| Penso che siano ancora in pochi a conoscere questo gruppo tutto italiano, 
            ma la prestigiosa Musea ha pubblicato il loro disco di debutto e questo 
            è già un ottimo inizio.
 
 I Taproban sono un trio composto da Gianluca De Rossi voce e tastiere, 
            Guglielmo Mariotti al basso e alla chitarra e Davide Guidoni alla 
            batteria. Il sound che questi ragazzi offrono è un miscuglio 
            di varie influenze, ma che pesca principalmente negli anni settanta 
            con alcuni spunti di musica rinascimentale ed etnica.
 
 L'album tratta un ardito concept sui grotteschi del "Sacro Bosco 
            di Bomarzo" a Viterbo, un luogo molto suggestivo e carico di 
            misteri, che merita almeno una visita. Per la verità il gruppo 
            calca un po' la mano sui contenuti, cercando di dare un'enfasi eccessiva 
            nelle note del booklet, meglio sarebbe stata una maggiore e più 
            piacevole semplicità, ma la parte musicale riscatta il lavoro.
 
 Il CD apre abbastanza bene con il "Prologo", che possiede 
            un buon riffing di chitarre per poi perdere di vigore a favore di 
            una serie di passaggi molto melodici e trasognati, delicati e molto 
            settantiani. Il cantato non è esaltante, non per le doti vocali 
            di Gianluca, ma per la trama melodica che non risulta molto convincente. 
            Decisamente interessante anche il secondo brano "L'Enigma della 
            Sfinge", che intreccia un prog carico di tensione a melodie orientali. 
            Il CD prosegue alternando brani brevi ad altri più strutturati, 
            mentre il sound continua a giocare fra tappeti di tastiere e crescendo 
            di chitarre, con una brillante prestazione ritmica di Davide. Molto 
            piacevole è anche "Pegaso il Cavallo Alato", mentre 
            le follie di "La Casa Pendente" fanno pensare più 
            ad Alice nel Paese delle Meraviglie che ad un posto esoterico come, 
            invece, dovrebbe essere.
 
 Un album con qualche accettabile ombra, ma davvero interessante, sperando 
            che sia preludio a lavori più maturi. GB
 
 Altre recensioni: Outside Nowhere; Posidonian 
            Fields; Strigma
 
 Intervista
 
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