In Italia non è semplice, come si potrebbe erroneamente pensare, 
            la vita dell’artista Rock. Spesso le migliori proposte vengono 
            dall’underground, dove c’è ancora molta voglia 
            di suonare ed il sogno costante di poter emergere, ma in una nazione 
            esterofila come la nostra , tutto assume connotati ancora più 
            ostili. I pugliesi Uross si formano nel 2005 a Monopoli ed hanno nel 
            DNA importanti geni Rock quali Rolling Stones, U2, Bob Dylan e molto 
            del cantautorato di nicchia come l’indimenticato Ivan Graziani 
            e l’ironico Rino Gaetano. Tutto questo fa propendere la proposta 
            sonora verso uno stile dall’anima assolutamente Rock, quella 
            intesa come stile di vita e di pensiero. 
             
            Chi suona Rock è sempre contro il sistema, ostile nei riguardi 
            del conformismo e quindi graffiante nei confronti del sistema societario. 
            Gli Uross non sono da meno. 
            Il quartetto è formato da Uross (voci e chitarre), Fashion 
            (basso), Andrea B (tastiere) e FredFallo (batteria) e si avvalgono 
            della collaborazione di due special guest, Andrea Acquaviva alla chitarra 
            e Giorgio Distante alla tromba. Il debutto è suddiviso in dieci 
            tracce per una durata totale di quarantuno minuti di musica. 
             
            Uross è acido nel cantato e diretto nei testi, sopra riff che 
            hanno basi lontane, ove si erge tutto il discorso di “Amaro”. 
            Grinta e rabbia ponderata ne “L’Urlo”, canzone con 
            spicchi sonori in stile Litfiba, un Rock semplice e diretto con un 
            buon ritornello. Le chitarre ricoprono il ruolo principale nel sound 
            della band, così “Psychoman” prosegue il discorso 
            intrapreso con “L’Urlo”, sciolinando semplici melodie 
            esaltate nel finale dalla tromba malinconica di Distante. Simpatica 
            la grazia de “La Canzone Di Natale (Anche Quando Natale Non 
            E’)”, qui l’ironia e l’approccio al brano 
            sono farina del grande Rino Gaetano. La qualità sonora è 
            davvero buona, equilibrata per il genere Rock. Torna la tromba in 
            “Godot”, così i Liftiba di “Lacio Droom”, 
            tanto per intenderci. Si fanno ascoltare con piacere gli Uross, “Oramai 
            Andato” è un altro momento trascinante, pur restando 
            uno dei brani più acustici dell’intero album. 
            “Un Tipo Chiamato Destino” sembra uscire dalla discografia 
            di Daniele Silvestri, ancora una volta la band si coadiuva di melodie 
            inflazionate ma sempre funzionanti. Una chitarra slide e del Rock’n 
            Blues fanno il resto. C’è anche un brano cantato in dialetto 
            “Sciarrabball”, uno dei momenti più belli dell’intero 
            disco grazie alla mediterraneità del suono e dei testi. Scanzonata 
            “Avevo Uno Snake”, un gioco breve ma ben arrangiato, anche 
            nelle coralità. Chiude “L’Eternauta” un album 
            che ha cose interessanti da dire e che riesce ad emozionare per semplicità 
            e carisma . 
             
            Per essere un debutto certamente è una promessa, tuttavia la 
            band deve spezzare l’ascolto magari con un brano strumentale, 
            ci guadagnerebbe la fruibilità dell’insieme. Bravi, consigliati 
            a chi vive di Rock senza troppi fronzoli. MS 
             
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