Rock Impressions

Arpia - Racconto d'Inverno ARPIA - Racconto d'Inverno
Edizioni Marietti / Musea
Distribuzione italiana CD: Frontiers
Genere: Prog / Folk
Support: Libro / CD - 2009
Dimenticate gli Arpia di Terramare, questo nuovo lavoro è altro, non si tratta nemmeno di una evoluzione del loro sound, piuttosto è un’opera a se stante, almeno rispetto alla passata discografia della band capitolina. Intanto Racconto d’Inverno è un cd e anche un libro scritto dallo stesso Leonardo Bonetti, un artista completo, che ama approfondire varie forme artistiche. Sul cd ritroviamo gli amici Fabio Brait alla chitarra acustica e Aldo Orazi alla batteria, in più c’è il contributo della cantante Paola Feraiorni, mentre Bonetti canta e suona chitarra acustica, basso e tastiere. Ovviamente i testi dei diciannove brani seguono la trama del romanzo.

Ma andiamo con ordine e partiamo dal libro, che è il primo romanzo scritto da Bonetti, si tratta di un’opera molto particolare, è al tempo stesso un racconto metafisico, ma è anche un’avventura, un romanzo gotico e un libro introspettivo e filosofico, la scelta sta al lettore, che può muoversi nelle pagine di questo volume con grande libertà interpretativa. Nel libro si muovono tre personaggi, due apparentemente reali e uno spettro femminile, i luoghi sono indefiniti, c’è una casa spettrale ricca di misteri e architettata come i meandri della mente e c’è un territorio di confine, una linea d’ombra che l’artista descrive con grande minuzia di particolari, ma che al tempo stesso potrebbe essere qualsiasi luogo o nessuno. Il protagonista è un personaggio ambiguo, scomodo, a volte antipatico, in cui non è facile identificarsi subito, ma se ci pensiamo bene quante volte noi siamo in lotta col nostro io interiore e non siamo capaci di accettarci? Ecco quindi che questo potrebbe tranquillamente essere il nostro io con cui dobbiamo tutti fare i conti, anche coi suoi lati più oscuri e sgradevoli. Questo personaggio che non ha una identità, come del resto nulla in questo racconto, fugge da una guerra e chiede aiuto ad una guida per attraversare il confine, ma quale confine? E quale cammino offre la guida? Ovviamente, come avrete già immaginato, la guida non porta il nostro personaggio dove avrebbe voluto, ma lo spinge a scavarsi dentro, in modo consapevole? O involontario? O forse la guida è lo stesso protagonista che si sdoppia? Il terzo personaggio è una fanciulla assente, che ammalia il fuggitivo e lo trattiene in una casa spettrale, che il nostro gira in lungo e in largo violandone i segreti… Un racconto davvero affascinante, che non voglio svelarvi oltre, scritto molto bene, con un buon ritmo, che obbliga continuamente il lettore ad interrogarsi sulla propria vita.

Il cd come abbiamo anticipato è molto particolare, non potrebbe essere altrimenti. Intanto è tutto acustico, quindi la band per questo lavoro ha abbandonato a sorpresa il metal oscuro, ma, musicalmente parlando, le sonorità tipiche, le vibrazioni emotive, sono quelle che hanno contraddistinto tutta la produzione dei nostri. La prima cosa che mi è venuta in mente ascoltando questo album molto intenso è la musica tradizionale del sud Italia, non la musica solare del nostro folk mediterraneo, ma quella più triste e riflessiva, che viene dalle stesse zone, ma che è meno conosciuta, canti “lamentosi”, che hanno un profondo sapore di terra, di concretezza, di cose solide, ma al tempo stesso ultraterrene. Sì, perché non c’è nulla di più trascendente della quotidianità, è nei gesti semplici di ogni giorno che si cela la nostra natura divina, è nella nostra umanità più umile che possiamo trovare la nostra vocazione spirituale più vera e profonda, non è un caso infatti se il Figlio di Dio si è fatto uomo, è stato proprio per dare dignità al nostro essere polvere. Non che il disco degli Arpia abbia intenzioni dichiaratamente spirituali, queste sono solo delle riflessioni personali, ma che sono state stimolate dalla profondità di questo lavoro. Poi possiamo definire la musica proposta come un prog rock vicino a Peter Hammill, a certi King Crimson e in definitiva a molto prog tricolore degli anni ’70, ma questi paragoni sono solo per definire lo spessore artistico del lavoro, non perché ci siano dei riferimenti evidenti.

