Rock Impressions

Vanden Plas - The Seraphic Clockwork VANDEN PLAS - The Seraphic Clockwork
Frontiers
Distribuzione italiana: Frontiers
Genere: Prog Metal
Support: CD - 2010

Ho seguito questa band dai propri esordi, non ho mai capito bene se mi piacciono o meno. Hanno scritto canzoni bellissime, ma in alcuni casi si sono impantanati nell’ovvio del genere. Hanno saputo cogliere l’essenza del Metal Prog, suggendo dalla fonte dei Dream Theater, o a volte anche dai Shadow Gallery, ed hanno anche un grande pregio, quello di avere una buona personalità. Gli album nell’insieme sono tutti di media caratura e l’ultimo “Christ.O” è decisamente il mio preferito. Vi confesso che li attendevo con molta curiosità ed una speranza di poterli vedere finalmente volare in alto, anche con merito, visto l’annosa carriera. La band teutonica di Stephan Lill e Gunter Werno anche questa volta ce la mette tutta, cercando addirittura di affrontare l’argomento storico dell’antica Roma e di Gerusalemme del 33 D.C. Un opera Rock dunque, pretenziosa ma sicuramente alla sua portata, in quanto ricca di esperienza perfino teatrale, dopo aver prodotto spettacoli tipo Hair e Jesus Christ Superstar.

La prima cosa che salta all’orecchio è la bellissima produzione sonora, pulita e potente, tutti gli strumenti sono equilibrati e ben distinguibili. La voce del cantante Andy Kuntz non mi entusiasma, e rientra nel discorso iniziale, non capisco se mi piace o meno, perché ha una timbrica non eccelsa, ma con questo non voglio dire che non possa piacere ad altri. In alcuni frangenti sa difendersi con orgoglio e potenza, ma secondo me dovrebbe osare di più.
“Frequency” apre il disco in pieno stile Vanden Plas, potenza ed eleganza e come il genere Metal Prog vuole, con cambi di tempo. Più melodiosa e ricercata “Holes In The Sky”. Qui la voce di Andy è buona interprete. Piano e voce all’inizio di “Scar Of An Angel” ed il paragone con i Dream Theater è inevitabile. Il ritornello gode di buona melodia, sfregiata dalle ascia di Stephan Lill. La batteria di Andreas Hill in tutto il disco viaggia su buoni livelli, anche se a volte risulta ripetitiva sulla doppia cassa. Fanno capolino di tanto in tanto dei riferimenti al classico, vere boccate d’aria e perfetti tasselli nel sound del disco. Il piano di Werno a volte rende drammatico l’incedere del brano, come ad esempio in “Sound Of Blood”. “The Final Murder” dura dieci minuti ed è un mix di sonorità, dalle più pacate alle più potenti, specie nei buoni solo di chitarra, ma come ho gia detto, a volte si perdono in territori gia battuti.
Molto bella “Quicksilver” e qui apprezzo i Vanden Plas più riflessivi, dove la musica prende più la mente che il corpo. La suite “On My Way To Jerusalem” è il brano migliore del disco, oltre che il conclusivo, dove lo sforzo creativo è maggiore.

Questo “The Seraphic Clockwork” è un disco più che lodevole, anche se non mancano minuti inflazionati, me lo aspettavo? Forse si, perché i Vanden Plas sono così, lo sono stati sempre e non vedo perché dovrebbero cambiare proprio ora. Consigliato ascolto preventivo. MS


Altre recensioni: The Seraphic Clockwork


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