Rock Impressions
 

INTERVISTA CON GLENN HUGHES, THE "VOICE OF GOD"
di Giancarlo Bolther

Parliamo subito del nuovo album, un disco forte ed energico, ci vuoi raccontare come è andata?
I brani che compongono Building the Machine rispondono tutti al desiderio di miscelare insieme vari generi musicali quali il rock, il funk e il soul, ne è uscito un disco di musica rock stuzzicante. Questo album ha uno stile molto personale e coerente, dove possiamo ascoltare il vero sound di Glenn Hughes. Anche i due dischi precedenti andavano in questa direzione, ma solo con quest'ultimo ho raggiunto pienamente questo obbiettivo.

Dove hai trovato l'ispirazione per comporre questo disco?
La genesi di questo disco va ricercata nelle mie radici e risponde alle domande "chi sono stato?" e "dove sto andando?". Nella mia carriera ho sempre fatto della musica rock, anche dopo aver intrapreso la strada solista. Molti mi chiamano "The Voice of Rock" o, comunque, mi considerano un grande cantante di musica rock e questo ha generato in me la consapevolezza di scrivere musica per un pubblico prettamente dedito al rock. Di conseguenza ho realizzato un disco di questo genere musicale, ma ho cercato di farlo dando un'interpretazione molto personale di questo stile. Building the Machine è un disco molto personale, che mostra veramente chi è Glenn Hughes come artista. Il brano "Can't Stop the Flood" parla proprio della mia forza creativa, che fuoriesce da me continuamente. "Big Sky" parla di un amico in modo davvero molto speciale. "Don't let it Slip Away" afferma che devi afferrare il presente e dare il meglio di te stesso. Tutte queste canzoni sono esempi perfetti per descrivere quanto ti ho detto prima.

Quali sono le differenze fra "Building the Machine" e "R.O.C.K."?
E' molto facile risponderti, quando ho realizzato R.O.C.K. volevo chiaramente tornare a comporre grande musica rock, con minori influenze funky, questo per gratificare i miei tanti fans che amano molto questo tipo di musica, il vero Hard Rock. BTM ne segue le orme perché è un altro Hard Rock album nel senso classico del termine, non potevo fare un disco copiando i Limp Bizkit o i Korn. Vengo dai Deep Purple, ho un lungo background di rock classico e scrivo musica per le generazioni di persone che hanno amato quella musica, le persone che hanno un'età compresa fra i trenta e i cinquant'anni e per me è molto importante tener ben presente questo elemento.

Ma cosa significa veramente per te suonare musica rock dopo così tanto tempo?
Non sono un metallaro come Ozzy Osbourne, Dio o Halford, sono invece un compositore a cui interessa molto l'aspetto spirituale. Sono molto vicino ad esempio ad artisti come Paul Rodgers: siamo entrambe cantanti che si concentrano più sulla voce che sull'immagine e facciamo album eterogenei.

Ogni anno che passa sembri sempre più motivato ed entusiasta e la tua voce sembra migliorare continuamente. Dove trovi tutta questa forza e questa energia?
Tramite un quotidiano contatto con l'Onnipotente. Mi sono reso conto che ho vissuto miseramente moltissimo tempo della mia vita in modi molto diversi, ma ora so di essere parte dell'universo e che devo tenere conto di questo.

Riesci a coniugare con grande naturalezza vari generi musicali molto diversi fra loro come il soul, il funky e il metal, hai qualche segreto?
Penso che il segreto di tutto questo risalga all'esperienza avuta con la band che avevo prima dei Deep Purple, i Trapeze. Con quella band facevamo una musica molto soul e funky, poi con i Purple ho suonato principalmente musica Hard Rock e oggi per me è naturale combinare il sound del classico british hard rock con influenze americane. Solitamente il soul viene considerato come una musica dolce, ma, così come i RHCP, ad esempio, riescono a suonare un funky molto aggressivo e sporco, anch'io riesco ad essere molto, molto heavy. Prendi Addiction che è molto forte mentre Feel è decisamente funky, lo stesso anche nei live come in Burning Japan Live o nel bonus CD incluso in ROCK dove riesco ad esprimere sia il lato aggressivo che quello morbido di questa unione.

