Rock Impressions

Pressciuttini Andrea - Steady Mutations ANDREA PRESCIUTTINI - Steady Mutations
Dix Jours Records
Distribuzione italiana: -
Genere: Jazz
Support: CD - 2011


Andrea Presciuttini si è diplomato in pianoforte al conservatorio di Mantova, ha suonato per alcuni anni in cover band, per poi fondare gli Idramante, coi quail ha pubblicato due album di musica pop. Nel frattempo si sono aggiunte altre esperienze nella musica elettronica e come compositore di colonne sonore per cortometraggi e ha collaborato con alcuni artisti come Luca Bonaffini (collaboratore a suo tempo di Bertoli). Questo è il suo primo album solista, un disco strumentale dove Andrea ha infuso tutta l’esperienza accumulata in tanti progetti diversi.

“Le Regard des Enfants” ha un sapore neoclassico, ma c’è qualcosa in effetti che ricorda la curiosità dei bambini, quel passaggio rapido sulla tastiera del pianoforte richiama proprio l’abilità dei più piccoli di stupirsi di fronte alle novità, quella che noi adulti troppo spesso abbiamo purtroppo perso. “All My Travels” è un jazz notturno, con tanto di sax di Nicola Bardini, un brano morbido e vagamente cosmopolita. Molto ispirata “Thirteenth Floor”, che possiede un senso del mistero veramente intrigante. Si torna al jazz in “August in Milan” e Presciuttini si produce in un brano denso di vibrazioni, ben bilanciato tra classico e contemporaneo. Con “Step by Step” invece il nostro esplora il blues, in una chiave un po’ scanzonata e leggera, ancora una volta dimostra un gusto molto raffinato, molto piacevole anche il lavoro di chitarra alla slide e all’acustica di Marco Zaccarato. “Dix Jourd de Pluie” è acora un brano che ricorda certe atmosfere cinematografiche, delicatamente jazzato e molto toccante. Con “Oceano” l’atmosfera si fa più rock, la chitarra viene elettrificata e anche in questo contesto il nostro dimostra di muoversi con proprietà di mezzi. Andrea continua ad elargire la sua sensibilità raffinata con “The Wide Land”. Ma Presciuttini non è solo un pianista e in “Arbizon” mostra le sue abilità con una chitarra acustica, per poi chiudere nuovamente al piano in “Not a Lullaby”, altro breve, ma intenso, notturno.

Questo è un disco da condividere, buono per moment dolcemente malinconici o per serate di meritato relax, meglio se sorseggiando un raffinato passito in buona compagnia. GB

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