Rock Impressions

Riverside - Rapid Eye Movement RIVERSIDE - Rapid Eye Movement
Inside Out
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Prog Metal
Support: CD - 2007

I polacchi Riverside sono un gruppo derivativo, nel senso che il loro stile è un mix molto evidente di alcune influenze ben riconoscibili, al primo posto ci sono i Porcupine Tree, poi gli Anathema, gli Opeth e aggiungerei anche certi Pain Of Salvation. Ora bisogna capire se c’è vermanete bisogno di un gruppo così, se i Riverside, che come detto non brillano per originalità, siano davvero un gruppo da seguire e con quanta attenzione. Con questo album chiudono la loro prima trilogia e confermano il loro sound profondo, oscuro, intenso ed emozionale, non negano certo quali sono i loro punti di partenza, anzi li ritroviamo tutti, ma non sono degli scopiazzatori che non sanno comporre, piuttosto hanno preso lo stile di altri artisti e lo hanno fatto proprio, le loro composizioni sono belle, non personali se volete, ma belle e questo per me li rende interessanti.

L’album è diviso in due parti, la prima è Fearless e comprende i primi cinque brani, la seconda è Fearland e comprende i restanti quattro. La partenza del cd prevede subito dei fuochi artificiali con la lunga e complessa “Beyond the Eyelids”, un incrocio fra i POS e le atmosfere spaziali dei Pink Floyd, il brano funziona bene. Meno scorrevole è “Rainbow Box” che propone delle progressioni molto psichedeliche in chiave metal, questo però rende il brano suggestivo e interessante. “02 Panic Room” sembra l’unione dei due brani precedenti e si fanno molto forti le atmosfere care ai Porcupine Tree, ma trovo il brano un po’ noioso, in particolare nella parte ritmica. Molto emozionante il lento “Schizophrenic Prayer”, per me uno dei vertici espressivi dell’album, sicuramente quello che mi è piaciuto di più. Più standard e poco “Parasomnia”. La seconda parte si apre con la sonnolenta “Through the Other Side”, un brano atmosferico, ma anche molto soporifero. Anche peggio è la parte iniziale della seguente “Embryonic”, che poi per fortuna aumenta un po’ di ritmo nella seconda parte. “Cybernetic Pillow” non ha idee e per me è un brano stanco, non ci siamo. L’ultimo appello è “Ultimate Trip”, non voglio ripetermi, ma anche in questo caso non trovo motivi di interesse, il cantante ripete certe soluzioni vocali per la terza volta, i giri per quanto complessi sono sempre gli stessi, tredici minuti che alla fine si spera solo finiscano. Insomma ogni brano preso singolarmente può anche piacere, ma la costruzione del disco è tutta in calando.

I Riverside sono un gruppo derivativo, si sa che il terzo album è sempre stato un banco di prova, e con questo disco non hanno dimostrato di potersi muovere con sufficiente autonomia. Sono bravi, ma il loro songwriting non è così geniale come si vorrebbe, manca quel qualcosa che rende un gruppo unico. Da ascoltare prima dell’acquisto. GB

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