Potremo vedere ancora insieme la formazione originale dei Trapeze?
Lo spero davvero, anche se ci sono delle difficoltà. Realizzare un nuovo album coi Trapeze e un tour è uno dei progetti a cui aspiro maggiormente.

A proposito dei tuoi progetti, a questo punto della tua carriera, quali sono quelli che ancora desideri realizzare?
In questi giorni sto realizzando un album insieme con Joe Lynn Turner, è un progetto comune e si chiamerà HT, dovrebbe essere finito per Febbraio del prossimo anno. Avrà un sound a metà strada fra i Deep Purple Mark 2 e 3 e i Rainbow, sarà un album veramente molto classico. Sta per essere terminato anche il secondo capitolo del progetto Hughes Thrall, voglio fare ancora molti album solisti e voglio suonare ancora con tanti musicisti diversi, voglio scrivere e produrre altri artisti, vedremo quel che succederà. Quello che ti posso dire di sicuro è che Glenn Hughes sarà un musicista sempre più impegnato, un musicista sempre al lavoro e che ama molto l'Italia e gli italiani.

Hai accumulato molta esperienza nel mondo musicale, cosa hai imparato?
Le mie esperienze sono soprattutto di carattere personale, in particolare durante il periodo che va dal 1976 fino al 1990 la mia vita era molto condizionata dall'abuso di alcol e doghe, in quel periodo ho registrato coi Black Sabbath, con Gary Moore, coi Phenomena ed era veramente un brutto periodo per me. Quando penso a quelle esperienze penso al regalo che ho ricevuto nel capire cosa non devo più fare. Sono tutte cose che oggi mi ispirano e di cui voglio scrivere e cantare. In questo senso ho molte cose da raccontare nelle mie canzoni, molte esperienze che posso condividere con chi mi ascolta. Il Brano "The Boy Can Sing the Blues" si riferisce proprio a cosa sia meglio vivere e cosa sia meglio evitare.

Un brano stupendo, il disco Blues è uno dei miei preferiti, ma mi sembra che non sia considerato come un buon lavoro, perché?
Mi fa piacere che ti piaccia. Quel disco fu registrato molto velocemente e per me significava più che altro il poter dimostrare che ero tornato. Amo anch'io quel disco!

Nella tua lunga carriera hai collaborato con tantissimi artisti, cosa ti spinge a lavorare con così tanti musicisti diversi?
Innanzi tutto il mio amore per il talento umano. Però voglio precisare che non lavoro con chiunque capiti, ma scelgo sempre di lavorare con persone piacevoli, divertenti e gentili.

Quali sono quelli che ti hanno più impressionato?
Devo dire Pat Thrall, un artista veramente interessante. Gary Moore, che è un chitarrista brillante e anche Dario Mollo, che è molto stimato e lavorare con lui mi ha davvero impressionato, il nostro album Voodoo Hill è grande disco di classico hard rock.

Anche Seventh Star fu un gran disco, pensi che lavorerai ancora con Tony Iommy?
E' probabile, Tony è uno dei miei migliori amici, ma non lo vedo da quando ha riformato i Black Sabbath. Quando siamo insieme scriviamo sempre della musica, siamo veramente molto simili e se mi chiedi se mi piacerebbe incidere ancora con lui ti rispondo sicuramente di si.

E di Erik Norlander cosa mi dici, farete ancora qualcosa insieme?
Non ho più parlato con lui da quando abbiamo inciso il CD, ma devo dire che sia lui che sua moglie sono delle persone estremamente amabili. Mi piacerebbe molto collaborare ancora con lui e lo farei subito se mi dovesse chiamare!

So che sei ancora molto legato a Tommy Bolin, cos'è che ha reso così speciale la vostra amicizia?
Eravamo molto più che grandi amici, eravamo due spiriti affini. Siamo nati lo stesso mese è abbiamo avuto un'infanzia molto simile, inoltre, c'era fra di noi un'intesa musicale e artistica straordinaria. Purtroppo Tommy era seriamente condizionato dall'uso di droghe pesanti e io non me ne resi conto in tempo, fu veramente terribile quando ci lasciò.

