Rock Impressions
 

INTERVISTA AI MARILLION, risponde alle domande Steve Hogart
di Jacopo Meille

Da fan che ha acquistato con un anno di anticipo il disco che è poi divenuto ‘Marbles’ e da musicista indipendente sono molto curioso di sapere di più della vostra scelta di dire addio alle major e di contare solo sui fan…
Innanzi tutto grazie per il tuo contributo… per quanto riguarda la nostra scelta è stata molto naturale: i fan solo gli unici che capiscono e che sono interessati a ciò che noi facciamo; l’unico interesse delle major è fare soldi, poco importa se questo obbiettivo è raggiunto producendo buona o cattiva musica. Venendo a noi, eravamo arrivati ad un punto in cui ci sentivamo particolarmente frustrati a causa sia di come venivamo presentati dai media, sia di come la nostra casa discografica ed il nostro manager non ci supportasse a dovere, e tutto ciò, malgrado fossimo soddisfatti dei dischi e della musica che scrivevamo e pubblicavamo. In più continuavamo ad avere un grande seguito ai nostri concerti e così nel 1997, quando abbiamo dovuto comunicare ai nostri fan americani che non potevamo andare in tour perché non avevamo i fondi per approntare una tournee negli Stati Uniti; beh, un ragazzo ha aperto un conto corrente e tramite internet ha chiesto a chiunque volesse vedere i Marillion live di mandare un’offerta al conto corrente, e così facendo ha raccolto ben $ 60,000… questo ci fece capire che potenziale avesse internet e che potevamo contare su un gruppo di fan fedeli che ci avrebbe sempre supportato. Così andammo in tour e incontrammo Derek Nilson, che sapeva creare e gestire siti web, e lo abbiamo “rapito” e portato in Inghilterra, dove adesso vive e lavora per noi gestendo il nostro sito e la nostra etichetta, la ‘Racket Records’. Il nostro sito web è stato il primo del Regno Unito e tramite quello ed i concerti abbiamo iniziato a raccogliere gli indirizzi e-mail dei nostri fan e di chiunque volesse avere informazioni dirette riguardanti i Marillion. Il nostro fan club allora poteva contare su 3.000/4.000 iscritti ed adesso sono più di 50.000….

Ma allora siete una nazione….
Beh, non proprio, ma una piccola città di sicuro… e se pensi che ‘Marbles’ ha venduto circa 100.000 copie, e questo vuol dire che metà delle vendite sono garantite dai nostri contatti diretti… e se i nostri fan continuano a crescere, beh, alla fine saremo in grado di contattare tutti e non avremo davvero bisogno di nessuno e potremo vendere direttamente la nostra musica a chi è interessato ad essa. Il nostro obbiettivo è creare una struttura solida che ci permetta di concentrarci sulla musica e che ci permetta di vendere e di vivere di essa. Il nostro obbiettivo altro non era che la libertà artistica: ed adesso possiamo dire di averla.

In effetti in ogni album, voi cambiate, mutate “pelle”… come iniziate a comporre un nuovo album?
Partendo dal fatto che quando iniziamo a lavorare ad un album siamo principalmente aperti e sinceri, senza avere nessun tipo di idea precostituita, non ci sentiamo legati ad un sound particolare, o alle tendenze di mercato, e non ci sentiamo nemmeno influenzati dai nostri fan… quello vogliamo è essere felici e soddisfatti di quanto prodotto… ti posso assicurare che alla fine di ogni disco noi incrociamo le dita e speriamo che i fan rimangano soddisfatti… E questo è successo anche per ‘Marbles’: mentre stavamo ultimando il missaggio mi chiedevo: come lo giudicherà la gente?

