| INTERVISTA 
            AI TRANSIT  
            con Jan K Transeth  
            (versione inglese)di Giancarlo Bolther
 
 Ciao 
            Jan, per iniziare puoi raccontarci un po’ chi sei e cosa hai 
            fatto in passato?
 I Transit sono Jan K. Transeth che vive nell’estremo 
            nord... in passato sono stato coinvolto in molti gruppi e progetti, 
            alcuni di questi sono: In The Wood…, Naervaer, Green Carnation, 
            Soxpan e In Vain. Durante gli scorsi sette, otto anni il mio ego ha 
            preso il sopravvento e mi sono dedicato a questo progetto one-man 
            dal nome Transit, con cui ho appena realizzato il mio album di debutto.
 
 Ci puoi dire qualcosa dei brani di Decent Man On A Desperate 
            Moon?
 L’album è composto da dieci canzoni composte 
            fra il 1999 e il 2006 e presenta un mix piuttosto vario di rock, country, 
            psichedelia. La mia ambizione musicale più grande è 
            di cercare di creare il maggior numero di contrasti possibile, pur 
            mantenendo un determinato tipo di struttura nei brani. Sono piuttosto 
            soddisfatto di come è venuto il disco e in questi giorni ho 
            già iniziato a comporre brani per il prossimo. Sono uno “slow 
            fucker” e lo tengo ben presente quando lavoro. Secondo me la 
            musica si evolve e cresce meglio col tempo, proprio come il vino, 
            cheese.
 
 Il titolo del disco è piuttosto particolare, cosa significa?
 "Decent man on a desperate moon" rispecchia la 
            nostra epoca, e come conseguenza tutte le epoche, se capisci cosa 
            intendo. In ogni periodo storico ci sono state molte persone che hanno 
            avuto la sensazione di vivere in un mondo completamente deragliato. 
            Anch’io ho vissuto questa sensazione, anche qui proprio adesso 
            e sono convinto al cento per cento che c’è una grande 
            quantità di noi… “Me Decent/World” che stanno 
            diventanto violentemente disperati.
 
 Dove trovi l’ispirazione per scrivere i testi e come 
            procedi alla composizione dei brani?
 Di solito scrivo i testi e le musiche in modo separato, poi 
            ad un certo punto diventa naturale che un certo testo e una particolare 
            musica stiano bene insieme. La cosa divertente è che quasi 
            sempre vengono scritti entrambe nello stesso periodo ed è come 
            se fossero stati fatti l’uno per l’altra. Penso che dietro 
            a tutto questo ci sia una specie di sub-coscienza a livello di sensazioni 
            che regola tutto il processo. Non passo molto tempo a “pensare” 
            alla musica, sono più il tipo che gli piace “fare” 
            musica. Quindi mi metto a jammare su un tema, sia a livello musicale 
            che lirico, e poi finisce che ne ricavo una canzone o tre.
 
 L’album è piuttosto profondo, stai cercando un 
            risultato spirituale o filosofico?
 Come ti ho già detto prima, cerco di coniugare degli 
            opposti, mi interessano le dinamiche che si creano. Non sono alla 
            ricerca di qualcosa di specifico, ma cerco di fare musica che migliori 
            me, piuttosto di essere io a migliorare la musica, se capisci cosa 
            intendo dire. Non mi metto mai a sedere con una chitarra o un pianoforte 
            o un drum kit, per cercare di comporre. Accade tutto nel modo più 
            naturale possibile e sono convinto che alla fine tutto si completa 
            in un modo espressivo che è il più onesto possibile 
            per quanto mi propongo. Tutto il resto è nelle intenzioni di 
            chi ascolta la mia musica.
 
 Il disco è molto interessante, troviamo appunto psichedelia, 
            folk, blues, moderno pop rock, dark, che tipo di musica stai cercando?
 Mi piacciono tutti i tipi di musica e sono convinto che, 
            sia che uno voglia ammetterlo o meno, la musica che fai venga influenzata 
            da quello che ascolti. Quindi ritengo che Transit sia il prodotto 
            di diversi generi musicali mescolati insieme con l’aggiunta 
            di un tocco della spezia J.K. Transeth (risate).
 
 Ascoltando l’album ho trovato delle connessioni (non 
            proprio influenze, ma più delle suggestioni) con Nick Cave, 
            Placebo, Radiohead, the Doors... cosa ne pensi?
 Più o meno sono tutti artisti che mi piacciono, o 
            che hanno fatto almeno alcuni lavori che mi piacciono. Nella mia grossa 
            collezione di dischi ci sono anche tutti gli artisti che hai ricordato, 
            quindi di sicuro hai visto giusto. Nel mio universo musicale considero 
            tutti questi artisti come musicisti credibili, quindi posso vivere 
            con questa consapevolezza.
 
 Pensi di rappresentare dal vivo la tua musica o resterà 
            solo un progetto da studio?
 Fino ad oggi abbiamo fatto quattro o cinque concerti con 
            una vera band (batteria, basso, due chitarre, tastiere e voce) e ne 
            ho fatti moltissimi da solo con la chitarra e voce.
 I find a real kick out of a live situation, so I hope we can play 
            loads more in the years to come. We're trying to set something up 
            for this autumn, but it's still a bit uncertain what the outcome will 
            sond/ look like.
 
