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            Siamo al secondo album per il progetto dark di alcuni membri dei black 
            metallers Armagedda, una creatura sperimentale dove i nostri si cimentano 
            con sonorità lontane dal gruppo madre, per dare sfogo alle 
            proprie potenzialità artistiche, in particolare in contesti 
            nuovi e più creativi. Il cantato è per lo più 
            pulito con uso di una incomprensibile lingua madre.
 
 Il primo brano “Prolog” è spettrale, il minimalismo 
            dei suoni ottiene un effetto drammatico piuttosto efficace con il 
            basso che continua a ripetere lo stesso giro. “Syner” 
            propone un giro black con linee vagamente gothic, tentativo solo parzialmente 
            riuscito di combinare i due generi, ma non manca di una certa suggestione. 
            Però verso i tre minuti alcuni cambi sono molto stentati e 
            ci sono degli incomprensibili errori ritmici. Quasi inascoltabile 
            la cadenzata “Viterskog”, un pasticcio di suoni con continue 
            ingenuità esecutive, quasi offensivo. Passabile “Akallese”, 
            uno degli episodi più vicini al black, probabilmente l’unico 
            territorio in cui il gruppo riesce ad esprimersi. Inascoltabile “Varulvsvals”, 
            un po’ meglio la conclusiva e malinconica “Begravd”, 
            ma non risolleva di un grammo le sorti di un album da dimenticare.
 
 Il gruppo ha battezzato questo sound come “Occult Black Rock”, 
            un nome che sicuramente stuzzicherà la fantasia di molti lettori, 
            ma dietro il quale per adesso io ho trovato solo del fumo. Spero che 
            per il prossimo album questi ragazzi almeno imparino a suonare in 
            modo decente. GB
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