Per come la penso io è meglio leggere prima il libro e poi ascoltare il disco, ma se volete potete anche scegliere un percorso libero per avvicinarvi a questi lavori complementari. Bonetti e gli Arpia ci hanno affascinati ancora una volta, con un lavoro di una intensità veramente rara, che non sarà facile eguagliare. Perdonate il mio entusiasmo. GB

Altre recensioni: Racconto d'Inverno

Interviste: 2007

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Con il precedente “Terramare”, edito dalla Lizards nel 2006, i romani Arpia hanno attirato l’attenzione degli addetti ai lavori e quella di tutti i seguaci del Progressive Rock Italiano. Con questo terzo sforzo da studio, le promesse sono state oggi più che mantenute, personalmente poi non mi attendevo di certo un successore di cotanta levatura. “Racconto D’Inverno” è una storia che ci immerge in un mondo grigio, freddo, innevato e dalle numerose sfaccettature. Leonardo Bonetti (Basso, Chitarra , voce e tastiere) ne è il creatore, un prodotto che si divide in due supporti, quello audio del cd ed il libro edito da Marietti 1820 di Milano. L’uno non può fare a meno dell’altro, libro e cd vanno consumati insieme, per poterne godere al meglio il concept.

Il libro che non ti aspetti, una storia che ti prende sin dalle prime righe, avvolta nella sua nebbia. Un racconto oscuro, inquieto, dove tre personaggi senza un nome vivono uno stralcio di vita in una casa “particolare” nel bosco. C’è la guerra ed il protagonista, un tipo poco raccomandabile, sta fuggendo e si imbatte in questa abitazione al confine del bosco. Un racconto dai mille risvolti, accuratamente descritto da Leonardo, tanto da percepirne gli odori ed i sapori. Una ricerca oscura ed ansiosa in questo labirinto di muffa alla ricerca di un qualcosa che sai che esiste, di una donna (reale?) di un senso a questa vita… o a questo incubo. Un uomo umile lo accoglie, lo vuole aiutare, ma che allo stesso tempo gli consiglia di non restare. Una storia dal finale che non trapelo, ma che finisce degnamente in perfetta sintonia con tutto il racconto… un “Racconto D’Inverno”.

Ma veniamo al cd, esso è corredato di un ottimo artwork, descrittivo e nutrito, con tanto di testi ed immagini in perfetto stile Arpia. Tutto si suddivide in ben diciannove tracce, quasi tutte acustiche. La band è composta oltre che da Leonardo, da Paola Feraiorni (voce), Fabio Brait (chitarra) e da Aldo Orazi (alla batteria). In definitiva “Racconto D’Inverno” è un unico brano, una lunga suite che inanella una sequenza di brani orecchiabili e melodiosi, in essa si deduce che gli artisti hanno seguito il Rock Progressivo degli anni ’70 e che ne hanno fatto tesoro, arricchendo il tutto con buona personalità. “Epilogo” apre il racconto acusticamente, con le voci di Leonardo e di Paola e come nel libro, aleggia un velo di malinconia, anche in armonie indovinate come in “La Guida”. Le chitarre sono le vere protagoniste, mentre le tastiere fanno raramente comparsa nel lungo cammino della suite. Resto piacevolmente colpito dalla bellezza di “Dimmi Chi Sei”, arricchita dalla bella voce di Paola, duetto vocale davvero ispirato che fa venire alla mente, grazie alla sua malinconia, qualcosa che Cocciante ci ha regalato nel suo musical del “Gobbo di Notre Dame”. Un Progressive Rock molto cantautoriale, delicato e fragile, che punta tutto sui sentimenti e le emozioni.

Un lavoro ambizioso come raramente mi è capitato di incontrare nel mondo del Rock, uno sforzo creativo che va assolutamente sottolineato. Questa è arte , aldilà di come uno concepisce la musica e dei propri gusti personali. Capisco benissimo che oggi la musica è mordi e fuggi e che un prodotto così trovi più difficoltà del previsto, ma chi ama il genere e che vuole possedere nella sua discografia qualcosa di veramente differente, questo “Racconto D’Inverno” è una manna caduta dal cielo.

Gli Arpia sono un orgoglio italiano, un sincero e caloroso complimento non ve lo toglie nessuno, almeno da parte mia. (MS

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