
 “Summer Camp Nightmare” (2003) www.planetnoiserecords.com 
            è il nostro secondo album ufficiale registrato in studio, questo 
            disco torna a mettere a fuoco le caratteristiche più profonde 
            delle nostre composizioni. È stato un ritorno alle nostre influenze 
            pinkfloydiane e anche un passo avanti nel cammino evolutivo del gruppo, 
            perché abbiamo cercato di rendere più personale il nostro 
            sound fra la miriade delle nostre diverse influenze. Questo disco 
            ha un sound molto vintage, perché abbiamo usato solo strumentazione 
            analogica e abbiamo eliminato tutti i computers dallo studio di registrazione, 
            perché non ci piacevano le vibrazioni che emanavano.
 “Wake Pig” (2005) www.metalblade.com 
            come ti ho già detto prima, dal 2004 finalmente sono riuscito 
            a mettere insieme la mia band ideale, che comprendeva dei musicisti 
            dei Peacebomb, che sono stati il gruppo che più di tutti ha 
            influenzato la band all’inizio dell’attività. Il 
            progetto ha trovato un suo punto d’arrivo, spingendo il sound 
            sul nostro lato più progressivo. Col gruppo così composto 
            abbiamo preso in mano tutto quanto in prima persona, abbiamo messo 
            in piedi un nostro studio di registrazione e abbiamo realizzato e 
            prodotto il nostro album di debutto con la MetalBlade Records. Questo 
            è il disco che abbiamo sempre sognato di realizzare.
 “The End Is Begun” (2008) www.metalblade.com 
            dopo aver fatto un tour di un paio di anni a supporto di Wake Pig 
            eravamo pronti per tornare a casa e creare un nuovo album significativo. 
            Avevamo più di trenta idee/canzone su cui scegliere e alla 
            fine ne abbiamo selezionate tredici.
 Abbiamo registrato tutte le prove che abbiamo fatto con un multi traker, 
            tenendo conto di ogni singolo strumento, poi con calma abbiamo riascoltato 
            tutto e aggiustato le composizioni. Questo ha anche aiutato il gruppo 
            ad essere più rilassato durante le sedute di registrazione. 
            Per questo album le nostre composizioni sono sembrate meno ortodosse, 
            ci sono molti più elementi prog e anche più elementi 
            classici nel sound. Il disco è stato mixato da Toby Wright, 
            mentre Wake Pig era stato mixato da me. Questo disco ha due faccie, 
            la prima metà è molto diversa dalla seconda. È 
            stata una dualità che volevamo rappresentare nel disco. Credo 
            che sia il nostro disco migliore.
 
