| La Frontiers ristampa il primo capitolo discografico di questa metal 
            band finnica.
 Sia nelle scelte compositive che negli arrangiamenti, “Tides” 
            richiama una ben definita serie di influenze. Con riguardo alla scelta 
            dei suoni e dell’uso di tastiere molto pompose e ben presenti, 
            si può ascrivere il combo al progressive metal. A ciò 
            si aggiunge la ricerca di ritornelli sempre trascinanti che strizzano 
            l’occhio ad una certa tipologia di hard rock melodico.
 
 Su questa linea d’onda aprono le danze l’epica “Fifteen 
            Years”, uno tra i pezzi che mi ha fatto venire in mente i Symphony 
            X. In primis le linee vocali, che con quel tipico introdursi nel brano 
            come fossero “in medias res”, sembrano scritte di pugno 
            proprio da Russen Allen.
 Anche la successiva “Superstitous” si caratterizza per 
            una riuscita epicità dei cantati che arricchisce l’originaria 
            proposta della band. Segue la prima classica ballad, intitolata “Horizon” 
            (piano e voce fanno ancora una volta la parte del leone), per proseguire 
            con il classico power-prog di “Dreamworld” e “Follow 
            Down The River”. Per converso il riffing, piuttosto che al prog 
            metal, sembra spesso strizzare l’occhio ad un appiglio più 
            rock oltre che semplicemente metal (così su “Sails”, 
            che si distingue anche per gli spunti “tastierosi”).
 Tra i brani più epici c’è sicuramente “Strangers”, 
            nel quale sono riassunte un po’ tutte le influenze cui attingono 
            i Leverage. Chiudono le sognanti melodie di “Gone”, brano 
            molto evocativo ed in perfetta sintonia con l’idea di metal 
            che persegue questa band.
 
 Aggiunte anche due bonus track alla tracklist originaria, che comunque 
            non spostano le coordinate stilistiche su cui si muove il disco. Considerando 
            la durata complessiva dell’album, ci si sarebbe comunque potuti 
            concedere qualche esperimento in più, forse anche a discapito 
            della compattezza della proposta. Resta il fatto che questo “Tides” 
            ha dalla sua una buona serie di brani di grande impatto. FR
 
 Altre recensioni: Blind Fire
 |