| La francese Prikosnovenie fin dalla sua nascita nel 1990 si è 
            caratterizzata per la scelta di una linea artistica molto particolare, 
            a metà strada fra la storica 4AD e le frangie più underground 
            alla ricerca di artisti spiccatamente originali e con uno grande senso 
            estetico. La lezione dei Dead Can Dance e dei Cocteau Twins viene 
            continuata, approfondita, ampliata. Troviamo così la Dark Wave 
            atmosferica, la musica neo medioevale, musiche folk e fiabesche, musiche 
            etniche ed elettroniche, ma ogni proposta è "lontana" 
            da qualsiasi canone commerciale, inoltre spicca sempre una grande 
            cura dei particolari.
 
 I bulgari Irfan si collocano perfettamente in questo contesto e presentano 
            un album che lascia ammutoliti. Il silenzio e lo stupore sono d'obbligo 
            quando si incontra il divino e questo è quanto cercano di proporre 
            gli Irfan. Nove tracce cariche di un profondo senso spirituale, la 
            musica perde la sua valenza meramente artistico estetica e diventa 
            cammino, ricerca, approfondimento. La tradizione orientale viene integrata 
            con le sperimentazioni occidentali e ne risulta un sound ammaliante, 
            suadente come una danza, inebriante come i profumi di un mondo che 
            si credeva scomparso.
 
 Atmosfere soffuse, ritmi dal sapore rituale e complicate armonie vocali 
            sono il terreno su cui si snodano le composizioni di questo CD. Alcuni 
            titoli non lasciano dubbi: "Santa Maria", tratta da un cantico 
            spagnolo del tredicesimo secolo; "Gospodi Pomilui", che 
            è un canto di adorazione della tradizione bulgara; "Return 
            to Eden" e ancora "Peregrinatio". Varie sfaccettature 
            per portare l'ascoltatore all'introspezione di natura mistica, ora 
            non è musica solo per chi è alla ricerca di Dio, perché 
            questo disco è bellissimo e piacerà anche a chi è 
            interessato esclusivamente agli aspetti musicali, ma per chi vuole 
            andare più in profondità questo disco è uno scrigno 
            colmo di tesori preziosi. GB
 
 Altre recensioni: Seraphim; 
            The Eternal Return
 
 Intervista
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