Cosa è che dà questo senso di unità ai vostri dischi, sia che siano concept o che non lo siano?
Credo che questo derivi dal fatto che ogni disco rispecchia quello che noi cinque, Steve, Mark, Ian, Pete ed il sottoscritto siamo in quel preciso momento. C’è un’unità di fondo che deriva direttamente da noi stessi. I miei testi sono per la maggior parte considerazioni personali legate alle sensazioni, alle esperienze che ho avuto in quel momento, a ciò che mi fa soffrire o che non mi piace di me o del mondo che mi circonda, a ciò che mi confonde o che ho finalmente capito. E questo crea una sorta di unità di sentimenti all’interno del disco.

Che sensazione hai nel riascoltare certe canzoni? C’è un album del passato che adesso, riascoltandolo, ti crea qualche imbarazzo?
Ti confesso: non ascolto i nostri dischi passati, tendo ad andare avanti… ti racconto un aneddoto: oggi sono arrivato al Rockville in macchina e le persone con me ascoltavano la versione live contenuta in ‘Anorak Live’ di ‘Separate Out’ e mi sono detto che gran bella canzone! Era come una canzone di qualche altra band ai miei orecchi… noi non la suoniamo più da vivo… e mi è piaciuta molto… Tornando alla tua domanda, forse più gli album sono ‘vecchi’ più li sento distanti da me… ‘Seasons End’ e ‘Holiday in Eden’ suonano datati alle mie orecchie per i suoni…

Ma so che suonate ‘The Party’ da ‘Holidays in Eden’…
… E’ vero, ma vedi, ‘The Party’ è una canzone “vera”, nel senso che quel party c’è stato veramente, io ci sono andato… Ma questo è il motivo perché per i testi scelgo dei soggetti che possano essere condivisi anche da altri: nel nuovo album c’è ‘Fantastic Place’: ognuno di noi ha un luogo fantastico dove andare… sia che si tratti di un luogo immaginario sia che sia invece reale… e quando ascolti quel brano, dovresti “andare” in quel luogo fantastico tutto tuo… questo rende una canzone potente… e, per essere così, le canzoni devono essere “vere”, sincere, ma non troppo specifiche; Dave Meegan (co-produttore e “sesto membro” dei Marillion) mi ha fatto notare che a volte nei testi ero troppo specifico con cose del tipo: “mercoledì il 3 aprile ad Amsterdam mi è successo questo”… Non puoi permetterti di essere così personale quando scrivi una canzone!

Non trovi che questo sia ciò che rende la musica il vero linguaggio universale: la possibilità che ha una canzone di significare qualcosa per te che l’hai scritta, di trasmettere le tue emozioni ed al tempo stesso di acquisire un nuovo significato in virtù di chi la ascolta?
E’ vero ci sono persone che mi scrivono e-mail dicendo che io descrivo la loro vita, le loro emozioni, senza conoscerli… ed io non so come faccio… c’è infatti chi dice che sia un mago..eh eh…

Hai citato Dave Meegan; possiamo dire che è ‘di fatto’ il sesto membro del gruppo?
Si, a questo punto direi proprio di sì, è insieme a noi nella foto della band nel CD… il suo contributo per questo disco è stato davvero incredibile.

