Rock Impressions

Devin Townsend - Ziltoid the Omniscient DEVIN TOWNSEND - Ziltoid the Omniscient
Inside Out
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Prog Metal
Support: CD - 2007


Come è nella sua natura Devin ama stupire e cambiare le regole del gioco, tanto che il cambiamento sembra essere l’unica sua vera “regola”. Ecco allora che propone questo nuovo album, un’opera rock visionaria e allucinogena, una parodia dei film di fantascienza, il mostro mi ricorda un po’ quelli spassosissimi di Mars Attak, un po’ fumetto irriverente e un po’ mostro giapponese. La musica è durissima, teatrale come sempre, ma ruvida come la carta vetrata.

Già il brano di apertura “ZTO” è un’impossibile overture, solenne e folle al tempo stesso, micidiale e schizoide come solo la mente di Townsend poteva concepire. In “By Your Command” vengono illustrati i piani diabolici di Ziltoid e la musica è infernale, Townsend erutta i testi nelle orecchie dei malcapitati, i tempi complessi sono rallentati e risultano particolarmente disturbanti, esplode la teatralità del nostro con un prog metal incredibile. Non c’è respiro ed ecco che “Ziltoidia Attaxx!!!” lancia l’attacco contro la terra, non ci sono prigionieri, tempi e controtempi proferiscono dal cd, c’è ben poco di divertente o di allegro nei piani di Ziltoid, un attakko sonico devastante. “Solar Winds” ci presenta il Townsend più lirico e questo è uno dei brani più riusciti del disco, drammatico e intenso. Non male anche la psichedelica spaziale “Hyperdrive”, meno incisiva invece la violenta “N9”, ancora molto space rock, ma meno interessante, forse conoscendo il testo potrebbe essere funzionale alla storia, senza conoscere le parole dice poco. La furia distruttiva di Devin emerge con prepotenza dai solchi della devastante “Planet Smasher”. Dopo un intermezzo recitato parte “Color Your World”, un altro brano che mescola il classico space rock al metal estremo moderno, buona l’idea, meno il risultato che non mi convince per niente. Sulla stessa linea è “The Greys”. La chiusura è affidata alla goliardica “Tall Latte”, che lascia più dubbi che certezze.

Tranne qualche raro episodio questo disco è molto ostico, si ha continuamente l’impressione che senza la guida del booklet non si riesca a godere appieno dei contenuti musicali, in altre parole, se si considera solo l’aspetto musicale di quest’album, allora trovo che nel complesso sia piuttosto noioso. Townsend appare come sempre geniale e visionario come pochi, ma un buon disco riesce a convincere al di la della storia che racconta, che sia stato solo un esercizio di stile? GB

Altre recensioni: Synchestra; Ki; Addicted; Deconstruction + Ghost; Epicloud;
The Retinal Circus


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