| Difficile giudicare il lavoro di questa artista romana, non tanto 
            perché mi manchino le parole, ma perché il disco di 
            Lili è un’espressione di arte molto pura, che trascende 
            i confini del mezzo espressivo che ha scelto per mettere a nudo il 
            proprio io più nascosto. Lili è una one girl band che 
            suona la sua chitarra improvvisando e canta in totale libertà 
            sui riff che costruisce, che gioca con la tecnologia e usa sequencer 
            e una loop station, così sovrappone strati di suoni e ci lavora 
            fino a farli diventare brani musicali. Se mi è consentito un 
            paragone, fin dal primo momento che l’ho vista all’opera, 
            Lili mi è sembrata la versione femminile di Paolo Catena. Anche 
            lei autodidatta e anche lei in costante ricerca di esprimersi senza 
            vincoli stilistici.
 
 Musica umorale, che lei definisce “ShippingHead”, che 
            tradotto vorrebbe dire che fa musica sciamanica, musica per viaggiare 
            con la mente, come se fossero dei mantra. Fin qui belle parole, ma 
            com’è la musica di Lili Refrain veramente e soprattutto 
            raggiunge uno scopo apprezzabile? Perché fare musica con questi 
            presupposti spesso può voler dire dar vita a qualcosa di comprensibile 
            solo per l’autore, qualcosa di poco comunicativo.
 “No Now” apre con suoni oscuri, notturni, carichi di mistero 
            e un cantato lancinante che ricorda certe cose di Diamanda Galas, 
            le improvvisazioni sono costruite con gusto per la melodia, anche 
            se sembra di essere in assenza di questa, ma così non è. 
            In “Out Of The Blue Box” Lili dimostra di conoscere bene 
            la chitarra e dà vita ad un arpeggio pieno di gusto e fantasia, 
            la ripetizione con la loop machine fa diventare il tutto molto ipnotico 
            e surreale. “Polyphylla Fullo On Rocking Chair” ricorda 
            una cantilena, mentre il cantato straniante di Lili ritorna con il 
            suo carico di desideri inconfessati. “Gribuille” è 
            un arpeggio che mostra come la nostra sappia suonare la chitarra, 
            il fatto che abbia scelto un mezzo espressivo totalmente libero non 
            deve far pensare a suoni disarticolati, il linguaggio di Lili è 
            si svincolato da generi musicali, ma risponde a delle precise regole 
            interiori, che la nostra esprime con convinzione. “Terra” 
            invece è molto selvaggia, fa pensare ad una danza pagana dove 
            ci si libera di tabu e costrizioni e si lascia il corpo libero di 
            esprimersi. “Bottoni Rossi…” è molto più 
            pacata e riflessiva, quindi più anime convivono nell’universo 
            interiore di Lili, ha l’unico difetto di essere un po’ 
            lunga. “I.M.P.R.O.” apre con un momento di silenzio, che 
            lascia un po’ sconcertati, Lili dimostra di avere un gran desiderio 
            di esprimersi, allora perché questo silenzio? Poi attacca un 
            altro riff carico di mistero come all’inizio del cd, Lili usa 
            anche l’archetto di un violino e l’effetto è terrificante, 
            un commiato che lascia a bocca aperta per lo stupore.
 
 La musica di Lili Refrain non è riposante o tranquillizzante, 
            piuttosto interroga, pone domande, penetra, apre porte su mondi inesplorati. 
            Ascoltare questa artista è un’esperienza molto particolare, 
            bisogna avere la mente libera da ogni forma di pregiudizio. Per me 
            entrare in contatto col mondo sonoro di Lili è stato un privilegio. 
            GB
 
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