Rock Impressions

Hughes Turner Project HUGHES TURNER PROJECT - HTP
MTM Music

Cosa succede quando due ugole d'oro del rock decidono di unire le forze in un progetto comune? Le possibilità sono molte e anche il rischio di un passo falso è dietro l'angolo. Questo disco può essere esaltante o deludente a seconda delle aspettative, più o meno giuste, che due illustri vocalists generano nelle folte schiere di fans. Deep Purple e Rainbow hanno dettato legge nel mondo del rock duro e dell'heavy metal, mietendo consensi in tutto il pianeta, una tradizione esaltante che non ha saputo trovare eredi sempre all'altezza.

Questo disco si rivolge ai fans di quello stile, a coloro che non hanno ancora dimenticato o che non vogliono dimenticare un rock fatto di energia e di classe, dove la musica e le emozioni contano più della velocità o della cattiveria. Glenn e Joe si inseriscono di diritto in questa tradizione e la riportano ai vecchi splendori in queste undici tracks grondanti di passione.

In questa avventura sono accompagnati da JJ Marsh alla chitarra, Vince DiCola alle tastiere e Shane Gaalaas alla batteria, mentre come ospiti troviamo le asce di Paul Gilbert, John Sykes e Akira Kajiyama, mi scordavo, del basso se ne occupa lo stesso Mr Hughes.

"Devil's Road" è una killer track stile "Burn" che accende subito gli animi e che non lascia dubbi sull'intento dei nostri. "You Can't Stop Rock & Roll" sembra uscire dall'album Blues di Glenn, è un hard rock cadenzato, un inno alla musica che ha cambiato la vita a molti di noi e dove Gilbert sfodera un solo da manuale. "Missed Your Name" è un altro brano tiratissimo e trascinante in pieno Purple style e DiCola da una prova impressionante ai tasti d'avorio, il suo solo si intreccia con quello di Marsh e fanno rivivere i duetti strepitosi Lord-Blackmore. "Mystery of the Heart" è una bellissima ed ispirata ballad dal sapore vagamente country, come quelle che negli anni ottanta facevano innamorare i cuori dei metallari. "Sister Midnight" è un funky blues che smuove, nella migliore tradizione di Glenn, dove mostra una grinta magnetica anche al basso. "Better Man" è ancora funky hard rock molto settantiano e Glenn si esprime al massimo con acuti da brivido. "Heavens Missing An Angel" è un lento che cresce di intensità fino a diventare un torrido hard e Sykes si esprime in un solo da urlo, in tutti i sensi, disperato, graffiante e molto, molto originale. "Fade Away" è un lento molto epico ed evocativo con un buon crescendo e un'altra grande prestazione di DiCola. Dopo tanta melodia non poteva mancare una track esplosiva ed ecco allora "Ride the Storm", doppia cassa con sfuriate rainbowniane senza tregua e acuti strappaugole. Si continua a correre con "Run, Run, Run", un mid tempo molto nostalgico. In chiusura troviamo "On The Edge", perla del disco che si apre con un intro classicheggiante che si evolve in un lento arioso e ispirato, poi entra di prepotenza il refrain: un terremoto! L'intermezzo dei solos è apocalittico e irresistibile un brano una spanna sopra il resto del repertorio del presente album.

A proposito, vi ho parlato poco delle prestazioni vocali? Qualsiasi cosa avessi detto sarebbe sembrata scontata e banale, i duetti di Joe e Glenn sono balsamo per le mie orecchie, sono emozionanti e al di sopra di ogni critica, due leoni che hanno ancora tanto da dare al rock e che sapranno ancora sorprenderci e regalarci tante emozioni, credetemi. Play it loud! GB

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