Gli svedesi Villebrad sono uno dei gruppi più prog e meno hard rock della scuderia della volonterosa Transubstans, questo nuovo album segue le orme del precedente e propone una nuova esplorazione del prog più atmosferico e ipnotico, sulla scia di quanto proposto dai Landberk di Indian Summer e dai Paatos, con un occhio di riguardo anche all’electro pop inglese di derivazione Depeche Mode, un mix insolito, ma piuttosto intrigante.

I brani proposti sono ben tredici, decisamente molti per un disco prog, non ci sono le classiche mega suites, ma solo canzoni, con una bella ricerca melodica, che cerca sempre soluzioni poco scontate, che magari non centra sempre l’obiettivo, ma che sa regalare molte emozioni, come nel bellissimo secondo brano, mentre il primo è molto meno immediato e necessita di più ascolti per entrare. Visto che la band si esprime in lingua madre vi risparmio i titoli. Un brano felicemente ipnotico e riuscito è il terzo, ma questo non è un disco che merita di essere vivisezionato e va ascoltato senza pregiudizi o preconcetti, ma solo col desiderio di farsi trasportare in un'altra dimensione e di lasciarsi sorprendere da soluzioni musicali non banali, che richiedono un certo impegno nell’ascolto, ma che alla fine sanno regalare tante emozioni.

Molti gruppi nordici, come questi Villebrad, escono dagli schemi e questa è la forza musicale di molti di questi artsti, suonano la musica in piena libertà stilistica e alla fine fanno dei lavori di grande spessore, che sarebbe un vero peccato relegare in un anonimo underground. GB

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