Rock Impressions

Lingalad - La Locanda del Vento LINGALAD - La Locanda del Vento
Lizard Records
Distribuzione italiana: si
Genere: Prog Folk
Support: CD - 2010


Ora, come ci dicevano i nostri genitori, mettetevi seduti che vi racconto una bella storia. Non abbiamo più sentito questa frase da anni! Ce la ripropone la rinomata band lombarda Lingalad, con la bontà di narrarci ben quindici nuove storie. Erano cinque anni che non sentivamo più il gruppo da studio, “Lo Spirito Delle Foglie” è stata una buona raccolta di inediti che ha lasciato ai posteri una band decisamente in forma. Giuseppe Festa (voce, chitarra e flauto) e la sua band, ritorna oggi supportata dalla Lizard Records, dove Loris Furlan ha dimostrato di avere lungimiranza ed un gusto per la cultura indie davvero spiccato. E’ così che da questo connubio nasce “La Locanda Del Vento”, oltre che il titolo dell’album è anche quello di una vera e propria collana sonora all’interno della Lizard. Prima di addentrarci nei racconti, tengo a sottolineare la bellezza dell’artwork che accompagna il cd, una volta tanto, ben curato e ricco di descrizioni. Ogni storia è ben rappresentata dalle matite di Alessandra Simonini.

Antiche narrazioni incise nel legno, insieme suggestivo coronato dalla musica Folk del disco. Festa si circonda di artisti come Fabio Ardizzone (basso), Giorgio Parato (batteria, chitarra e piano), Claudio Morlotti (chitarre e strumenti antichi) oltre che da special guest del rango di Davide Camerin (voce in “Toni Il Matto”), Gianni Musy e Davide Perino (“I Boschi Della Luna”), Roberto Scola, fisarmonica in “Il Profumo Del Tempo”, Francesca Cazzulani voce in “Alice” e Sara Romoli voce in “Aria Oltre Le Stelle”. Sederci nella Locanda Del Vento, comporta udire storie che si perdono nel tempo, è il vento che le porta e in qualche modo le rende eterne, altrimenti perse nei meandri dell’oblio. “Il Profumo Del Tempo” lascia una lacrima di resina profumata e densa, dove chi narra si smarrisce nei propri sogni. La musica che compone i brani si alterna fra Rock moderno e frangenti cari a tratti anche al grande Branduardi. Il flauto spesso e volentieri riporta la mente al Pop Rock degli anni ’70, così certe chitarre come nell’ottima e descrittiva “Gli Occhi Di Greta”, quando una cieca osserva meglio il mondo di chi ci può vedere. Come in tutte le fiabe non può mancare il bosco, una storia di incendi e fulmini, sorretta da una colonna sonora di natura più cantautoriale, comunque sempre attempata. Uno dei brani più belli del disco si intitola “Toni Il Matto”, struggente e profonda, narra di un uomo con una scheggia in testa rimediata in guerra. Questa canzone potrebbe uscire benissimo dalla discografia del poeta De Andrè. Colpisce il testo di “Madre Mia”, scritto da Gianni Musy, ma non ritengo giusto proseguire una narrazione che può solamente togliere il piacere di scoprire da soli nuove fiabe.

Vi assicuro che la musica è piacevole, perché unisce la cultura dei tempi passati con buone soluzioni moderne, un disco maturo e profondo. Chi ha detto poi che la musica non ha un profumo? MS


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