| Da un lato bisognerebbe parlare della band, che in questo caso si 
            è comportata più come un collettivo, che non come un 
            gruppo nel senso comune del termine, da un altro lato c’è 
            questo disco che raccoglie delle registrazioni catturate durante il 
            covid, sorta di lunghe jam sessions di musicisti che hanno cercato 
            di mettere a frutto il tempo di obbligata clausura.
 
 Sul primo aspetto è giusto segnalare che ai fratelli Paolo 
            (sintetizzatori) e Marco (batteria) Lippe ci sono il saxofonista Ruggero 
            Condò e in un brano il chitarrista Antonio Paparelli. Non proprio 
            una formazione classica, ma che offre a questi musicisti la possibilità 
            di esprimersi con linguaggi non convenzionali, davvero interessanti 
            i duetti tra il sinth e il sax e chi mastica la musica d’avanguardia 
            incomincerà a pensare a diversi riferimenti.
 
 Questo tipo di esperienza era diffusa negli anni ’70 e sta conoscendo 
            una sorta di revival nel nord Europa da circa una quindicina di anni 
            (penso a nomi come Oresund Space Collective, Circulus, gli attuali 
            Ozric Tentacles). Krautrock, space rock, musica dove al primo posto 
            c’è l’improvvisazione (mi piace ricordare anche 
            il Paul Chain “the Improvisor”) e tutto sembra essere 
            fatto per il puro piacere di fare musica insieme. Tutti tentativi 
            che mostrano il desiderio di elevare la musica rock ad un livello 
            superiore rispetto al “puro intrattenimento”.
 Ecco allora queste tre registrazioni pensate quasi come ad una piece 
            di musica classica, si chiamano infatti First Movement, Second Movement 
            e Third Movement, con sottotitoli tipo “Allegro Atipico”, 
            “Andante Tumultuoso” e “Scherzo Ripetitivo”, 
            il tono è semiserio e azzeccato al tempo stesso. I musicisti 
            dal canto loro si liberano da vincoli estetici e con un atto profondamente 
            liberatorio suonano il grande libertà, sembrano infatti le 
            registrazioni professionali di tre jam sessions.
 
 Musica intesa in un senso molto puro, scevra da tentazioni commerciali 
            e proposta a chi da essa, la musica, vuole trarre piacere. GB
 
 Altre recensioni: Ladybirds; Rubbish
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