Questo è il quarto album degli americani Quarkspace che ho l’onore di recensire. Questa band, come i più affezionati di voi già sapranno, è dedita ad uno space rock molto settantiano e molto suggestivo, la serie degli Spacefolds (i primi quattro episodi sono usciti solo su nastro) poi è dedicata alla musica improvvisata e strumentale, in questo senso li trovo molto vicini agli Oresund Space Collective, c’è un rifiorire del rock spaziale e anche se non credo si possa parlare di vera e propria rinascita del genere (non ha mai raggiunto le dimensioni di un movimento), noto con piacere che ci sono sempre più gruppi a proporre queste sonorità.

Come dicevamo questo è l’ottavo capitolo della serie dei dischi basati principalmente sull’improvvisazione, immaginate dei Grateful Dead un po’ più rock e in versione cosmica! Ma il rock non è l’unica componente del mix proposto da questi artisti, c’è anche del jazz e molta psichedelia. Per questo tipo di lavori su usa sempre la parola “trip”, ma questa è musica che potrebbe davvero essere usata per una colonna sonora di un film di fantascienza. Alcune parti sono veramente lente e pesanti, verso la fine del cd la magia iniziale si stempera e assume dei connotati vagamente ripetitivi, ma tutta la prima metà è assolutamente godibile.

In effetti la scelta di questi artisti può sembrare anacronistica e di certo è molto probabile che il loro pubblico sia particolarmente selezionato e ristretto, ma sono anche convinto che artisti come i Quarkspace facciano molto bene alla musica tutta. GB

Altre recensioni: Drop; Spacefolds 7; Node in Peril

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