Rock Impressions
 

Antonello Cresti - Come to the Sabbat
ANTONELLO CRESTI - Come to the Sabbat
I Suoni e le Idee della Britannia Esoterica
Tsunami Edizioni
2011


Con l’avvento delle macchine fotografiche digitali sta scomparendo la pellicola fotografica e le nuove generazioni rischiano di perdere la familiarità con il concetto di “negativo” riferito all’arte fotografica, questo concetto (nell’usare il termine “negativo” non ho nessuna intenzione di natura etico morale) mi è venuto alla mente analizzando questo nuovo importante volume di Cresti, un autore molto profondo ed entusiasta, nel senso che leggerlo è contagioso, perché riesce a trasmettere in chi legge la voglia di approfondire, di continuare il cammino che lui ha tracciato, che è una dote inestimabile per chi esercita la preziosa arte dello scrivere.

Questo libro ha il pregio di poter essere letto utilizzando livelli molto diversi tra loro e tutti molto validi, il livello più semplice è quello prettamente musicale, è la storia della musica esoterica inglese, volendo ci si può fermare qui e già ce ne sarebbe di carne al fuoco, Cresti mostra una conoscenza davvero profonda della materia di cui tratta e ogni sua citazione assomiglia ad un pezzo di un puzzle, che si incastra perfettamente in un quadro generale più ampio, il tutto condito da una serie notevole di interviste a diversi personaggi interessanti, che conferiscono spessore e credibilità a tutto il lavoro. Poi c’è l’approfondimento storico, perché Cresti ama ripercorrere i cammini andando indietro nel tempo e cercando le ragioni di un percorso artistico, che in questo caso è molto complesso e che non è ad una sola direzione, ed è avvincente leggere come la storia e la musica siano tra loro interconnesse. Poi c’è un livello antropologico, perché nell’evolversi della musica si può intravedere l’evoluzione di un popolo, quello inglese in questo specifico, un popolo molto orgoglioso, che come pochi altri si è distinto, nel bene e nel male, per la sua capacità di influire sulla storia mondiale, basti pensare a quanto ancora oggi sia presente questo influsso con quel che resta del Colonialismo. Ma più ancora troviamo un livello filosofico spirituale, che è quello che interessa maggiormente il sottoscritto, è il livello per cui questo libro mi ha veramente appassionato. Il lettore forse non coglierà subito questo livello, perché l’autore ha seminato continuamente rimandi al lato spirituale insito nella musica, senza mai farlo in modo troppo esplicito e diretto, se non nelle conclusioni del libro, dove svela in modo inequivocabile il suo intento più profondo.

Data la ricchezza che ho cercato di far emergere, temo mi sarà molto difficile riuscire ad approfondire tutti gli aspetti e i temi che ho trovato leggendo Come to the Sabbat, ma spero di riuscire nell’intendo di parlare con chiarezza di argomenti molto complessi e che meriterebbero sicuramente approfondimenti più curati e meditati di quanto probabilmente non riuscirò a fare in questa occasione e di questo mi scuso con voi lettori, nella speranza di poter tornare in un prossimo futuro su alcuni concetti che mi stanno più a cuore.

Noi viviamo in un mondo “cristianizzato” e il libro di Cresti parte proprio dalla “cristianizzazione” dell’Inghilterra, un processo che in passato in certi ambienti è stato visto come un avanzamento culturale, ma questo processo, lo sappiamo, ha fatto delle vittime. Ora non voglio ripercorrerne tutti i dettagli, ma con una forte sintesi mi limito a ricordare come una volta le vittime erano i martiri cristiani, poi con la conversione dell’imperatore Costantino il cristianesimo è diventato la religione di stato ed ha preso sempre più potere, un potere sempre più politico e sempre meno spirituale e i cristiani da perseguitati si sono trasformati in persecutori, in particolare degli altri culti, i cosiddetti culti pagani, visti spesso come qualcosa di primitivo e di malvagio, qualcosa da disprezzare, qualcosa da combattere e debellare, spesso purtroppo anche con la violenza, in fondo anche il sostituire le feste pagane con quelle cristiane è stato visto come una forma di sopraffazione. È abbastanza paradossale che la religione dell’ “Amore”, abbia utilizzato per imporsi metodi non proprio amorevoli.

