Rock Impressions

Steve Lukather - Ever Changing Times STEVE LUKATHER - Ever Cahnging Times
Frontiers
Distribuzione italiana: Frontiers
Genere: Melodic Hard Rock
Support: CD - 2008

Penso che Steve Lukather (voce e chitarra dei Toto e rinomato session man) non abbia certo bisogno di presentazioni, è uno dei musicisti più amati del circuito AOR e hard melodico, anche se nella sua carriera solista ha saputo dar vita anche ad album intensi e interessanti come Candyman del ’94, dove fanno capolino anche altre influenze musicali. Ora che i Toto sono accasati alla Frontiers, anche lui ha voluto produrre il suo nuovo album solista con l’instancabile label partenopea. Questo nuovo capitolo segue l’impronta melodica tanto cara al nostro, ma non mancano dei brani più avventurosi, con spunti fusion e jazz.

Undici sono i brani che compongono il disco e molte sono le special guests che appaiono, dal primo vocalist dei Toto Joseph Williams a Steve Porcaro, ma non voglio distrarre la vostra attenzione dall’album. Il brano di apertura è l’hardeggiante title track, probabilmente la canzone che tutti gli amanti dei Toto più rock aspettavano da tempo. Il taglio delle chitarre è secco e deciso, con dei cori molto azzeccati. “The Letting Go” è una ballata che invece ripiega su un territorio morbido molto più vicino al repertorio del gruppo madre, risultando piuttosto fiacca e impersonale. L’anima hard rock del nostro torna a riemergere nella graffiante “New World”. Anche “Tell Me What You Want From Me” è piuttosto dura, ma alterna momenti jazzati risultando più profonda e complessa di quanto non sembri, un bel brano davvero. “I Am” torna ancora alle atmosfere morbide dei Toto, ma ecco arrivare uno dei pezzi forti dell’album, la funkeggiante “Jammin’ With Jesus”, che mescola ritmiche decise e cariche di groove a suoni duri e diretti e ottime linee vocali, ci sono anche dissonanze e sperimentazioni e uno splendido solo di chitarra, davvero un brano coinvolgente. “Stab in the Back” mescola elementi fusion e jazz e ne esce un brano solare vagamente estivo. “Never Endig Night” è una ballata elettrica retta su cori praticamente perfetti, alla Toto per intenderci, ed è anche una potenziale hit, ma è anche il tipo di canzoni che io trovo più deboli. “Ice Bound” merita una menzione solo per il ponte centrale con dei pregevoli assoli, ma il brano in se non è un gran che. “How Many Zeros” per fortuna è più ricercata sia nelle ritmiche che nei suoni e risulta molto più interessante e ficcante, solo se fosse stata un po’ più veloce e cattiva sarebbe stata un vero gioiellino. Chiude la romantica “The Truth”, un titolo impegnativo per una canzone intimista retta da un pregevole lavoro di chitarra, che fa brillare l’abilità comprovata di Steve.

Steve è un prodigio naturale, la musica che compone non mi sembra sempre all’altezza della sua fama, ma di certo è uno che merita il nostro rispetto in “toto”. GB

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