 Quali sono le principali differenze fra i vari gruppi e progetti 
            a cui hai partecipato?
 La differenza principale è tutti quanti sono stati 
            delle costellazioni uniche di persone e di conseguenza cambiava sempre 
            l’approccio alla composizione, alla scrittura, alla registrazione... 
            e così via. Inoltre, devo dire che per me è fantastico 
            poter finalmente fare tutto da solo, senza dover subire i compromessi 
            di un gruppo. Posso sperimentare quanto voglio, senza nessun tipo 
            di limitazione. È un sogno diventato realtà.
 
 Se ci fosse la possibilità, ci sono degli artisti con 
            cui ti piacerebbe suonare?
 Attualmente non sento il bisogno di suonare con nessun altro 
            artista in particolare al di fuori del gruppo di musicisti che ho 
            raccolto per il progetto Transit. Sono tutte persone uniche e professionali 
            e al tempo stesso sono ottimi compagni con cui festeggiare (risate). 
            Cosa si può chiedere di più? Quando facciamo le prove 
            va tutto in modo splendido e riusciamo sempre a spingere al limite 
            le nuove idee, quindi sono sicuro che se avessimo una settimana o 
            più da passare on the road, sarebbe tutto molto più 
            vivace e dinamico di quanto già lo sia adesso.
 
 Che tipo di musica ascolti? Quali sono i tuoi gruppi preferiti 
            del presente e del passato?
 Santo cielo, questa è una domanda difficile! Dunque, 
            ascolto di tutto, come ho sempre fatto. Non ho degli artisti particolarmente 
            preferiti, ma di solito preferisco le vecchie registrazioni rispetto 
            alle nuove, anche se ogni tanto capita che ci siano dei nuovi artisti 
            che facciano perdere la testa. Ultimamente sono molto coinvolto dal 
            blues degli esordi, specialmente da Robert Johnson. Occasionalmente 
            mi piace scavare nei dischi di Dylan, Cash, QOTSA, Mayhem (De Mysteriis...), 
            Nancy Sinatra e così via. Negli ultimi tempi mi ha preso molto 
            il disco “So2” degli Stille Opprör. Probabilmente 
            la mia scelta è stata condizionata dal fatto che sono miei 
            compagni di etichetta, ma è davvero un maledetto pezzo d’arte!
 
 Cosa mi puoi dire della scena musicale del tuo paese e quanto 
            sei culturalmente connesso con la tua terra natia?
 Molte cose sono successe in Norvegia durante più o 
            meno gli ultimi quindici anni e abbiamo dato vita ad alcuni artisti 
            notevoli. Non mi sento particolarmente collegato a qualcosa, anche 
            se probabilmente lo sono che mi piaccia o no. Comunque sia si tratta 
            di un grande movimento, se così lo possiamo chiamare, e penso 
            sia splendido vedere oggi tutte queste band norvegesi che vengono 
            esportate.
 
 Qual’è la più grande soddisfazione che 
            hai provato nella tua carriera musicale?
 Ad oggi è stato il concerto che abbiamo fatto in maggio 
            per festeggiare la realizzazione di “Decent Man…”. 
            Abbiamo suonato in un piccolo locale del posto, che non poteva contenere 
            più di 120 persone ed era stracolmo di persone amanti di ogni 
            genere musicale. Ho lavorato duramente su quest’album per circa 
            sette anni e tutte le tensioni accumulate si sono trasformate in un’esplosione 
            di energia! Per questo motivo vorrei poter andare in tour il più 
            presto possibile umanamente parlando (risate).
 
 Puoi vivere con la musica o hai altri lavori?
 No, non posso. Ma non mi interessa nemmeno. Per me è 
            molto importante avere un lavoro che mi aiuti in qualche modo a sentirmi 
            connesso con la società. Ovviamente tutto dipende dal fatto 
            che ti piaccia il lavoro che fai o meno, ma io mi considero molto 
            privilegiato, perché amo il mio lavoro. Io lavoro coi ragazzi 
            “difficili”. È molto impegnativo, ma in cambio 
            ho un grandissimo ritorno e ogni giorno imparo cose nuove.
 
 Quanto è importante la famiglia nella tua carriera?
 È molto importante. Senza la mia famiglia non sarei 
            mai stato così determinato con la mia musica.
 
 Quali 
            sono stati gli anni più felici e quali quelli più difficili 
            della tua vita?
 Quelli 
            più felici sono proprio questi che sto vivendo adesso (risate)! 
            Ho una famiglia splendida che comprende due figli, mi sto costruendo 
            una casa e suono con la miglior band di sempre. Ancora devo dire che 
            non posso chiedere di più e mi sto godendo ogni attimo di tutto 
            questo.
 
 Ti ringrazio per il tempo che mi hai concesso, puoi concludere 
            l’intervista con un messaggio o un saluto...
 È stato un piacere! Viva Italia (non Berlusconi). 
            Saluto tutti i tuoi lettori, statemi bene!
 Jan K Transeth
 
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