| Probabilmente 
            il nome Little Tragedies a molti di voi non dirà proprio nulla, 
            anche se siete estimatori del genere sofisticato di nome Progressive 
            Rock. Questo perché la band proviene dalla Russia e viene distribuito 
            dalle nostre parti solamente oggi e solo grazie alla Musea. In verità 
            questo quintetto è sulla breccia dal 1994 ed è autore 
            (con questo) di ben sette dischi.
 Il genere trattato è elegante e sinfonico, i componenti sono 
            ben preparati, addirittura diplomati al conservatorio di San Pietroburgo 
            ed uno è proprio il tastierista leader Gennady Llyin. Completano 
            la formazione Yuri Skripkin (batteria) che ha suonato con il chitarrista 
            Zinchuk ed in band Metal e Jazz, Aleksej Bildin (sax), anche lui diplomato 
            al conservatorio e membro degli Apple Pie, Alexander Malakhovsky (chitarra) 
            che ha sulle spalle il conservatorio ed esperienze Jazz ed Oleg Babynin 
            (basso) che ha suonato in band militari.
 
 “Chinese Songs” è un opera Rock basata sull’argomento 
            “rapporto uomo e natura”, estrapolata dalle poesie cinesi 
            e la musica ne è perfetta rappresentazione sonora. I brani 
            sembrano essere disegni in acquarello, tenui, delicati ma ben distinti. 
            Ci sono composizioni che possono raggiungere il quarto d’ora, 
            mentre in generale si viaggia fra i quattro ed i sette minuti di media. 
            Le tastiere ricoprono il ruolo più importante, nostalgiche 
            ed intrise di quel New Prog che solo le mani di Mark Kelly (Marillion) 
            e Clive Nolan (Pendragon, Arena) sanno regalare. Non esulano scappatelle 
            verso il jazz, qualche improvvisazione, addirittura del Reagge (“At 
            The Window”) e piccole fughe strumentali. Le ambientazioni sono 
            quasi sempre rappresentate come un velo di nostalgia circense, ritratto 
            grottesco di Clown, ambiguamente felice o triste. Uno strano tepore 
            fuoriesce dall’ascolto, ma stranamente lascia di tanto in tanto 
            un inaspettato brivido di solitudine.
 
 Un buon lavoro, ma che non mi sento necessariamente di consigliare 
            a tutti, soprattutto perché segnato in modo rovinoso dal cantato 
            in lingua madre, ruvido e poco armonioso.
 La musica è comunque bella e sono sicuro che in alcuni passaggi 
            farà il piacere di alcuni di voi, soprattutto se amate le tastiere 
            ed il Neo classicismo. “Chinese Songs” è un doppio 
            cd che in parole povere accarezza il cuore. MS
 
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