Nell’edizione speciale che avete inviato ai fan che hanno comprato con un anno di anticipo il disco ci sono più brani rispetto alla versione che è poi uscita nei negozi; in particolare c’è un brano ‘Genie’ che è bellissimo. Chi ha scelto quali brani inserire nella versione ufficiale di ‘Marbles’?
E’ stato un processo democratico fra noi cinque della band, e non abbiamo nemmeno dovuto discutere, e questo sì che è un fatto strano! Sapevamo che avremmo dovuto fare delle scelte, e queste sono apparse subito chiare: non potevamo mettere ‘The Invisivble Man’ e ‘Ocean Clouds’ nell’album data la loro lunghezza, e per tutti la prima rappresentava perfettamente il nuovo album. E’ il pezzo più sperimentale dell’album con un testo che è tra i più intensi che abbia mai scritto… e lo volevamo per aprire il disco quasi a monito: “se vi piace questo pezzo allora potete andare avanti con l’ascolto… altrimenti vuol dire che questo disco non fa per voi.” Inoltre, la prima frase del testo di ‘The Invisile Man’ recita: ‘il mondo è impazzito’, e Dave (Meegan) ed io pensavamo fosse importante iniziare il disco con una frase così, visto che quando scrivevamo stavamo invadendo l’Iraq: questo è qualcosa per noi 5 del gruppo inconcepibile perché illegale, assurdo, oltre che dannatamente stupido... ed adesso c’è chi si mostra stupito ed afferma che non c’è legge in Iraq e che la popolazione non ringrazia America ed Europa per quello che ha fatto per loro… quando i bombardamenti hanno ucciso e straziato uomini, donne e bambini… Ecco perché la frase iniziale di ‘The Invisibile Man’ ci sembrava la più appropriata. Tornando poi alla tua domanda, la scelta dei pezzi doveva essere fatta prima del missaggio finale, ed in quel momento ‘Genie’ non suonava così bene come adesso… questo succede sempre in ogni album: un pezzo diventa fantastico solo dopo il missaggio, mentre uno che sembrava fantastico poi perde qualcosa… in generale poi la scelta è stata dettata anche dalla nostra volontà di dare un giusto bilanciamento all’album.

La mia curiosità nasceva dal fatto che ‘Genie’ è una straordinaria canzone pop, in cui il testo, la melodia e la musica sono perfette… ed è difficile scrivere una grande canzone pop…
E’ vero hai ragione.

Leggendo i tuoi testi sembra che tu sia stato “sedotto ed abbandonato” molte volte…
Ho avuto i miei “up & down”, ma sono fondamentalmente una persona felice, forse complessa, e che viene spinta a scrivere quando c’è qualcosa che non mi piace e che mi fa soffrire. Credo che sia davvero difficile scrivere una canzone felice e spensierata… quando le persone sono felici non hanno bisogno di sottolinearlo o di comunicarlo: sono felici e si vede! Mentre quando soffro e trovo che quello che mi capita intorno sia ingiusto, è allora che sento il bisogno di dire la mia, di esprimermi per tentare di riportare giustizia laddove non ce n’è. Nessuno andrebbe mai in una piazza ad urlare a tutti che va tutto bene e che la sua vita è fantastica, non trovi? Sarebbe ridicolo.

Come riesci a bilanciare la tua vena malinconica con il tuo essere sereno e felice?
So di poter contare su qualche piccolo momento di felicità che devo saper riconoscere e celebrare, sapendo che non durerà per sempre. Non sarebbe “naturale”.

Come vi sentite a non vedere riconosciuto il vostro talento e lavoro a scapito di gruppi come gli U2 i quali, qualsiasi cosa facciano, viene considerata bellissima anche quando non lo è?
Anche Sting è un altro esempio di quello che dici: accanto a canzoni bellissime, ha scritto e pubblicato brani di dubbio gusto… che cosa posso dirti: c’è stata in passato frustrazione, ma crescendo, trovi modi di riconoscere cosa sia realmente importante. Personalmente ho provato frustrazione a vedere i dischi dei Marillion con Fish che continuavano a vendere più di quelli con me alla voce a discapito della loro qualità. Adesso non mi interessa: alla fine della giornata però quello che conta è l’arte, e se riesci, nella tua carriera, a portare avanti il tuo ideale artistico ed a farlo divenire anche il tuo lavoro, la tua forma di sostentamento: io ed i Marillion siamo in questa posizione, il resto non conta. Noi possiamo scrivere, registrare e pubblicare la nostra musica e questo è un privilegio che molti non hanno. Ed avendo questo privilegio, sarebbe stupido scrivere brutte canzoni, quanto meno sarebbe stupido non tentare di scrivere qualcosa che rimanga, anche perché una volta morto non resta altro di te se non le cose che hai fatto e lasciato, e poco importa quanti soldi hai guadagnato in vita. Perciò, per quel che mi riguarda, voglio fare al meglio delle mie possibilità quello che sto facendo, in modo sincero e con tutta la passione possibile, e se poi solo dieci persone comprano i miei dischi, peccato, ma non mi farà cambiare il mio atteggiamento.