 Ci puoi raccontare di cosa parlano i brani di The End Is Begun?
 “The Word Is Born Of Flame”: 
            è l’intro del disco. Inizia come un film, con la cinepresa 
            che lentamente zooma dall’alto ed entra nella scena. La voce 
            smuove l’ascoltatore immediatamente, grazie alla melodia leggermente 
            suadente creata su sessioni acustiche. L’ascoltatore ha immediatamente 
            la sensazione che “qualcosa sta per accadere” e così 
            è. Devi guardare tutto il film per scoprire cosa succede…
 “The End Is Begun”: è il brano 
            che lancia il disco. Parte come un flamenco acustico stregato che 
            si evolve in un brano decisamente heavy. Quando ero bambino ero abituato 
            ad ascoltare i Led Zeppelin per ore, cantavo attraverso un fender 
            twin col riverbero a dieci cercando di assomigliare il più 
            possibile a Robert Plant. A quel tempo mi chiamavano tutti lo “Scoiattolo 
            Elettrico”. Ogni tanto questo mio lato riemerge nei cori di 
            questo brano. La gente spesso mi chiede: “who did you get to 
            sing on the chorus?”
 “Battle Cry”: è una classica canzone 
            progressive, dinamica e melodica. Dal vivo è molto divertente, 
            così come è divertente anche su disco. Abbiamo composto 
            le parti armoniche degli assoli di chitarra mentre viaggiavamo sul 
            van per gli Stati Uniti.
 “All That Remains”: è il primo 
            singolo estratto dall’album e rappresenta molto bene il nostro 
            gruppo. La batteria ha questo shuffle speciale e Gartdrumm (ndr. il 
            batterista) è in pieno tiro col tom e il ride. Le percussioni 
            hanno un richiamo vagamente afro sui ritornelli e sono sorretti da 
            un giro di basso veramente azzeccato. Le chitarre sono molto particolari, 
            una, con una sessione ritmica vivace che lascia spazio anche a una 
            parte dark-epic-rock. Prima di tutto ci siamo confrontati con una 
            tosta linea vocale e melodica e con le sue liriche rivelatrici: "Puntando 
            al nemico io fracasso solamente lo specchio. Strappi fuori I supi 
            cattivi occhi. vede nella Sua vita difensiva Tutto per la prima volta 
            fermo, Affogando in fiamme la stessa vecchia storia ma i nomi erano 
            stati tutti cambiati”.
 “My Divided Falling”: è stato 
            il primo brano ad essere composto, musicalmente parlando. Il testo 
            non è immediato e occorre un po’ per poterlo comprendere. 
            Questo brano ha un groove molto interessante, c’è un’atmosfera 
            da caduta libera per il modo in cui ogni nota è anticipata.
 “Serpents In Disguise”: è il brano 
            il cui testo è stato finito per ultimo. Sono stato sveglio 
            per 48 ore per finire questo testo e per sistemare le metriche. Poi 
            sono saltato su un aereo e sono volato a completare il missaggio del 
            pezzo. Ho sfondato dei nuovi limiti per questa canzone.
 “Been To The Future”: è il pezzo 
            portante del mio solo album del 2002. Stavo facendo un piccolo concerto 
            acustico nella mia città di Woodstock e ho suonato questo brano. 
            L’altro chitarrista del gruppo, Billy, era fra il pubblico. 
            Alla fine del concerto mi raggiunse e mi disse che i Three dovevano 
            fare una versione del pezzo sul nuovo disco. Fui d’accordo!
 “Bleeding Me Home”: questa canzone ha 
            il mio testo preferito, anche come arrangiamenti, inoltre c’è 
            uno stile di batteria selvaggio che ricorda molto quello di Keith 
            Moon.
 “Live Entertainment”: è il brano 
            più vecchio di tutti. È stato composto prima della pubblicazione 
            di Summercamp Nightmare. È una grande pop song, anche se musicalmente 
            rappresenta uno dei momenti più superficiali del disco, possiede 
            un’energia grezza e pungente che funziona molto bene dal vivo.
 “Diamond In The Crush”: questo brano 
            mi ha impressionato fin da quando l’abbiamo composto durante 
            le registrazioni di Wake Pig. Ha un sound che sembra un incrocio dei 
            Motley Crue con Elvis Costello. Un rock genuino con un ritornello 
            coinvolgente.
 “Shadow Play”: originariamente questo 
            brano era stato concepito per entrare nel mio prossimo album solista 
            acustico, la musica è stata scritta durante un’infiammata 
            partita di ping pong giocata nello scantinato del nostro amico Rudy. 
            Con l’aggiunta della batteria questo pezzo assume un sound molto 
            zeppeliniano.
 “These Iron Bones”: se solo avessi pensato 
            che stavamo suonando in modo troppo soft ecco questo brano ad aggiustare 
            il tiro. È stata l’ultima composizione musicale che abbiamo 
            registrato per quest’album.
 “The Last Day”: questa canzone è 
            un’evoluzione del mio modo di comporre, si tratta di un incrocio 
            fra le mie influenze progressive e quelle folk. Questo brano è 
            la conclusione della storia, è un mix di malinconia e di speranza 
            che sorgono dalle ceneri della nostra autodistruzione / inganno. “È 
            l’ultimo giorno del mondo, tutte le stelle sparate in alto per 
            non essere raggiunte. Devo incontrarti nel mezzo, Tu ed io, gareggeremo 
            con la luce e vinceremo.”
 
 Il vostro nuovo disco è forte e oscuro, quale messaggio 
            volete dare con questa storia?
 Vero, ad un primo ascolto può sembrare molto oscuro. Anche 
            se una fine rappresenta sempre un nuovo inizio, quindi dipende molto 
            da come la storia viene interpretata e da chi la interpreta. Dipende 
            tutto da come tu la analizzi secondo la tua prospettiva. Spesso noi 
            impariamo a temere i cambiamenti e a cercare di resistergli, ma i 
            cambiamenti possono essere buoni. La verità è che l’umanità 
            è giunta al limite della sua fine. Noi dobbiamo esistere. Possiamo 
            scegliere di fermare il ciclo di violenze, di sofferenze inutili e 
            di sfruttamento indiscriminato delle risorse del pianeta, oppure possiamo 
            scegliere di lasciare che la fine ci consumi tutti. Qualsiasi strada 
            sceglieremo, dovremo comunque subire le conseguenze delle nostre scelte 
            o delle scelte che non abbiamo fatto. Siamo noi che determineremo 
            se la fine sarà una cosa buona o cattiva. Dobbiamo affrontare 
            le possibilità più oscure, dominare le nostre paure 
            per poter guardare oltre ad esse. Nel grande schema della vita c’è 
            molto più di quanto i nostri poveri sensi umani riescano a 
            cogliere. È a questo livello che troveremo la nostra salvezza. 
            Quindi la risposta è ancora che questo disco è un mix 
            di malinconia e di speranza al tempo stesso. Questo concetto è 
            molto ben espresso nel verso finale del disco: “È l’ultimo 
            giorno del mondo, tutte le stelle sparate in alto per non essere raggiunte. 
            Devo incontrarti nel mezzo, Tu ed io, gareggeremo con la luce e vinceremo.”
 
