Rock Impressions

S.A.D.O. - Holzwege SADO - Holzwege
AMS
Distribuzione italiana: BTF
Genere: Vocale / Sperimentale / Free Jazz / RIO
Support: CD - 2007


Personalmente non mastico molto il free jazz, di sicuro non è un genere di cui possa definirmi “intenditore”, come ascoltatore ho ancora bisogno di melodie riconoscibili, di temi musicali che posso memorizzare e che riesca facilmente a farli entrare nel cuore, per questo per me è sempre una sfida approcciarmi ad artisti come questi, che mettono la libertà espressiva più totale alla base delle loro visioni artistiche. E in fondo io amo le sfide e quindi mi azzardo a recensire questo disco con la consapevolezza che sto per parlare di cose che conosco poco, ma non vi sto chiedendo di essere indulgenti col sottoscritto e non voglio nemmeno giustificarmi, ma semplicemente dire le cose come stanno. Per la cronaca Sado è l’acronimo di Società Anonima Decostruzionismi Organici, quindi niente giochini strani… lasciate da parte pruriti particolari e fantasie inconfessabili, o meglio applicatele alla musica in quanto tale. Holzwege è il quarto album di questa band.

I Sado sono una specie di supergruppo, nel jazz questo è molto normale, mentre nel rock di solito fa notizia, questa è una cosa abbastanza “strana” e su cui varrebbe la pena riflettere, ma non è questa la sede opportuna. Alla voce troviamo il genialoide Boris Savoldelli, alle tastiere l’ottimo Paolo Baltaro (che ha realizzato di recente, 2009, uno splendido disco solista), Sandro Marinoni ai fiati, Diego Marzi alla batteria e Gianni Opezzo alle chitarre. Ognuno dimostra di essere in possesso di una tecnica invidiabile, che l’ascolto del cd permette di gustare.

Si parte subito in quarta con la frenetica “Engasa Leappirt”, l’impressione iniziale è di caos, ma ripetuti ascolti permettono di scendere in profondità nei singoli virtuosismi e di ricondurre ad una logica comune le follie di ciascun musicista, anche se permane la sensazione che sia il finale concitato di una lunga jam session. “Michelle” come contrasto apre morbidissima, come uno standard jazz, comunque è proprio la canzone dei Beatles che viene riproposta in chiave smooth jazz, una rilettura personalissima e piena di gusto. Con “Aristotele’s Tantalium Condenser” si torna ad un jazz sperimentale, ma molto più rilassato di quello d’esordio, più riconoscibile la struttura armonica del brano e quindi più godibile, ottimi virtuosismi. Un brano sorprendente è “Kilimoonjingo”, che sembra un caleidoscopio di citazioni, quasi un medley fra brani molto diversi tra loro, come “Tales of Kilimanjaro”, “Moonflower” e “Jongo-Lo-Ba”. Come ama definirla la band, si tratta di una “decostruzione”, ma la parola in se fa pensare allo smantellamento di qualcosa, invece io direi che è più una “ricostruzione” secondo il personalissimo gusto di questi musicisti, questa non è gente che distrugge, ma piuttosto ricostruisce, in questo senso mi sento piuttosto in dissenso con la band, anche se immagino che loro vogliano essere provocatori, il risultato finale è molto divertente. Se vogliamo parlare veramente di “decostruzione” allora bisogna ascoltare “Pavento Sprobabile”, che alterna una melodia smooth e rilassata a scatti di follia totale. Uno dei brani che mi hanno colpito di più è “Romanza n.1 per Trombone Preparato”, c’è una melodia molto orecchiabile, che viene brutalizzata dai nostri, il risultato è molto interessante e a tratti sorprendente, che si accosta molto anche al prog più evoluto e che gli amanti di questo genere sapranno apprezzare. Altre sperimentazioni ancora in “Quattro Terzi”, che scorre un po’ più anonima dei brani precedenti e per chiudere una folle rivisitazione di “One Note Samba”, un’altra “non” cover” con cui i Sado ci salutano per invitarci a nuove avventure musicali.

In conclusione questo Holzwege è un album impegnativo, credo che la band amerebbe molto definirlo filosofico, e magari anche un po’ psicanalitico, nel senso più vero di questi termini, ma sono anche convinto che questa band in fondo si sia anche divertita nel cercare in tutti i modi di stupire l’ascoltatore, noncurante di ogni possibile critica. Non so se ho vinto la “sfida”, ma devo dire che alla fine il disco mi è anche piaciuto. GB

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