Rock Impressions

Transit - Decent Man on a Desperate Moon TRANSIT - Decent Man on a Desperate Moon
Karmakosmetix
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Alternative
Support: CD - 2008

Ecco un disco di debutto che non può lasciare indifferenti, i Transit sono il progetto del singer Jan K. Transeth, che ha riunito attorno a se una band sperimentale dedita al rock alternativo, i suoi componenti fanno parte di vari altri gruppi come gli Stille Oppror, che abbiamo recensito di recente, i Naervaer e i Green Carnation, tutti progetti dove troviamo Jan alla voce.

La prima cosa che colpisce ascoltando l’album è proprio la voce caratterizzante di Jan che sembra un moderno e darkeggiante Jim Morrison, ma anche le sonorità dei brani sono molto intriganti e difficili da catalogare (gran merito!). Come dicevamo si tratta di rock alternativo, ma nello specifico si tratta di una miscela di musica psichedelica moderna con sprazzi di folk.

L’inizio è affidato alla sbalorditiva “Estrangeiro/ New Man”, una ballata che piacerebbe molto a Nick Cave, c’è il folk e il blues, la psichedelia e tanto ritmo e si viene avvolti da una serie concentrica di spire lisergiche. “Bleed On Me” è il brano trainante dell’album, con un piglio vicino ai migliori Placebo, ma molto più etereo e quasi spirituale, anche se l’impatto emotivo è davvero notevole. “You and Me and Then Some” alterna morbidezza ad energia, con un bel coro, il rock di questi musicisti è la prova che c’è ancora spazio per nuove idee. Si prosegue con la ruvida, quasi disperata “The Girl and the Road”, che offre un bel crescendo molto dark. “Miller Song” è il brano che più mi ha ricordato la forza poetica dei Doors, anche se non ci sono dei contatti musicali espliciti, ma solo una simile intensa atmosfera. Ma c’è ancora carne al fuoco ed ecco arrivare la desertica “Jokes Aside”, così straniante che risulta difficile da descrivere, splendide le chitarre che ricordano molto certi giri claustrofobici tipici della dark wave degli anni ottanta, davvero uno dei momenti più creativi dell’album! “Damned If You Don’t” inizialmente è molto atmosferica e intimista, ma poi verso metà sterza con forza verso un sound compatto notevole. Il finale è affidato a tre brani collegati fra loro dal titolo “Ad Anima” tutti molto belli, ma su tutti il terzo è quello che spicca di più.

Di dischi come questo non ne escono molti e a volte passano quasi inosservati e sarebbe un vero peccato se questo si dovesse verificare anche per Decent Man On A Desperate Moon, perché è sempre più difficile trovare artisti del calibro di Jan K. Transeth, gente che mette al primo posto la voglia di fare musica di grande qualità. GB

Interviste: 2008

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