Quali sono stati i momenti più bui della tua carriera?
Penso che sia stato quando ero nei Black Sabbath, in quel periodo durante il tour ero veramente malato, un male interiore, non riuscivo a cantare ed era una vera sofferenza salire sul palco. E' stato un periodo da dimenticare, stavo molto male e non riuscivo proprio a cantare le canzoni di Ozzy Osbourne.

Sei diventato una persona ottimista e positiva, nonostante tu abbia avuto molte difficoltà, perché?
Dio! Credo molto in Dio e credo di essere stato scelto da Lui per guarire la gente attraverso la mia musica, per aiutarla a liberarsi dalla schiavitù della droga e dell'alcool. Credo che la mia missione sulla terra sia di aiutare le persone che affrontano gli stessi problemi che ho vissuto personalmente e mostrare con la mia voce come superare le difficoltà.

Vuoi raccontarmi qualcosa di più sulla tua conversione?
Negli anni ottanta ero praticamente morto. Dio non vuole che la gente sia vittima di droghe e alcool, nel Suo cuore siamo tutti come figli, ogni singola persona è considerata come figlio da Lui. Non ho mai smesso di lottare, altrimenti non sarei qui oggi e Dio mi ha veramente aiutato a superare le difficoltà e lo ha fatto con grande abbondanza, lo ha fatto proprio nei momenti più duri, quando abusavo di me stesso. Così gli ho letteralmente promesso che, una volta ristabilito, avrei fatto tutto il possibile per aiutare le persone ammalate, le persone che soffrivano i miei stessi problemi. Senza Dio e senza un contatto quotidiano con Lui la mia vita non sarebbe la stessa, così ogni mattina quando mi alzo mi inginocchio e prego, lo ringrazio per avermi dato una notte serena e gli chiedo cosa devo fare di buono nella giornata. Il mio compito e di fare sempre meglio, di amare e di tirare fuori la parte migliore di me e di mostrare a tutti che dobbiamo amarci gli uni gli altri.

Mi vuoi parlare dell'album natalizio che hai registrato lo scorso anno?
In un certo senso è un disco che parla di Gesù e quindi è religioso e spirituale. E' un album molto jazz, molto adatto per una serata romantica.

Hai molti contatti con l'Italia, cos'hai trovato nel nostro paese?
Amo sinceramente gli italiani, sono persone molto sensibili e cordiali, gente molto simpatica! Durante gli anni '70 ho vissuto a Roma per due anni in un appartamento. L'Italia, per me, è la patria della cultura e dell'arte, è il paese che preferisco per fare delle vacanze, così ho molti amici, molta gente emozionante. Amo molto anche la cucina italiana, l'architettura, la cultura, le nuvole, la gente e amo anche il calcio!

Perché, allora, è così difficile vederti dal vivo da noi?
(Glenn scoppia a ridere!) Forse non ci crederai, ma ogni volta che organizziamo un tour in Europa chiedo al mio agente: "Perché non ci sono serate in Italia quest'anno?" E tutte le volte mi tira fuori delle scuse. Così il mese scorso gli ho detto proprio queste parole: "Non voglio scuse per il 2002, nessuna scusa, dobbiamo suonare in Italia!" Ascoltami bene Giancarlo, di sicuro verrò in Italia in primavera con Joe Lynn Turner per una o due serate, lo prometto a tutti i miei fans!

Sono sicuro che il pubblico italiano ti riserverà un'accoglienza calorosa!
Ne sono convinto anch'io, sarà grandioso!

Vuoi salutare i tuoi fans italiani?
Certamente. Voglio dire a tutti i miei amici e fans italiani che il vostro amico Glenn verrà a suonare in Italia nel 2002, è un desiderio che viene dal profondo del mio cuore e sarà un evento maestoso!

GB

Altre interviste: 2005

Recensioni: Building the Machine, A Soulful Christmas, Different Stages; Soulfully Live,
Songs in the Key of Rock, Hughes Turner Project, HTP Live in Tokyo; Freak Flag Flyin';
Soul Mover; Music for the Divine; Live in Australia; F.U.N.K.

Altre recensioni: Fused; Hughes Turner Project; Live in Tokyo;
Wild Seed of Mother Earth

Live: 2005

Sito Web 

Artisti correlati HTP, Voodoo Hill, Iommi, Brazen Abbot


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