| I brasiliani Sunroad sono una band che ce la sta mettendo tutta per 
            affermarsi oltre i patrii confini e questo è il sesto album 
            del gruppo, con una evoluzione continua, che li ha portati ad aprire 
            i tour sudamericani di artisti del calibro di Joe Lynn Turner e Doogie 
            White (ex Yngwie Malmsteen). Nonostante buoni consensi di critica, 
            la band però è ancora alla ricerca di uno status internazionale, 
            che stenta ad arrivare, una causa potrebbe essere la provenienza da 
            un paese apparentemente lontano dalla cultura rock, ma che ogni tanto 
            ci ha saputo sorprendere in questo senso, vedi Angra, Sepultura e 
            Tiago della Vega, ma c’è una scena rock molto fiorente 
            nel paese della Samba e della Bossa Nova, che meriterebbe maggior 
            attenzione. Inoltre i Sunroad sono una band cristiana, che non fa 
            musica di lode, ma che propone dei testi dai contenuti positivi, senza 
            parlare direttamente di religione e spiritualità.
 
 Long Gone è un disco in cui la band cerca di scrollarsi ulteriormente 
            di dosso la fama di versione brasiliana degli Scorpions, che certa 
            stampa europea le aveva cucito addosso. La scelta è andata 
            verso un sound più duro e diretto, con arrangiamenti più 
            scarni, ci troviamo così undici tracks fra l’hard rock 
            e il primo heavy metal, il cantante Jordan Faria sembra avere proprio 
            la voce giusta per il genere, ecco allora arrivare le determinate 
            “Fast For Me” e “Speedway Sun”, sono concentrati 
            di energia, a dire il vero il sound è un po’ retrò, 
            ma i brani funzionano bene. “Walk With Me” aggiunge un 
            tocco di rabbia nel cantato, che la rende più moderna dei due 
            brani precedenti, molto bello davvero l’assolo delle due chitarre. 
            “We Still Believe” è una ballad rockeggiante e 
            romantica, non fa gridare al miracolo, ma piace. Un po’ prolissa 
            “Getting Free”, poi un’altra ballad “Looking 
            For a Trace”, stavolta prevedibile e poco originale, ma che 
            si salva per la buona interpretazione del singer Faria. Divertente 
            l’anthemica “Feedback”, una party song riuscita. 
            L’heavy rock diretto ed essenziale torna con “Slow Down”. 
            La title track è uno dei brani più cattivi e complessi 
            del disco, un brano tormentato, interessante, sicuramente uno dei 
            momenti più originali del disco. Un po’ riempitiva “Finding 
            Reason”, che precede la ballata finale “Sadness Day” 
            aperta da un arpeggio atmosferico, poi il sound si indurisce il finale 
            è energico, ma si resta nella media.
 
 I Sunroad sono una buona band, con tanta voglia di emergere, ma fanno 
            comunque una musica che ha poco appeal per le generazioni più 
            giovani, mentre quelle più anziane hanno già i loro 
            eroi in questo genere musicale, se vogliono davvero acquisire uno 
            status internazionale devono fare uno sforzo ulteriore e ammodernare 
            un po’ di più il loro sound, sono convinto che ce la 
            possono fare, altrimenti continueranno a restare confinati nel loro 
            paese. GB
 
 Altre recensioni: Arena of Aliens + Flying 
            'n' Floating; Wing Seven
 
 |