| Come sta l’Hard Rock in Italia? Ha sempre proseliti oppure naviga 
            in acque torbide? Per quanto non sia mai stato un genere che ha fatto 
            alta classifica, è comunque sempre costantemente vivo e vegeto. 
            I seguaci appassionati gli relegano affetto e un forte “credo”, 
            quello che ad esempio ha sempre unito anche il popolo “metallaro” 
            in senso generale. Inutile sottolineare che esso è anche per 
            chi lo suona uno stile di vita. In definitiva, nel nostro paese l’Hard 
            Rock è presente e seguito, le molteplici band che si formano 
            alacremente sono li a dimostrarlo.
 
 E andiamo allora a conoscerne una ruspante…stradaiola nell’andamento, 
            libera di uscire fuori allo scoperto e di affrontare la vita di tutti 
            i giorni: i Lola Stonecracker. Si formano nel bolognese nel 2009 e 
            il loro amore per l’Hard Rock e per il Grunge è il propellente 
            su cui far viaggiare i testi. La carica che riescono a trasmettere 
            dalle canzoni è contagiosa, essa scaturisce anche da una forte 
            esperienza live maturata dalla collaborazione con differenti gruppi, 
            ad esempio dal 2011 al 2013 hanno suonato assieme a Gilby Clarcke 
            (ex Guns ‘N Roses), Reckless Love, Adler’s Appetite e 
            John Corabi. Questa esperienza amalgama la formazione composta da 
            Alex Fabbri (voce), Lorenzo Zagni (chitarra), Giovanni Taddia (chitarra), 
            Diego Quarantotto (basso) e Christian Cesari (batteria). Pier Mazzini 
            (tastiere), Roberto Priori (chitarra) e Ace Von Johnson (chitarra) 
            invece compaiono come ospiti speciali nella registrazione di questo 
            album d’esordio dal titolo “Doomsday Breakdown”.
 Il cd si presenta con una buona grafica (Elton Fernandes) ed un libretto 
            di accompagnamento esaustivo, peccato solo per la scritta dei testi 
            molto piccola, probabilmente imputabile alla mia veneranda età 
            e al problema annesso di diottrie. Le fotografie sono di Ely Garbo.
 
 Il cd è composto da quindici brani diretti, senza inutili orpelli, 
            diretti e ben registrati. Si bada all’essenza e alla giusta 
            armonia, canzoni che si ascoltano piacevolmente e che in alcuni casi 
            restano anche facilmente memorizzati. “Jigsaw” è 
            un pezzo che sicuramente in sede live “spacca” di brutto, 
            la voce di Fabbri mi ricorda in alcuni frangenti quella di Zachary 
            Stevens (Savatage). La versatilità vocale di Fabbri la si può 
            constatare anche in “Generation On Surface”. La sezione 
            ritmica è efficace, cosi la chitarra in alcuni frangenti degli 
            assolo, seppur brevi. Le tastiere molto spesso fanno da tappeto riempiendo 
            il suono rendendolo più maestoso.
 
 I Lola Stonecracker sono godibili anche nei frangenti più intimistici, 
            come nel caso di “Secret For A Universe”, “All This 
            Time” e “Shine”. Ma l’adrenalina scorre a 
            profusione durante le altre canzoni, da ascoltare anche in macchina 
            ad alto volume. Band intelligente, capace di unire giuste armonie 
            orecchiabili con lo spirito degli anni ’70 e l’impatto 
            Grunge degli anni ’90, cosa non semplice e dal risultato quantomeno 
            spettacolare. Bravi, bravi. MS
 
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