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            Tenhi sono un gruppo lappone, almeno così sembra far intuire 
            la loro stringata biografia, e sono al secondo album, ma non conosco 
            il capitolo precedente. Il loro sound possiede il fascino malinconico 
            dei paesaggi nordici sconfinati, la forza evocativa di scenari dove 
            ancora la natura supera l'uomo, dove gli shamani fanno ancora da tramite 
            fra l'universo e i suoi abitanti.
 L'album è diviso in undici brani molto atmosferici, che si 
            integrano come le tessere di un puzzle alla ricerca di melodie ancestrali, 
            l'impianto è fortemente folk, con ritmiche tribali e arrangiamenti 
            minimali, ma non mancano alcuni momenti rock di una certa intensità 
            come in "Katve", che ricorda per certi versi i Jethro Tull 
            per la presenza di un flauto.
 
 I Tenhi sono un trio composto da polistrumentisti: Tyko Saarikko canta 
            e suona la chitarra e altri strumenti tradizionali; Ilkka Salminen 
            canta e suona la chitarra; Ilmari Issakainen che suona un po' di tutto, 
            dalla batteria alle tastiere, inoltre partecipano due archi e un flauto. 
            Väre è un album ricco di emozioni, la cui attitudine artistica 
            ricorda per molti versi la ricerca musicale dei portoghesi Madredeus: 
            melodie splendide con chitarre acustiche accarezzate alla ricerca 
            di un suono puro e primordiale, un viaggio nell'essenza della musica.
 
 Talvolta alcuni brani possono risultare un tantino noiosi, ma dopo 
            vari ascolti si resta catturati dalla magia di questo disco veramente 
            bello. GB
 
 Altre recensioni: Maaäet; Airut:Aamujen
 
 Interviste: 2006
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