Rock Impressions

Tiles - Fly Paper TILES - Fly Paper
Inside Out
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Prog Metal
Support: CD - 2008

A volte pensi di non avere grandi sorprese, di sapere già cosa puoi aspettarti da un gruppo, in particolare se ha già dato alle stampe un certo numero di album. Questo mi è capitato coi Tiles, che mancano dal mercato dal 2004 e oggi arrivano al quinto sigillo. I punti fermi del gruppo sono un sound devoto a Rush e Fates Warning, non a caso tutti i loro dischi sono stati prodotti da Terry Brown e, come se non bastasse, fra gli ospiti troviamo proprio Alex Lifeson, ma da notare che ci sono anche la brava Alannah Myles (vi ricordata la sua rovente “Black Velvet”?) e il folle e geniale Kim Mitchell (Max Webster) insieme ad altri un po’ meno noti.

Detto questo non è che Fly Paper sia particolarmente innovativo o geniale, ma è un gran bel disco, retto da strutture musicali ficcanti e belle. Fin dall’iniziale “Hide in My Shadow” si avverte che il gruppo non ha speso invano il tempo passato, la ruvidità di certi passaggi prog metal è prontamente mitigata da delle linee melodiche complesse, ma accattivanti. Il gruppo negli anni ha saputo crescere e l’evoluzione sfocia nei momenti più coraggiosi e propriamente prog dell’album, ecco allora che non si può non gustare un brano complesso come “Sacred & Mundane”, dove i suoni acidi diventano un linguaggio espressivo, verso metà del brano poi c’è una progressione musicale da brividi. Ma le emozioni non sono finite e tornano a farsi forti con la solenne “Back & Forth”. “Landscape” è fantasiosa, anche se paga un buon tributo ai già citati Rush, comuque resta un brano di gran spessore. Con “Markers” il disco si appiattisce un po’ su quanto espresso nella parte iniziale dell’album, restiamo sempre in un contesto medio alto, ma un po’ ripetitivo, così è anche per la lunga e progressiva “Dragons, Dreams & Daring Deeds”. “Crowded Emptiness” rimane nella scia dei brani precedenti, per provare nuovamente dei brividi bisogna arrivare alla lunga track finale “Hide & Seek”, una vera maratona piena di momenti riusciti.

Nel vasto panorama del prog i Tiles non sono certo un gruppo che si fa notare, ma col tempo hanno saputo acquisire una discreta personalità e hanno dimostrato di avere la forza di migliorarsi, doti non comuni che potrebbero riservarci delle belle sorprese anche in futuro. GB


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