Rock Impressions

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******* OVER THE TOP *******
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Gazpacho - Molok GAZPACHO - Molok
K-Scope
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Post Modern Prog
Support: CD - 2015


Tornano puntuali i norvegesi Gazpacho, una band che ci ha coinvolti disco dopo disco, guadagnando la nostra stima. Il loro stile post moderno è fra i più personali. Nel loro percorso sono partiti da un mix di Marillion e Muse, ma oggi non si rifanno a nessuno in particolare, hanno trovato una loro originalità. Trattano temi filosofici, religiosi e letterari, con musiche dense di pathos e di atmosfere a tinte fosche, quasi dark. Talvolta non disdegnano di sperimentare anche strumenti non convenzionali.

Questo nono album è incentrato sul rapporto tra fede e scienza e in un certo senso è legato al disco precedente. Il Molok era una divinità pagana cananea che pare chiedesse il sacrificio di bambini, per questo è poi stato considerato anche un demone, ecco il legame col disco che si intitolava appunto Demon. Si parte dai suoni oscuri e inquietanti di “Park Bench”, un brano cadenzato, sorta di marcia funebre su cui si distende un cantato fatalmente evocativo. Ma il brano cambia continuamente fino ad assumere i connotati di un prog post moderno di ottimo spessore. E ancora non è finita, perché la melodia portante ritorna come un'onda, negli intermezzi ci sono varie parti musicali, distinte e tutto concorre a formare questa processione armonica dal sapore triste. “The Master’s Voice” è una ballata stralunata, per certi versi conserva le intuizioni del brano precedente, espandendole in un vortice discendente, ugualmente malinconico. Più leggera “Bela Kiss”, che ha un ritmo giocoso, a volte gitano, una danza dalle movenze sensuali.

Con “Know Your Time” si torna ad atmosfere gotiche, il basso spinge un andamento cadenzato, più rock, ma non meno avventuroso, bello il cantato, ora dolce e carezzevole, ora inquietante e tenebroso. L’energia si convoglia nella solenne “Choir of Ancestors”, retta da una melodia fortemente epica. “ABC” contiene dei bei momenti, ma nel complesso è il brano più prevedibile del lotto e di conseguenza mi ha colpito meno. Inizialmente “Algorithm” ha l’incedere di una danza orientale, ma poi diventa decisamente rock. “Alarm” ha una linea melodica molto suadente, che ne fa uno dei brani di più facile ascolto, anche se conserva molti degli elementi originali del gruppo, comunque il pianoforte verso la chiusura è quanto mai allarmante. Chiude questa raccolta la lunga “Molok Rising”, dove ascoltiamo anche strumenti antichi e molti cambi d’atmosfera, una suite che condensa le caratteristiche di questa band che ama ancora sperimentare nonostante tutto. Molto allarmante il rumore finale, secondo una teoria, pare che in presenza di un particolare allineamento degli elettroni dell’universo, questo "click" ne potrebbe causare la distruzione.

Gran bella conferma questi Gazpacho, che ci fanno ascoltare musica senza pregiudizi, forse un tantino oscura, ma densa di suggestioni. Ancora un volta si sono dimostrati capaci di emozionare dove altri non sono riusciti a lasciare un segno abbastanza profondo e date le premesse credo che per loro il futuro sia ancora molto promettente. GB

Altre recensioni: Night; March of the Ghosts; Demon

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