Terzo capitolo sonoro per il sensibile artista di Prato, Samuele Santanna.
Partito il progetto Raven Sad nel 2005 come one man band, si evolve
oggi in forma di vera e propria band, grosso modo come il percorso
evolutivo di Steven Wilson e dei suoi Porcupine Tree. Un passo che
nel corso del tempo mi sarei anche atteso, in quanto la musica di
questo artista ha bisogno di un supporto sonoro più caloroso
ed è anche il genere che lo esige nei propri crescendo. Suoni
delicati, Psichedelìa, Elettronica, Space Rock, fanno parte
di quel pacchetto che spesso andiamo ad annoverare come Progressive
Rock. Non a caso ho portato l’esempio di Steven Wilson. E come
ho detto, finalmente è band! Il suono si arricchisce e comincia
a prendere più spazio attorno alla mente di chi ascolta.
Giulio Bizzarri al basso, Simone Borsi alla batteria e Fabrizio Trinci
alle tastiere, completano il gruppo.
"Layers Of Stratosphere" è composto da sette episodi
morbidi e lucidi nella loro malinconia, Samuele sussurra la musica
come se non volesse disturbare, in realtà sta entrando lentamente
e sinuosamente nella nostra anima. Le sensazioni oniriche dunque sono
quelle che prendono adito più frequentemente, ossia non si
tratta di musica da ballare, ma per pensare e volare, anche se "Door
Almost Closed" apre il disco con vigore e personalità.
Elettronica si interseca con gli assolo ad ampio respiro della chitarra
di Samuele, facendo riaffiorare alla memoria vecchi stralci di Psichedelìa,
quella meno invasiva e più melodica, cara ai grandi Pink Floyd.
Pezzo fenomenale che piacerà a tutti voi, perchè ricco
di phatos.
"Lies In The Sand" è la suite dell'album, quasi 17
minuti di cambi di ritmo, uno dei frangenti più Prog del disco
nel senso antico del termine, grazie soprattutto alle tastiere di
Trinci. Non si può fare a meno di paragonarle per sonorità
a quelle dell'indimenticato maestro Richard Wright (Pink Floyd). La
musica Raven Sad è questo, isolare e staccare dalla realtà.
"First Layer" è malinconicamente gotica ed avvolgente,
con un refrain che rimane stampato alla mente, per non dire del solo
di chitarra. Brano semplice e diretto a dimostrazione che non serve
gridare per farsi ascoltare. "Mind Flies" dice tutto nel
titolo, strumentale di sette minuti per lasciarsi andare. "The
Highest Cliff" suggerisce paesaggi di Pinkfloydiana memoria,
ma di quelli più recenti, a cavallo fra "The Final Cut"
e "The Division Bell". "Second Layer" è
un altro strumentale dove la chitarra è protagonista con note
sostenute e sensazioni leggiadre. Uno dei momenti più belli
del disco, ammesso che ce ne potesse essere soltanto uno. Il disco
si chiude come meglio non potrebbe con "Lullaby For A Son",
piccola gemma che non scalfisce nulla di quanto narrato, c'è
da sottolineare soltanto un assolo di sax da parte di Claudio Carboni
davvero superbo. Voglio ringraziare Samuele Santanna e lo staff di
Lizard Record per aver messo all'interno del cd una mia citazione
dalla quale vi estrapolo soltanto il finale: "Vita o sogno...chi
in verità è predominante? Raven Sad ti accompagna nel
cosmo immenso dell'esistenza....basta ascoltare e lasciarsi andare....Allora
sapremo".
Questo è Raven Sad, questo è "Layers Of Stratosphere",
un disco in cui si va in overdose emotiva, consigliato agli amanti
dei Pink Floyd e non solo, cioè anche a tutti coloro che amano
la buona musica. Terzo suggello, il salto di qualità è
davvero elevato, servono più artisti così in Italia,
ma anche un pubblico più attento…. MS
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