Oggi i culti neo pagani stanno riemergendo, c’è tutto un rifiorire di movimenti legati alla riscoperta dei valori pagani e questi sono molto evidenti nel panorama musicale, in particolare quello inglese, sembra una sorta di rivincita sul cristianesimo e molti lo vivono con questo spirito, cristianesimo che ultimamente sta vivendo una fase di profonda difficoltà e di sicuro oggi i cristiani, quelli che prendono seriamente la loro appartenenza al cristianesimo, nella nostra società occidentale non sono più la maggioranza. Antonello ripercorre questo cammino di riscoperta dei valori neo pagani, il cammino di un popolo che ha voluto riappropriarsi delle proprie origini. Questo tema lo troviamo anche in alcuni volumi precedenti dello stesso autore, che prosegue il discorso aumentando sempre più il livello di approfondimento. Nel libro di Cresti c’è una profonda e motivata contestazione del cristianesimo, non tanto nei suoi valori o nei suoi principi spirituali, ma per come si è imposto e per come ha preteso di influire sulla vita delle persone. Da cristiano mi sento di condividere le analisi di Cresti, anche se la mia visione forse è diversa dalla sua, perché i risultati di questo processo di decristianizzazione dell’occidente sono stimmatizzati da statistiche impietose, che vedono un arretramento generale e progressivo, che non sembra ancora giunto alla sua conclusione e le cui cause sono molto variegate e particolarmente complesse.

Ma la cosa che più mi ha fatto riflettere è come il cammino neo pagano proposto dall’autore sia veramente molto simile al cammino di ascesi cristiana. La tesi di Cresti è che avendo il cristianesimo desacralizzato gli aspetti più umani e terreni dell’esistenza in favore di una mistica ultraterrena di difficile attuazione nel quotidiano, ecco che le persone hanno cercato di riappropriarsi della sacralità della vita terrena e hanno trovato nel paganesimo la risposta a questo bisogno di sacro, bisogno che è insito nell’uomo, di ogni cultura e latitudine. Ecco allora perché ho usato il concetto di “negativo”, l’uomo neo pagano cerca il sacro nell’esistenza terrena, allo stesso modo l’uomo cristiano cerca il sacro attraverso un cammino terreno, che sembra opposto a quello neo pagano, entrambe cercano il sacro, i percorsi sono diversi, ma l’obiettivo appare comune. In realtà non c’è nessuna differenza e la fotografia è unica, perché quando si parla di ascesi e di ricerca del sacro ecco che può avvenire l’incontro, ecco che cristiani e non cristiani possono condividere percorsi di elevazione che hanno fondamentalmente la stessa meta, l’ascesi personale.
In realtà il cristianesimo più vero, non quello di superficie, non adotta la dicotomia terra contro spirito, carne contro anima, ma considera l’esperienza terrena così importante che Dio stesso ha voluto sperimentare la corporeità, facendo assumere al Verbo (il Cristo) la natura umana, abbracciando la natura umana a tal punto che Cristo con la resurrezione porta l’essere vero uomo all’interno della Trinità stessa. Quale dignità ha dunque l’essere uomini per i cristiani. Questa è la massima affermazione del valore dato dal Dio cristiano alla esperienza umana, cosa che non è assolutamente in contrasto con i principi pagani, ma ne è piuttosto un completamento.

Comunque ogni religione (mi si passi il termine, anche se usato impropriamente) ha nel proprio fondamento un’immagine vera di Dio, sono molti più i punti di contatto fra le religioni che non quelli che realmente le dividono, se si va alle motivazioni profonde del credere, si scopre, non senza stupore e meraviglia, che sono molte più le cose che uniscono i fedeli di diversi credi di quelle che li dividono e queste non sono parole mie, ci sono eminenti esponenti della Chiesa che fanno queste affermazioni (anche se ancora poco ascoltati). Piuttosto è vergognoso pensare a come le religioni siano state usate per dividere (mi piace ricordare che il significato greco della parola “diavolo” è proprio quello di divisore) le genti, piuttosto che per unirle.

