Ecco un gradito ritorno, gli australiani Unitopia, che tanto ci avevano 
            colpito col precedente The Garden, uscito quasi in sordina, ma capace 
            di conquistare subito il cuore di ogni serio amante del prog. Le cose 
            non sono cambiate molto in casa Unitopia e li ritroviamo con tutta 
            la loro voglia di farci ascoltare grande prog. 
             
            A dire il vero manca un ingrediente, l’effetto sorpresa, adesso 
            sappiamo cosa possiamo aspettarci da questi artisti e quindi è 
            facile essere più critici, ma il disco parte subito molto bene, 
            lasciando perdere l’intro ecco che esplode “Artificial 
            World”, fra Genesis e i King Crimson meno sperimentali, con 
            belle linee melodiche, che hanno un vago sapore new prog, ma il tutto 
            mescolato ha una forza contagiosa. I brani sono collegati tra loro, 
            senza soluzione di continuità e questo conferisce un’atmosfera 
            molto positiva. A dire il vero fra un brano e l’altro a volte 
            ci sono dei brevissimi stacchi che sembrano degli errori di editing, 
            ma sono davvero brevi e si possono sopportare. La track precedente 
            lascia il posto a “Nothing Last Forever”, con pregevoli 
            citazioni beatlesiane. Dopo le melodie precedenti ecco una grande 
            grinta, che arriva con la tirata “Not Human Anymore”, 
            quasi hard rock che termina con atmosfere molto dark e misteriose 
            e dopo un temporale ecco “Tesla”, dedicata al grande genio 
            scomparso in modo molto misterioso, una figura che ha lasciato molti 
            interrogativi mai risolti e così gli Unitopia gli dedicano 
            un brano dalle geometrie complesse ed articolate, con vari cambi di 
            tempo, ma si tratta di una suite e troviamo anche parti jazzate e 
            altre latin, con soluzioni ricche di gusto e fantasia, da rilevare 
            che in questo brano compare come narratore il pittore Ed Unitsky, 
            che tante belle copertine ci ha regalato in questi anni. Molto romantica 
            “Reflections”,.dominata da un pianoforte acustico e da 
            una bella linea melodica, anche se un po’ prevedibile, ma comunque 
            riuscita. Il breve intermezzo “The Power of 3’s” 
            è molto teatrale, quasi cinematografico. Molto fantasiosa “Rule 
            of 3’s”, un velato riferimento alla Trinità, probabilmente 
            si visto che questa band è dichiaratamente cristiana e fa parte 
            del circuito CPR (Christian Prog), ma i testi non sono troppo espliciti. 
            Altro bel brano è “Gone in the Blink…”, coi 
            suoi ritmi incalzanti e vitali, chiude il concept la ballatona “The 
            Great Reward”, molto classica, anche troppo, ma non incide sul 
            bilancio dell’album. 
             
            La versione in mio possesso contiene anche tre bonus tracks collegate 
            tra loro, come un secondo mini concept. Immaginate un mix di Spock’s 
            Beard e di strumenti tipici australiani e vi sarete fatti un’idea 
            della briosa “What Kind of World?”, grandioso il finale. 
            “This Time, I Think We’ve Got It Right” è 
            un brano morbido, piacevole, ma un po’ sotto la media di quanto 
            ascoltato prima. Molto prevedibile anche la conclusiva “Relative 
            to Me”, bella, ma potevano fare di più. Comunque questo 
            Artificial è un album ricco e lungo, che non mancherà 
            di piacere. 
             
            Gli Unitopia si sono inseriti a pieno titolo fra i grandi gruppi contemporanei 
            di prog, non sono qui a cambiare le regole del gioco, ma stanno scrivendo 
            della gran bella musica, per qualcuno forse non basta, ma ascoltarli 
            è sempre un piacere. GB 
             
            Altre recensioni: The Garden 
           |