Il Rock in Italia tiene duro, le nuove leve continuano a portare la 
            fiaccola del genere crescendo fra mille difficoltà. Uross è 
            il progetto RockAutorale di Giuseppe Giannuzzi di Monopoli (BA). Ho 
            detto crescendo perché Uross giunge con “Ovunque E’ 
            La Bellezza Che Non Vedi” al secondo suggello discografico. 
            Ho recensito nel 2011 quel debutto dal titolo “29 Febbraio (Lo 
            Squilibrista)” e ho concluso dicendo che sono una promessa e 
            che comunque l’ascolto andava spezzato magari anche con momenti 
            più strumentali. E allora andiamo ad ascoltare i nuovi 12 brani 
            che compongono il nuovo album cosa ci raccontano. 
             
            Apre “Tutto Tranne L’Inutile”, gli strumenti sono 
            suonati da Giannuzzi, mentre le tastiere sono in mano ad Andrea Brunetti. 
            La canzone è semplice e diretta, bene gli arrangiamenti, il 
            suono pieno di certo aiuta ad accrescere l’enfasi di questo 
            Rock popolare e radiofonico. 
            Il lato cantautorale di Uross esce a nudo in “La Strage Di San 
            Valentino”, dimostrando anche una sicurezza nei propri mezzi 
            più marcata rispetto l’album precedente. Con lui e Brunetti 
            suonano anche Carletto Petrosillo al basso e Maurizio Indolfi alla 
            batteria. 
            “Giallo” mi fa tornare alla memoria i primi Litfiba, non 
            per il cantato ovviamente, ma per le melodie, i riff ed il ritornello. 
            “Imparerò” con Vincenzo Perricci al basso è 
            uno dei momenti più alti del disco, sia per le liriche che 
            per intensità emotiva, un Uross impegnato e referente del cantautorato 
            che fu. Apprezzo molto anche l’acustica “Soffio Leggero”, 
            e qui i momenti strumentali che mancavano al primo album ci sono, 
            brevi ed intensi. “Papillon” con i suoi deja vu è 
            semplice ed accattivante, mentre “Madre” è una 
            via di mezzo fra Bennato e Litfiba tanto per rendere un poco l’idea. 
            Chitarra slide per “Komandante”, graziosa e fotografia 
            di un soft Rock sempre funzionante per melodie ed enfasi emotiva. 
            Bella “Silenzio In Blues”, Rock al punto giusto, mentre 
            “Kanto Al DisinKanto” mi risulta più anonima. Non 
            manca una cover, un bel tributo ad un grandioso artista, Luigi Tenco, 
            sempre poco ricordato, qui “Ciao Amore Ciao” gli rende 
            giustizia! In conclusione troviamo “L’Ultima” e 
            ci auguriamo che comunque così non sia, perché c’è 
            bisogno anche della musica di Uross in un panorama sempre più 
            banale come questo attuale. 
             
            Uross sta maturando, accresce la sua autostima e questo lo si evince 
            dal paragone dei due album editi. Una musica fra cantautore e Rock, 
            semplice e senza troppi orpelli, ma che fa della giusta melodia orecchiabile 
            la propria forza. Ci sono ancora angoli da smussare, il distaccarsi 
            un poco da certi stilemi probabilmente inflazionati, ma sono particolari 
            che nell’insieme ne danno fastidio e ne sminuiscono l’ascolto, 
            per cui, da parte mia…avanti cosi. MS 
             
            Altre recensioni: 29 Febbraio (Lo Squilibrista)
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