 La mia canzone preferita è “All That Remains”, 
            mi ha veramente colpito! Mi puoi dire qualcosa di più su questo 
            particolare brano?
 La maggior parte di questa canzone è stata composta durante 
            gli spostamenti in van da un concerto all’altro. Billy aveva 
            un Pandora’s Box collegato agli speakers di un computer portatile, 
            che lui indossava sul collo, mentre io avevo un adapter che mi consentiva 
            di suonare in questo sistema stereo. Abbiamo elaborato tutta la parte 
            armonica dell’assolo in questo modo. Concettualmente la canzone 
            ruota attorno a questa dualità: “Ordinary town” 
            / “Devils underground” Le cose non sono mai quello che 
            sembrano. “Pluck out your Wicked Eyes” si riferisce al 
            fatto che la tua vista fisica limita le tue percezioni spirituali. 
            La canzone tratta di un’epica battaglia fra la luce e l’oscurità 
            nascoste in situazioni molto diverse e con diversi nomi.
 
 Nelle vostre canzoni spesso usate dei ritmi complessi, ma 
            usati in un modo molto naturale, mi puoi descrivere il vostro processo 
            compositivo?
 Per quest’album ho iniziato con molti demo acustici, alcuni 
            erano ben sviluppati, altri erano più grossolani. Li abbiamo 
            riascoltati da gruppo e sono state scelte le idee che erano più 
            adatte al nostro sentire di quel momento. Il passo successivo è 
            stato la preproduzione, in cui ci siamo esercitati a registrare i 
            pezzi. Questa è stata la fase in cui sono stati decisi gli 
            arrangiamenti. Una volta che i brani avevano assunto la struttura 
            definitiva, ho rifinito a casa mia le parti vocali, le melodie e i 
            testi.
 
 A cosa ti ispiri per scrivere i vostri testi, mi pui dire 
            qualcosa di più?
 Solitamente non parto mai da un punto preciso. Piuttosto mi baso più 
            sulle mie sensazioni e su intuizioni, generalmente inizio con una 
            melodia a cui do forma sistemando le note e aggiungendo le parole. 
            Presto inizio a vedere svilupparsi il frutto di questo lavoro e mi 
            basta proseguire. Cerco di estraniarmi a modo mio. La maggior parte 
            delle ispirazioni mi vengono dai grandi misteri, ci sono così 
            tante cose che non riusciamo a capire, ma che avvertiamo come possibili. 
            Sento con tutto me stesso che attorno a noi c’è molto 
            di più di quello che i nostri sensi ci offrono, credo che dovremo 
            affrontare molte grandi sfide, sfide che richiedono di sforzarsi di 
            vedere la verità assoluta senza soccombere ai nostri pregiudizi. 
            Credo che lo scopo di tutto quello che dobbiamo affrontare, quindi 
            della vita in se, sia l’evoluzione della coscienza.
 
 Quindi ti piace trattare degli argomenti filosofici della 
            vita, il tuo intento è di risvegliare le persone per renderle 
            più consapevoli di quello che li circonda, o si tratta solo 
            di considerazioni personali su quello che succede nel mondo?
 Non sono poi così sicuro di essere io stesso “sveglio”, 
            quello che so per certo è solo che voglio “esistere”. 
            Il mio obbiettivo principale è di dissolvere tutte le illusioni 
            della vita, per comprendere meglio la verità, la totalità 
            della realtà. La contemplazione è una parte molto importante 
            di me stesso.
 
