| Il Brasile è una terra poco conosciuta in ambito rock e metal, 
            eppure abbiamo imparato a conoscere e ad amare formazioni come i Sepultura 
            a dimostrazione che quel paese lontano non è privo di talenti, 
            il fatto è che un gruppo brasiliano di musicisti rock deve 
            faticare dieci, se non cento, volte di più di un mediocre gruppo 
            anglosassone, prima di veder riconosciuti i propri sforzi e le proprie 
            qualità. Noi italiani ne sappiamo qualcosa, perché anche 
            le nostre formazioni hanno più o meno gli stessi problemi per 
            emergere.
 
 Fatte queste considerazioni, ho provato una grande soddisfazione quando 
            nella casella della posta ho trovato i dischi di questo gruppo brasiliano 
            da recensire. I Sunroad provengono da Goiania city in provincia di 
            Goias (non chiedetemi dove sia) e si formano su impulso dei cugini 
            Danillo Vee (chitarre) e Fred Mika (batteria), all’inizio erano 
            un classico quartetto poi dopo i soliti cambi di formazione il gruppo 
            diventa un quintetto. La prima release è un cd autoprodotto 
            uscito nel 1999, che permette al gruppo di farsi apprezzare in zona, 
            nel 2001 esce un Ep sempre autoprodotto. Altri cambi di formazione 
            e si arriva finalmente al contratto con la Avantage Records, con una 
            distribuzione internazionale, per la quale esce nel 2003 l’album 
            Arena Of Aliens seguito nel 2006 dal nuovo Flying N’Floating 
            che vede l’ingresso di un nuovo cantante nel gruppo.
 
 La band propone un solido hard rock venato di blues e talvolta anche 
            di trame quasi prog con testi di ispirazione cristiana. Arena of Aliens 
            apre con un intro atmosferico che lancia il brano anthemico “Light 
            Up, the Sky” che ricorda un po’ il metal americano degli 
            anni ottanta, grande grinta e una buona tecnica alla ricerca di un 
            sound personale. “Chains Must Be Hard” è più 
            cadenzata e settantiana con delle linee vocali convincenti che ricordano 
            certo Ronnie James Dio. Nella strumentale “The Amadeus Journey” 
            emerge il lato più prog del gruppo. Questa varietà accompagna 
            tutto il disco, tante buone idee e tanta determinazione, per un prodotto 
            che tenta di competere con le produzioni internazionali, anche se 
            l’impressione è che il gruppo abbia ancora bisogno di 
            crescere, ma le premesse sono molto buone.
 
 Come anticipato in Flying n’ Floating troviamo un nuovo cantante, 
            ma è cambiato anche il chitarrista solista, mentre Akasio Angels, 
            che suonava il basso e le tastiere, ora è passato alla chitarra 
            ritmica e tastiere, quindi c’è anche un nuovo bassita, 
            l’unico membro rimasto della formazione originale è il 
            batterista e compositore Fred Mika. Tutti questi cambiamenti hanno 
            fatto crescere il gruppo che si dimostra subito più competitivo 
            e maturo. Il taglio compositivo è diventato più originale 
            e se la matrice è sempre un metal ottantiano vitale ed energico, 
            ora sono più presenti altri elementi come quelli prog (non 
            fraintendetemi, non si tratta di un disco di progressive) negli arrangiamenti, 
            il songwriting è più sicuro e vario. Cresciuta è 
            anche la parte esecutiva e adesso il gruppo è pronto per competere 
            a livello internazionale. Non male i testi, che si ispirano alla vita 
            di tutti i giorni, o alla storia con riferimenti all’invasione 
            europea, i riferimenti cristiani non sono diretti ed espliciti, ma 
            vengono mediati e traspaiono solo da una lettura attenta.
 
 I Sunroad portano una ventata di freschezza e di novità in 
            un panorama ancora poco esplorato, ma che conta già molti artisti 
            interessanti, quello del rock-metal cristiano e questi ragazzi brasiliani 
            ne tengono alta la bandiera. GB
 
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            Seven
 
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