Rock Impressions

Leprous - The Congregation

LEPROUS - The Congregation
Inside Out
Distribuzione italiana: Spin Go!
Genere: Hard Rock / Progressive
Support: CD - 2015


La Norvegia sta cominciando a sfornare una buona serie di band interessanti e questi Leprous, giunti al quinto full lenght in studio, stanno facendo parlare molto di sé. Confesso di ascoltarli per la prima volta, quindi non conosco i loro lavori precedenti, di cui però ho letto buone cose. In particolare di Bilateral, che al momento sembrerebbe essere il loro album più riuscito. La formazione è in attività da oltre dieci anni e nel tempo ha subito diverse defezioni. Il cantante e tastierista Einar Solberg e il chitarrista Tor Oddmund Suhrke sono gli elementi di continuità, la seconda chitarra è nelle mani di Øystein Landsverk da dieci anni, mentre la sezione ritmica è in continua evoluzione.

Il primo brano è “The Price”, di cui è stato realizzato anche un video ufficiale. L’avvio è solenne, epico, con un continuo stop and go, un andamento sincopato su cui si stendono le linee melodico armoniche e un cantato sognante e suggestivo. Il refrain è molto potente e coinvolge emotivamente, poi riprende l’andamento sincopato di apertura, un incedere dark apocalittico che pervade anche tutto il resto del disco. Anche “Third Law” ha un apertura potente, si ripete il gioco a singhiozzo di stacchi, che sembra a questo punto la caratteristica prima della band. Se fosse per la struttura armonica del pezzo mi piacerebbe molto, ma alla lunga l’insistenza esasperata al ricorso agli stacchi inizia ad avere un effetto irritante. “Rewind” ha una tensione drammatica notevole, è uno dei brani che mi sono piaciuti di più. “The Flood” apre con una pulsazione e un cantato ricco di pathos, inizialmente mi cattura, ma quando poi riprende ancora un'altra partitura che insiste ossessivamente su una pulsazione torna il senso di pesantezza avvertito nei primi due brani. “Triumphant” ripropone un incedere epico e drammatico a base di stacchi e note scandite con autorità. La teatralità del gruppo è fuori discussione, però questo loro modo di impostare i brani deve piacere per poter essere digerito. Mi ripeto, alcuni passaggi mi piacciono molto, ma nel complesso provo un profondo senso di disagio man mano che il brano prosegue. Non aiuta l’ascolto di “Within My Fence”, che affonda ancora di più in un andamento sincopato portato all’estremo. “Red” è l’ennesima riproposizione di questo stile incalzante, cambia la scelta dei suoni, ma non il martellamento dei nervi. Ancora una volta mi piace la melodia di fondo, ma non come viene eseguita. “Slave” a tratti è commovente, ci sono dei passaggi da brividi, tuttavia non bastano un paio di brani molto belli a salvare il bilancio di un disco. Anche la successiva “Moon” presenta alcuni momenti lirici, pur non essendo un brano epocale. Con "Dawn" si ripresenta in tutta la sua crudezza l’andamento sincopato martellante. Anche in questo caso mi piace il refrain, ma quello che lo precede rovina il bello. L’ultimo brano “Lower” mi lascia del tutto indifferente.

Non si può negare che i Leprous abbiano voluto sperimentare strade nuove, ma non è detto che questo sia per forza di cose un pregio. Sono una band che ha carattere e anche un discreto gusto, però per quanto mi riguarda, devono percorrere una via più fruibile per arrivare davvero a lasciare un segno. GB

Sito Web




Flash Forward Magazine

Indietro a Ultime Recensioni

Indietro alla sezione L