Rock Impressions

Long Distance Calling - Avoid the Light LONG DISTANCE CALLING - Avoid the Light
Superball Music
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Psichedelic / Prog
Support: CD - 2009


Qualcuno cataloga questi Long Distance Calling sotto il filone prog, ma a mio parere è una definizione che potrebbe fuorviare più di un lettore. Questo quintetto tedesco atipico: due chitarre, basso, batteria e ambience (qualcosa che assomiglia al computer programming), si dedica ad un rock prevalentemente strumentale molto libero, che spazia dallo space rock, al post rock, alla psichedelia, a lunghe jam sessions, all’hard rock, insomma ce n’è per tutti i gusti. Quello che è certo è che i Long Distance Calling sono piuttosto originali e fuori dagli schemi.

Avoid the Light, se non ho capito male, è il loro secondo album propone delle cavalcate molto energiche, che possono essere accostate al prog per la libertà e la complessità di certe strutture, ma che al tempo stesso non assomigliano ai gruppi di prog a cui siamo solitamente abituati ed è proprio per questo che catturano un’attenzione tutta particolare. Se proprio volete un accostamento mi sono sembrati una versione aggiornata degli Hawkwind.

Questo album contiene sei lunghe traccie, di cui cinque strumentali e una cantata dall’ospite Jonas Renske (Katatonia), il lato psichedelico è quello dominante, con grande attenzione alle parti di chitarra, che hanno spesso il sopravvento sul resto, anche se non vanno mai alla ricerca di un solismo, piuttosto cercano di creare dei moods sovrapponendo vortici di riffs ipnotici che si susseguono impietosi. Il risultato è sicuramente suggestivo, anche se un po’ più di cantato non mi sarebbe affatto dispiaciuto, come infatti dimostra “The Nearing Grave” abbellita dal contributo di Renkse, anche se si stacca molto come struttura dal resto dei brani del cd.

I LDC sono una band dalla forte personalità, stanno cercando strade espressive personali e per questo meritano tutta la nostra attenzione, anche se credo i risultati migliori debbano ancora arrivare, ma le premesse sono già parecchio interessanti. GB

Altre recensioni: Trips; How Do We Want to Live

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