Cresti nella sua analisi sottolinea gli aspetti meno caritatevoli del cristianesimo e da cristiano mi duole riconoscere come l’atteggiamento di molti fedeli abbia creato incomprensioni, barriere e steccati e che abbia di fatto allontanato molte persone “in ricerca”, mostrando un volto di Dio che non era più capace di appassionare l’uomo. Un importante filosofo ateo disse che quando l’uomo si crea un’immagine dell’uomo migliore di quella di Dio, allora l’uomo diventa ateo e questo è proprio quello che hanno fatto certe persone religiose, hanno creato un’immagine perversa di Dio, un Dio spione, giudice severo, arcigno e vendicativo, mentre Gesù era venuto a mostrarci il Dio dell’amore, il Padre che accoglie il figlio dissoluto a braccia aperte e soprattutto senza rinfacciargli nulla, il pastore che cerca la pecora smarrita, un Dio che non spezza mai la canna piegata.

Non è un caso infatti se molti personaggi estremi come Aleister Crowley e come tante rock star particolarmente trasgressive (da Alice Cooper a Marilyn Manson), abbiano avuto alle spalle storie di famiglie molto rigide e moraliste, molti cristiani hanno scambiato troppo spesso la “morale” con la fede, facendo danni di cui solo adesso si cominciano a vedere con chiarezza i frutti. Per molti cristiani solo il fatto di citare personaggi come Aleister Crowley fa venire i brividi e anche una certa repulsione, subito si pensa al satanismo e a riti inconfessabili. Ma anche più semplicemente parole come esoterismo, alchimia e magia, per molti hanno già un alone alquanto sospetto. Ma posso affermare con grande serenità, che quasi sempre i sospetti sono dettati dalla mancanza di conoscenza e che si basano quasi sempre su pregiudizi ingiustificati. Pochi sanno che esiste un esoterismo “cristiano” e che il termine altro non significa che insegnamento “nascosto”. Nell’alchimia poi la ricerca della famosa pietra filosofale non è altro che un cammino di ascesi, dove la pietra filosofale è il Cristo, che non tramuta i metalli in “oro”, ma che trasforma in “oro” la vita del credente. Allo stesso modo e con cammini diversi i pagani cercano l’ascesi, il loro obiettivo non è quello cristiano, ma è comunque un cammino di elevazione spirituale, quindi sia i cristiani che i pagani, se vogliono fare sul serio, sono chiamati all’ascesi. Non è un caso che uno dei personaggi più controversi appartenenti al mondo dell’esoterismo, Alejandro Jodorowsky, abbia scritto un libro molto interessante, I Vangeli per Guarire, dove la chiave di lettura non è quella cristiana, ma mostra come l’insegnamento di Cristo sia apprezzabile anche per chi non è cristiano, mostra come l’esperienza di Cristo sia valida anche per chi fa cammini diversi e questo dovrebbe far riflettere in primis proprio i cristiani che molto spesso non hanno una conoscenza sufficientemente approfondita di quanto racchiuso nei Vangeli, che prima di tutto sono vie di umanizzazione. In altre parole anche un “non” cristiano può seguire l’esempio di Cristo verso la perfezione, senza il bisogno di riconoscerne la natura divina e questo non deve scandalizzare, ma far comprendere ancora di più quanto appunto sia grande la figura del Cristo.

Dobbiamo essere molto riconoscenti a Cresti di questo suo libro e soprattutto come cristiani, perché Antonello ci ha mostrato tutto il valore di un cammino umano, che non è in contrasto con quello cristiano e se ci sono state delle divisioni, in questo libro si possono trovare gli spunti per ricostruire sui valori comuni le ragioni dell’amore universale raccontato dal Cristo con la sua testimonianza terrena.

Ecco allora il messaggio di Cresti: la musica esoterica è una via di ascesi, secondo l’autore è un percorso molto vicino alle sensibilità pagane, con una interconnessione particolarmente accentuata. Ma a me piace pensare che in fondo in ogni musicista c’è un uomo che esprime, attraverso la musica, il suo profondo desiderio di comunicare con il prossimo, la sua voglia di giustizia, la sua sete del divino, tutti valori che ci vedono fratelli al di là di ogni nostro credo. Attraverso la musica ci scopriamo capaci di parlare tutti lo stesso linguaggio. Se poi fossimo capaci di ridare a Dio il suo vero volto, un volto di profondo amore verso tutti, allora potremmo scoprire come questa fratellanza sia più reale e bella di quanto abbiamo mai osato sperare. GB

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