| Nati nel 2004 in Umbria col nome di Anima, danno alle stampe un cd 
            demo che viene accolto bene dalla critica, nel 2010 la cantante Cecilia 
            Menghi, dopo la registrazione di un Ep, decide di lasciare il gruppo 
            e la band cambia nome in Lunocode. Alla voce oggi troviamo Daphne 
            Romano, mentre sono rimasti tutti al loro posto i fratelli Paride 
            e Perseo Mazzoni rispettivamente a chitarre e tastiere e batteria, 
            il chitarrista Giordano Boncompagni e il bassista Francesco Rossi. 
            Il sound proposto dai cinque è un prog metal molto tecnico 
            con cantato femminile, che per quanto possibile non si rifà 
            in modo palese ai soliti modelli, anche se oggi è sempre più 
            difficile avere un sound personale.
 
 Il disco si snoda su quattro brani più una suite divisa in 
            sei parti. Si parte con “Sin Cara” che viene aperta da 
            una specie di marcia militaresca, che ben presto si trasforma in un 
            prog metal serrato e molto tecnico, il ritmo è molto frenetico, 
            a tratti rabbioso, anche se colpisce più la tecnica della melodia 
            del pezzo e questo alla lunga non premia l’ascolto. “Heart 
            of the World” parte più riflessiva, con un piacevole 
            intreccio di chitarra e flauto, anche il cantato di Daphne è 
            più morbido, il tutto assume un sapore onirico, più 
            propriamente prog e molto meno metal, ne beneficia l’ascolto. 
            “Indifference” ritorna al metal, ma stavolta la struttura 
            armonica del brano è meno auto indulgente e il nervosismo espresso 
            risulta più intrigante, il finale poi è molto lirico 
            ed emozionale. “Misty Visions of An Ordinary Day” è 
            un mix degli elementi sopra descritti, la band ha buone idee, che 
            in questo caso mi ricordano certi gruppi di prog raffinato come i 
            Magenta. La suite “The Origins of Matter and Life” è 
            piuttosto complessa e difficile da raccontare in dettaglio, di certo 
            al gruppo non manca una certa visionarietà, ci sono molte buone 
            idee e anche qualche momento che non gira come dovrebbe, ma nel complesso 
            il bilancio è sicuramente buono.
 
 I Lunocode sono una band in cerca di una forma artistica che appare 
            ancora incompiuta, ma gran parte del lavoro è stato fatto, 
            adesso devono cercare di portare a frutto i tanti anni di lavoro, 
            lasciar perdere qualsiasi influsso esterno e cercare per quanto possibile 
            una via personale, potrebbe essere dietro l’angolo. GB
 
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