Il fatto che avete richiesto ai vostri fan di contribuire a livello finanziario alla creazione e produzione dei vostri ultimi due dischi in studio non vi fa sentire una maggiore responsabilità verso di loro?
In verità no. Ogni volta che abbiamo inciso un disco, per me quel disco doveva essere migliore del precedente. Ho sempre sentito la responsabilità verso me stesso di scrivere belle canzoni. Se mi dicessero che ‘Marbles’ non ha venduto e che non è un bel disco e che per questo dovrò essere fucilato, io accetterei il verdetto, sapendo dentro di me di aver dato il meglio di me stesso.

Al momento nessuno di voi è impegnato in side project (H Band, Transatlantic, Wishing Tree etc…): significa che la musica dei Marillion vi appaga totalmente?
Per quel che mi riguarda appena finita la tournee mi metterò al lavoro su un mio disco solista che penso di registrare in Dicembre. Richard Barbieri e Aziz Ibrahim hanno già dato la loro disponibilità in proposito ed anche Andy Gangadeen sarà della partita. Non so ancora chi suonerà il basso. Mi piacerebbe avere una donna… ero quasi riuscito ad avere Tina Weymouthe e Chris Franz dei Talking Heads come ospiti nel mio disco solista precedente, ‘Ice Cream Genius’, per la canzone ‘Really Like’, ma allora non potevano venire in Inghilterra per registrare, quindi chissà se questa volta ci riesco… adoro la sezione ritmica dei Talking Heads ed adoro il modo di suonare il basso di Tina… ‘Stop Making Sense’ è uno dei più bei dischi live che abbia mai ascoltato.

Hai per caso ascoltato qualche disco nuovo che ti ha colpito?
Rufus Wainwright, mi piacciono le sue melodie.

Hai avuto modo di ascoltare Damien Rice?
Non ancora; mi hanno detto in molti che devo ascoltarlo perché è davvero bravo…

Il suo disco è davvero bello e devi anche andare a vedere un suo concerto perché nella dimensione live trasforma le sue canzoni radicalmente…come ai vecchi tempi, quando suonare dal vivo significava reinterpretare le proprie canzoni allontanandosi spesso dalla versione su disco…
…Ma lo sai, a questo proposito, che sto pensando di andare in tour da solo con il piano, per fare un’ora di concerto con canzoni mie, quelle dei Marillion, cover…

Quali cover sceglieresti?
Ho già pubblicato un live con delle cover alternate a brani miei e dei Marillion: ‘Live Spirit… Live Body’ è il titolo dell’album e lo puoi acquistare sul sito dei Marillion (www.marillion.com)… lì c’erano ‘New Amsterdam’ di Elvis Costello, i 10cc con ‘The Old Wild Man’ che è una canzone meravigliosa che nessuno conosce, ‘Life On Mars’ di Bowie… il disco è un doppio registrato dal vivo con una band di 8 elementi ed è davvero bello…

Fai conto che lo abbia già acquistato! Cosa dobbiamo aspettarci da un concerto dei Marillion?
La band suona davvero bene, c’è un ottimo feeling tra di noi sul palco e con tutto il gruppo che è al nostro seguito, ci stiamo divertendo. Quest’ anno è stato davvero ricco di soddisfazioni per noi, siamo contanti e felici finalmente. Se venite a vederci non rimarrete delusi anche perché facciamo un show di quasi due ore e mezza, diviso in due tempi: nel primo presentiamo ‘Marbles’, mentre nel secondo peschiamo dal nostro repertorio ed ogni sera c’è sempre qualche piccola novità.

Jacopo Meille

Recensioni: Script For a Jester's Tear; Marbles; Happiness is the Road

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Live Reportages: 2004; 2007

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