 La tua musica e i tuoi testi sono molto spirituali, mi puoi 
            spiegare meglio in cosa credi e quanto è importante la spiritualità 
            nella tua vita?
 La spiritualità per mè è una realtà. Viviamo 
            in un epoca materialista, che io credo molto dannosa per l’anima. 
            In effetti, nei miei studi ho scoperto che la realtà che il 
            tuo pensiero designa tra nascita e morte può, in un senso, 
            creare il "panorama" della tua vita ultraterrena. In altre 
            parole uno diventa quello in cui crede. Dopo la morte, quelli che 
            hanno creduto di essere solo carne diventano limitati al livello fisico 
            della realtà finché sviluppano la conoscenza spirituale 
            sufficiente che permetterà loro di innalzarsi a realtà 
            più alte. Questo può richiedere un tempo molto lungo. 
            Quelli che nella loro vita hanno sviluppato una giusta concezione 
            dei mondi oltre quello fisico, hanno creato per se stessi più 
            possibilità. Se questi argomenti ti incuriosiscono ti consiglio 
            di leggere qualcosa di Rudolph Steiner. In particolare “Secret 
            Brotherhood and the Mystery of the Human Double”.
 Se la mia musica ha uno scopo (e io sono convinto di sì) mi 
            piace pensare che sia quello di dare all’ascoltatore la sensazione 
            che esiste qualcos’altro oltre la totalità della realtà 
            fisica. Non voglio dire loro con esattezza come stanno le cose, ma 
            solo seminare e nutrire il seme della curiosità.
 
 Mi sembra che l’interesse per le cose spirituali stia 
            crescendo, lo pensi anche tu?
 Per me personalmente è molto importante e credo che questo 
            sia un aspetto molto importante dell’evoluzione umana.
 
 Che tipo di feedback stai ricevendo sui messaggi presenti 
            nei tuoi dischi?
 Tutti molto positivi. Io penso che la gente avverta l’onestà 
            in quello che facciamo e che invece è oscurata in molti altri 
            progetti musicali. Molte persone ci scrivono che noi abbiamo migliorato 
            la loro vita.
 
 Alcuni pensano che la musica rock non possa cambiare il mondo, ma 
            piuttosto credono che il rock serva a dimenticare i problemi quotidiani…
 La musica Rock è arte, di conseguenza quello che comunica dipende 
            molto dalle intenzioni dell’artista. Certamente molto parte 
            del rock è stato fatto per divertirsi e non c’è 
            niente di male in tutto questo. In effetti se tutte le persone che 
            vanno ad un concerto riescono a dimenticare i loro problemi e si divertono, 
            questo non cambia di fatto il mondo?
 
 Cosa pensi di chi associa la musica hard rock e metal con 
            dei contenuti negativi?
 La gente ha paura delle cose che non capisce. È iniziato coi 
            Led Zeppelin, che hanno coltivato un’immagine del gruppo molto 
            esoterica come una parte del loro proprio “misticismo”. 
            Abbiamo ascoltato tutti i messaggi rovesciati contenuti in “Stairway 
            to Heaven” e altri ancora. Non so dire se questi abbiano un 
            effetto reale su chi ascolta. Di sicuro ci sono dei gruppi che amano 
            presentarsi con un’immagine tenebrosa e ce ne sono alcuni che 
            hanno anche degli intenti negativi e malevoli. Ovviamente questa cosa 
            risale al racconto del bluesman che si trova sul “crocevia” 
            in cui decide di vendere la sua anima al diavolo in cambio della fama. 
            Noi non abbiamo mai venduto la nostra anima e questo è testimoniato 
            dal fatto che abbiamo dovuto faticare moltissimo per costruire un’audience.
 
 Secondo i testi delle canzoni possono davvero influenzare 
            un giovane?
 Certo che possono. Ma credo che sia la combinazione di musica e parole 
            ad essere particolarmente efficace. Sono convinto che sia possibile 
            assorbire dei concetti nel tuo essere, anche se questi al momento 
            non vengono compresi a livello cosciente. Può succedere che 
            il seme cresca e si sviluppi prima o poi nella vita di una persona.
 
 Mi puoi dire qualcosa di più sul significato del nome 
            del gruppo e del perché l’avete scelto?
 3 è un concept. Viviamo in una realtà tridimensionale, 
            il tempo è diviso in passato, presente e futuro, siamo fatti 
            di mente, corpo e anima. 3 è l’apice del triangolo, la 
            parte trascendente del nostro dualistico modo di vedere la vita come 
            “il bene contro il male”. Siamo una band tridimensionale, 
            con più di un aspetto nel fare le cose. Ho come la sensazione 
            che sia stato più il nome a scegliere noi che non il contrario.
 
 Un’altra cosa che mi ha colpito parecchio è il 
            tuo stile chitarristico, un mix di nu-metal, flamenco e virtuosismo, 
            come l’hai sviluppato?
 Ho iniziato col finger picking, che ha apportato un modo molto percussivo 
            di suonare alle mie dita. Non ho mai usato il plettro. Billy, l’altro 
            chitarrista del gruppo, invece ha sempre usato il plettro, quindi 
            abbiamo una bella combinazione di suoni quando suoniamo insieme.
 
