Rock Impressions

Devin Townsend Project - Ki DEVIN TOWNSEND PROJECT - Ki
Inside Out
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Prog Metal
Support: CD - 2009


Ormai, uscita dopo uscita, Devin Townsend ci ha abituati a non fare previsioni su quanto avremmo ascoltato sui suoi nuovi album, follie zappiane applicate al metal, con abbondanti dosi di sregolatezza. Townsend ha carattere e personalità, che applica in dosi massicce alla sua musica visionaria e folle e anche questo nuovo non sfugge alla regola. Ki è il primo di quattro album che usciranno sotto questo nuovo moniker “Devin Townsend Project”, che vedranno quattro formazioni diverse, scelte di volta in volta per aderire meglio al progetto sottostante. Il batterista Duris Maxwell ha suonato con le Heart, coi Jefferson Airplane e ha avuto l’onore di jammare con Hendrix, in altre parole è un veterano che Devin ha scelto per la sua forza espressiva, un drummer che riesce ad avere un sound arrabbiato nonostante l’età, al suo fianco ha chiamato il bassista Jean Savoie a completare la sezione ritmica, non ha dei precedenti illustri (suona in una cover band dei Beatles), ma Townsend l’ha sentito suonare e dice di lui che può jammare per ore ed ore. Infine alle tastiere troviamo Dave Young, con cui Devin ha già collaborato in passato.

Questa volta questa specie di genialoide ha voluto esplorare sonortà più intimiste, i suoni sono duri, ma siamo lontani dal metal, si tratta piuttosto di una specie di post rock molto intenso e cerebrale, musica tutt’altro che riposante, come è nello stile del nostro, ma stavolta nasconde la sua aggressività dietro a dei tappeti di morbide linee di basso e tastiere, ma la follia visionaria è sempre pronta a scatenarsi, è come un bandito dietro un angolo, che salta fuori quando meno te lo aspetti, in un assolo, in una cavalcata improvvisa. Sostanzialmente questo Ki è un disco molto più complesso dei precedenti partoriti dalla fervida mente di Townsend, un disco più difficile che non si può liquidare con uno o due ascolti affrettati, ma che richiede un’attenzione maggiore e un voglia di approfondire, di scavare dietro le apparenze. Nonostante questo è anche un disco che trovo riuscito solo in parte, musica cervellotica, macchinosa e troppo poco immediata, questo rende l’ascolto faticoso e poco appagante.

Queste critiche però non tolgono il fatto che Townsend continua a proporci della musica che merita di essere ascoltata e approfondita, forse non piacerà come primo impatto, ma poi potremmo anche trovare degli spunti interessanti in questo disco così particolare. GB

Altre recensioni: Synchestra; Ziltoid the Omniscent; Addicted;
Deconstruction + Ghost; Epicloud; The Retinal Circus

Sito Web


Indietro alla sezione D

 

Ricerca personalizzata

| Home | Articoli | Interviste | Recensioni | News | Links | Chi siamo | Rock Not Roll | Live | FTC | Facebook | MySpace | Born Again |