Rock Impressions

Mark Wingfield - Tales From the Dreaming City MARK WINGFIELD - Tales From the Dreaming City
Moonjune
Genere: Jazz / Fusion
Support: CD - 2018


Da molti considerato l’erede del compianto Allan Holdsworth, Wingfield vanta una notevole prolificità con numerosi album usciti a partire dal 2000 per la Moonjune, casa specializzata nel genere jazz/fusion che aveva prodotto, fra le altre cose, anche parte della discografia di Holdsworth.

Le sue composizioni, un po' avanguardistiche, sono state oggetto di studio nel dipartimento di musica contemporanea del Goldsmith College di Londra.

Ascoltando questo “Tales from the Dreaming City” (Racconti della Città dei Sogni) si rilevano immediatamente rilevanti differenze fra il suo stile e quello di Holdsworth.

Wingfield fa un maggiore uso di un timbro acido e di note alte, talvolta quasi stridule, che non ritroviamo quasi mai nei timbri più caldi del suo predecessore.

Nei fraseggi invece si riscontrano alcune analogie, specie nei brani più intimisti (“Looking Back at the Amber Lit House” - Ricordo della casa illuminata d’ambra) ma un minore uso dei “power chords” che erano un po' il marchio di fabbrica di Allan.

Nelle scelte armoniche e ritmiche Wignfield è più vicino ad un industrial tipico dei Tunnels di Percy Jones e Mark Wangon, che alla consueta fusion ricca di aperture strumentali.
Fa un po' eccezione il brano “At a small Hour of the Night”, molto di atmosfera, rarefatto e nervoso.

Coadiuvato da ottimi musicisti quali Asaf Sirkis alla batteria, Dominique Vantomme al synth e Yaron Stavi al basso, Wingfield realizza un album dove la sua chitarra lascia poco spazio agli altri strumenti, che creano un confortevole tappeto di suoni su cui spaziare, se non per gli incisivi interventi percussivi che gli occorrono per creare quell’atmosfera compressa e ricca di tensione o per qualche fraseggio in cui si alterna con il basso.

Per quasi tutto l’album Wingfield non ci concede tregua, dipingendo ansie, paure, malesseri e malinconici scenari onirici. Raramente ci sono sprazzi di luce, se non quella fastidiosa che costringe al risveglio.

L’album è complessivamente affascinante, ma non di ascolto immediato.
E’ consigliato agli amanti del genere, che adorano immergersi in sonorità e armonizzazioni poco consuete, ma di grande fascino. VV

Altre recensioni: Proof of Light; The Stone House; Zoji

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