 Quando ascolti un altro chitarrista, cosa ti piace e cosa 
            non ti piace?
 Mi piacciono il ritmo e l’anima. Mi piacciono gli accordi che 
            hanno sapore e le parti ben orchestrate. Non mi piacciono le note 
            sparate ad alta velocità se non sanno comunicare qualcosa.
 
 Avete incrociato molti stili diversi, funky, soul, pop, metal, 
            prog… e come risultato il vostro sound è molto particolare, 
            che tipo di musica state cercando?
 Cerchiamo solo di essere noi stessi e questa onestà è 
            concentrata sul creare musica con un impatto emozionale. Voglio che, 
            ascoltandoci ed esplorando la nostra musica, la gente possa condividere 
            la nostra passione. Non saprei bene come definire questa cosa, tutto 
            quello che so è che siamo stati benedetti con molte sfaccettature 
            musicali diverse. L’insieme delle nostre abilità artistiche 
            trascende il paradosso della nostra dualità musicale.
 
 Che musica ti piace ascoltare? Quali sono i tuoi artisti preferiti 
            di oggi e quali del passato?
 Mi piace la “buona” musica. Ho una mente aperta, quindi 
            se la musica è suonata con passione e anima è molto 
            probabile che io me ne appassioni. Stevie Wonder e John Lennon sono 
            le mie due influenze maggiori. I Beatles, Led Zeppelin, Pink Floyd, 
            The Police, Prince, Steely Dan, Yes, Genesis, King Crimson, Ani Difranco, 
            Joni Mitchel, Elvis Costello, P-Funk, Sly and the Family Stone...
 
 Lo scorso anno avete suonato come spalla ai Porcupine Tree 
            e agli Scorpions, due gruppi molto diversi tra loro con un pubblico 
            molto diverso, come avete affrontato questa duplice esperienza (per 
            es. differenti set list)? Siete rimasti soddisfatti alla fine?
 È vero, sono stati due tour molto diversi tra loro. Ed è 
            una tale soddisfazione per noi essere stati accolti molto bene dal 
            pubblico di entrambe le due formazioni. Con in PT era davvero come 
            essere a casa propria, siamo riusciti facilmente ad entrare in contatto 
            col pubblico. Così abbiamo potuto suonare anche i nostri pezzi 
            più ambiziosi e nessuno del pubblico si è sentito sopraffatto. 
            È stato un successo concerto dopo concerto. Con gli Scorpions 
            abbiamo capito subito che certe canzoni non funzionavano altrettanto 
            bene, come ad esempio “The Word is Born of Flame” e “The 
            End Is Begun”. Invece le canzoni molto epiche con dei cori di 
            facile presa erano quelle che funzionavano meglio, come “All 
            That Remains” e “This Iron Bones”. Anche il tour 
            con gli Scorpions è stato un successo e abbiamo conquistato 
            molti nuovi fans. Impariamo sempre cose nuove ad ogni tour che facciamo.
 
 New York ha una scena musicale impressionante, cosa mi puoi 
            dire a proposito?
 Io vivo in Woodstock, NY a circa due ore a nord della grade città. 
            C’è una piccola comunità di artisti, ma che ha 
            una tradizione musicale molto profonda e ricca di talenti. Io provo 
            abitualmente in un barn dove ha suonato anche Jimi Hendrix. Ho fatto 
            il mio primo concerto in un bar situato sotto un appartamento dove 
            ha vissuto Bob Dylan. David Bowie e Mick Jagger hanno delle case nelle 
            montagne vicine. Dalle mie parti non sai mai chi puoi incontrare per 
            strada.
 
 Nel tuo profilo MySpace personale ho visto (e ascoltato) molta 
            ottima musica inedita, hai intenzione di realizzarci un nuovo solo 
            album?
 Si, non so ancora quando, ma succederà di sicuro.
 
 Mi puoi anticipare qualcosa dei tuoi progetti futuri?
 Aspettati di vedere un nuovo progetto con me e mio fratello Josh. 
            Abbiamo appena fatto un concerto la scorsa notte ed è stato 
            strepitoso!
 
 The End is Begun... hai una parola di speranza per chiudere 
            quest’intervista o dobbiamo vivere nella paura della fine?
 Ogni fine è un nuovo inizio, affronta la paura e conquistala. 
            I nostri corpi possono venire e andarsene, ma noi non moriremo mai.
 
 GB
 
 Recensioni: The End Is Begun; Revisions
 
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