Rock Impressions

VAN DER GRAAF GENERATOR - Gardone (BS), Teatro del Vittoriale, 18/07/05
di Giancarlo Bolther

Assistere ad un concerto nel teatro all’aperto del Vittoriale, che come cornice ha il bellissimo lago di Garda, è già uno spettacolo di per se, ma ieri sera sul palco sono saliti i Van Der Graaf Generator, uno dei gruppi più sperimentali e oscuri del movimento prog inglese degli anni ’70, una vera icona del rock.

Il gruppo capitanato da Peter Hammill è stato uno dei massimi innovatori ed è anche stato fra i più originali partoriti dalla scena prog. Vicini per certi versi ai King Crimson, con i quali hanno infatti collaborato spesso, hanno saputo proporre un sound unico rappresentato in capolavori assoluti come Pawn Hearts o Still Life. Recentemente il gruppo si è riformato con i membri originali ed ha pubblicato l’ottimo “Present” e questo è il tour di supporto, ci sono state già alcune date nel nostro paese, ma il teatro era pieno lo stesso, un appuntamento che tutti i veri cultori del prog hanno saputo apprezzare e il gruppo infatti non ha deluso le aspettative.

All’inizio ci sono stati i soliti problemi tecnici come le casse di destra (guardando il palco) che non andavano e la band che ha avuto bisogno di riscaldarsi un po’ prima di trovare il giusto affiatamento, ma dopo il quarto pezzo tutto ha cominciato a funzionare alla grande.
La scaletta ovviamente è stata un viaggio che ha toccato tutta la storia della band ed è riuscita ad emozionare i presenti, che hanno più volte espresso la loro approvazione. Il sound è stato magico come ai vecchi tempi, anzi sembrava quasi che gli anni per il gruppo non fossero passati, solo la voce di Hammill (per ovvi motivi) non è più quella di un tempo, ma comunque si è dimostrato molto più in forma di quanto non siano oggi tanti suoi colleghi del periodo. Peter conserva una grande carica emotiva e un carisma invidiabile, che esprime sia quando canta che quando suona le tastiere o la chitarra, ma anche i suoi compagni hanno hanno suonato in modo ammirabile, Jackson ai fiati è stato strepitoso, il tastierista Banton, che suonava sia le parti di basso coi pedali che quelle tipiche di tastiera, creava delle atmosfere oniriche irresistibili e il batterista Guy Evans si è prodotto in tempi disumani, passando spesso da ritmiche semplici e dirette ad altre profondamente complesse e articolate dimostrando una versatilità molto gustosa.

Dalle mie parole si potrebbe forse pensare ad un concerto nostalgico, eppure non c’era un’atmosfera retrò, piuttosto sembrava quasi che il tempo non fosse passato nonostante certi suoni fossero molto attuali, anche se quel modo di fare musica così sperimentale purtroppo non è più molto diffuso fra i musicisti di oggi. In ogni caso il pubblico era composto in buona parte anche da giovani segno che l’interesse verso Hammill e soci è ancora vivo.

In definitiva è stata una grande serata, con una grande band che si è esibita per oltre due ore ed ha elargito un’esibizione che resterà impressa nel cuore di tutti i presenti. Un plauso va anche alla Faustini che spesso ci ha proposto grandi eventi in ambientazioni particolari, rendendo veramente speciali le esibizioni. GB

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