Tempi duri per la leggendaria Scuola Di Canterbury, le recenti scomparse
di Pip Pyle (batterista dei Gong) e di Elton Dean (sassofonista proprio
dei Soft Machine) rendono questo disco un boccone amaro da assaporare.
Chi fra di voi è un amante del Prog dei tempi che furono, conosce
già l’importanza storica dei Soft Machine, creati allora
da Robert Wyatt nel lontano 1966.
Il gruppo svaria fra improvvisazioni Jazz intrise di Psichedelica,
dove il sax di Dean non è altro che la ciliegina sulla torta
e crea un genere di nicchia. John Etheridge (chitarra), Hugh Hopper
(basso) e John Marshall assieme al compianto Elton si ritrovano nel
2004 sotto il nome Soft Machine Legacy. Subito diverse date live,
fra cui quella bellissima immortalata nel live cd “Live in Zaandam”
e poi questo lavoro, vera e propria chicca che non deve mancare nella
discografia di chi ama l’improvvisazione ed il Jazz misto ad
un Rock soft (veramente) di indubbia eleganza.
In realtà una piccola variante al sound del quartetto, pur
se piccola, c’è ed è la chitarra di Etheridge
più presente, o per meglio dire in evidenza rispetto agli altri
strumenti. La produzione dei Soft Machine stessi e di Leonardo Pavkovic
è buona ed il tutto viene registrato a Londra nel 2005 e masterizzato
in Giappone nel 2006. I brani con una certa parvenza di logica strutturale
sono “Kite Runner”, la breve “F&I”, “New
Day” e “Strange Comforts”, tutti gli altri sono
composti da mera improvvisazione.
Chi si vuole avvicinare alla Scuola Di Canterbury forse questo disco
è troppo ostico, magari meglio cominciare con i vecchi Caravan,
i Camel o i primi Soft Machine, per tutti gli altri questa è
una vera leccornia. Grazie Elton Dean, R.I.P. MS
Altre recensioni: Live
in Zaandam;
Floating World Live; Steam;
Drop; Live
Adventures
Artisti correlati: Soft Works
|